L’ECCESSIVO POTERE “POLITICO” DI PATRIZIA MINARDI
Lettere lucane
Sto seguendo anche io le polemiche che stanno riguardando Patrizia Minardi, dirigente della Regione Basilicata con un grande potere in materia culturale. Non ho il compito di valutare nel merito eventuali “errori” della Minardi, ma mi sento di fare una riflessione generale su come vengono gestiti i fondi regionali nel settore cultura. Anzitutto trovo grave che non ci sia un assessore alla cultura; certo, c’è una delegata di Giunta, la consigliera Dina Sileo, ma obiettivamente servirebbe molto, un assessore alla cultura. Questo “vuoto” ha determinato negli anni un crescente potere della Minardi, che spesso ha dato l’impressione di muoversi come un assessore, cosa abbastanza inusuale, per un dirigente regionale. Detesto le punizioni e le cacce alle streghe, ma obiettivamente un dirigente tecnico dovrebbe essere a servizio delle politiche culturali stabilite dalla politica, e non viceversa. Se la Minardi ha legittime ambizioni politiche è giusto che si misuri elettoralmente – e io ne sarei felice –, ma è assolutamente necessario che gli uffici tenici regionali non abbiano nessun margine di discrezionalità. Il potere burocratico non deve mai sostituire il potere politico; ragion per cui sarebbe auspicabile una rotazione delle aree di competenza, unico modo per evitare rendite di posizione e filiere corte. Non sto assolutamente mettendo in discussione la bravura di Patrizia Minardi, ma tante volte ho avuto l’impressione di un potere eccessivo. Il Governo regionale purtroppo non sta brillando per capacità programmatica in ambito culturale, e anche questo contribuisce a creare quei “vuoti” di cui parlavo prima. Lo ripeto: nessuna ostilità personale verso la Minardi; ma è assolutamente necessario che i soldi regionali destinati alla cultura vengano gestiti programmaticamente dalla politica e tecnicamente, con assoluta neutralità e imparzialità, dall’apparato burocratico.