IL CONSIGLIO DI STATO BOCCIA IL RICORSO DEI DIPENDENTI ARPAB VERSO AGROBIOS
Il trasferimento del personale era giusto. E sui concorsi i giudici danno ragione alla linea intrapresa dalla Giunta Bardi
Si mette finalmente il punto a una vicenda giudiziaria lunga ormai diversi anni. Il Consiglio di Stato ha dato esito negativo del ricorso proposto dai dipendenti Arpab contro il passaggio di oltre trenta dipendenti del Consorzio Agrobios nei ruoli dell’Arpab stessa.
I dipendenti Arpab contestavano che il trasferimento del personale Agrobios mediante cessione di ramo di azienda sia avvenuto in palese violazione di ben quattro articoli della Costituzione Italiana, precisamente gli artt. 3, 51, 97 e 117 Cost. Per i dipendenti Arpab questa immissione di nuovo personale era da considerarsi un trauma gestionale. Nell’appello infatti evidenziavano come «uno sconvolgimento di un’immissione in organico così corposa ha determinato, sia in termini relazionali, avendo documentato la sostanziale sovrapposizione di ruoli e di funzioni, che concretamente gestionali. In pratica nel ricorso i dipendenti Arpab obbiettavano la sostanziale violazione del divieto di assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, in assenza di pubblico concorso, sembrerebbe essere stato deliberato in applicazione di una norma regionale (art. 27 della L.R. n.17/2011) evidentemente anti-costituzionale. Pertanto con il predetto ricorso si è chiesto al Consiglio di Stato, dopo che anche il Tar aveva espresso parere negativo, la declaratoria di illegittimità della stessa legge regionale.
La sentenza della Corte Costituzionale oltre a dare atto di quanto già deciso dal Tar di Basilicata confermando in sostanza che l’operato degli Enti regionali era avvenuto correttamente e che l’integrazione di nuovo personale non comportava perdite di “chance” per quelli già in essere in Arpab ha messo un punto fermo anche sulla questione concorsi.
Infatti, proprio su questo ultimo punto il Consiglio dà ragione a quanto sostenuto da tempo dall’attuale Giunta regionale, precisando al punto 12. Vale a dire che «La Corte Costituzionale ha costantemente escluso la legittimità di “internalizzazioni” attraverso il passaggio automatico dall’impiego privato in una società partecipata a quello alle dipendenze di una pubblica amministrazione, ritenendo che in tal modo si aggirerebbe la regola che condiziona l’acquisizione dello statuto giuridico di dipendente pubblico all’espletamento di un concorso pubblico».
La norma esclude dal proprio ambito applicativo il processo in-verso. In questo caso trattasi di “esternalizzazioni” ossia il trasferimento di attività esercitate da un soggetto pubblico a un altro soggetto pubblico.
Per tutti questi motivi l’appello risulta infondato. Ovviamente sulla questione del concorso pubblico che appare dirimente in ambito politico dopo l’avvio di una nuova stagione da parte della Giunta regionale si apre certamente un dibattito importante. L’operato al momento della Giunta Bardi sull’avvio della stagione dei concorsi appare essere la scelta giusta, come anche la giurisprudenza insegna.