FANTASIE DI SPARIZIONE SOGNANDO LA SINNICA
Lettere lucane
Io non so cosa sia questa ritrosia che ho rispetto alla mondanità, quest’impulso crescente alla solitudine e questo definitivo sgretolarsi delle ambizioni, ma sento che tutto ciò mi fa sempre di più assomigliare a ciò che sono, ovvero avvicinare alla mia indole più profonda, che è solitaria e raminga. Ieri un amico – Luca Mastrantonio del “Corriere della sera” – mi ha chiesto: “Ma insomma, si può sapere cosa ti piacerebbe fare?” Ci ho pensato su, poi gli ho risposto così: “Mi piacerebbe essere pagato da un giornale per vivere per anni sulla Salerno-Reggio Calabria e raccontare storie che avvengono su quest’autostrada, oppure diventare una specie di custode della Sinnica, e vivere senza domicilio nei vari motel e alberghi che si trovano lungo questa bellissima strada, per me un vero e proprio luogo dell’anima”. Luca, che mi conosce bene, ha sorriso, e mi ha detto che sono almeno vent’anni che mi sente dire queste cose. E ha sentenziato: “Secondo me tu morirai a Roma, e giù non scenderai mai più”. Non ha tutti i torti, ma so anche che la vita è imprevedibile. Sempre più spesso ho fantasie di sparizione, di assoluto anonimato – mi piacerebbe vivere una totale “nientità”, ma poi sono consapevole che sono un padre e che ho anche piacere a condividere con gli altri la vita, anzitutto quella culturale. Ieri sera mi aggiravo in auto in zona Prati, qui a Roma, e pensavo che ogni angolo mi ricordava qualcosa – lì un incontro, lì un pranzo, lì una riunione, ecc. Eppure ho anche pensato che mi manca la cornice di tutte queste esperienze, ovvero capire perché a un certo punto ho deciso di venire qui e di fare tutto quello che ho fatto. La cosa che mi colpisce è la sensazione di sonnambulismo con cui sento di aver vissuto. In apparenza ogni atto della mia vita l’ho deciso io: in realtà è come se fossi stato agito da forze oscure, indipendenti dal mio controllo e dalla mia volontà.