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CONCORSONE PER I PRECARI REGIONALI SPUNTA IPOTESI ILLEGITTIMITÀ DEL BANDO

L’INCHIESTA Il posto fisso per 112 candidati rischia di sfumare per la mancata applicazione corretta della “Legge Madia”

Si è tenuta mercoledì primo settembre la prova di concorso per la stabilizzazione dei precari storici della Regione. I posti sono 112 per 125 candidati. I 125 candidati hanno dovuto sostenere un esame teorico-pratico. A concorrere, funzionari già impegnati a partire dal 2010 nelle attività di assistenza tecnica sui Fondi europei e nei dipartimenti regionali.
Gli esiti della prova – insieme ai titoli di servizio – porterà alla formazione della graduatoria. Per quanti otterranno l’idoneità alla prova, ma non si collocheranno nelle prime 112 posizioni della graduatoria finale resta comunque la concreta possibilità di un ripescaggio attraverso uno scorrimento di graduatoria negli anni a venire.
«Una giornata storica» l’ha definita il presidente della Regione Basilicata. Vito Bardi.
Ma dietro a questo passo così importante c’è chi in Regione mogugna sulla legittima del bando in questione. Il bando prevede l’assunzione, a tempo indeterminato e parziale al 50% con la qualifica di funzionari di categoria “D1”. Contratti da 18 ore settimanali, vale a dire la metà delle 36 ore standard, che senza straordinari ed eventuali integrazioni dovrebbero valere qualcosa in più di 900 euro al mese nette di busta paga.
Il bando della Regione Basilicata dello scorso 13 novembre è riservato ai soggetti in possesso dei requisiti previsti dall’articolo 20 comma 2 del D.Lgs 75/2017, la cosiddetta “Legge Madia”.
Il bando regionale viene applicato proprio sulla Legge Madia, nata per mettere un punto sulla situazione dei precari.
A contendersi i 112 posti, infatti, sono solo ed esclusivamente quanti hanno prestato servizio per la Regione, con contratti di lavoro precario, dall’entrata in vigore della cosiddetta Legge Madia, ad agosto del 2015, in poi.
Tra i requisiti, però, è previsto altresì che i candidati abbiano accumulato almeno 3 anni di esperienza, anche non continuativi, e cumulabili dal 2010. Oltre a una laurea di qualunque tipo.
Ed è proprio su questi “requisiti” che viene posto l’accento di illegittimità in base all’applicazione letteraria e non solo della Madia.
La legge in questione all’articolo 2 due della lettera b è chiara: si tratta di procedure concorsuali riservate a chi “abbia maturato, alla data del 31 dicembre 2017, almeno 3 anni di contratto, anche non continuativi, negli ultimi otto anni, presso l’amministrazione che bandisce il concorso”.
Nel bando della Regione Basilicata però qualcosa non torna. All’articolo 1 nella lettera b, infatti, tra i requisti viene indicato che può partecipare chi “abbia maturato, alla data di pubblicazione del bando, almeno 3 anni di contratto, sotto-scritto con la Regione Basilicata, anche non continuativi, a far data dal 01/01/2010”.
Mentre la Legge Madia pone un limite per i partecipanti al 31 di-cembre 2017 la Regione Basilicata decide addirittura di modificar-lo estendendolo fino alla data si pubblicazione del bando (3 anni in più ndr.). In più, la Madia parla di applicazione fino agli ultimi 8 anni mentre la Regione Basilicata l’estende agli ultimi 10 (partendo dal 2010).
Tutto legittimo? Non possiamo di certo esimerci dal fare alcune valutazioni e porre l’accento su un aspetto significativo: il bando è sta-to costruito ad hoc per far rientrare anche gli amici dell’ultimo go-verno regionale? Molto probabile vedendo l’estensione dei tempi che sembrano essere certamente più “flessibili” rispetto a quelli imposti dalla legge Madia. La lettura del secondo comma dell’Art. 20 della “Madia” è quanto mai utile e preziosa per fare alcune considerazioni e soprattutto orientate alla tutela di quanti lavorano all’interno dell’Amministrazione e aspirano ad una sacrosanta stabilizzazione, ma anche per chi è fuori dai palazzi regionali e aspetta i famosi concorsi, che sono i grandi assenti di tutta questa operazione. L’operazione messa in campo dal governo Bardi per la stabilizzazione di chi attende ormai da dieci lunghi anni un futuro professionale stabile è certamente degna di nota. Considerato che nel 2013 la Regione Basilicata aveva già avviato un’altra selezione per 50 contratti triennali riservati ai precari al la-voro nei suoi uffici, ma la procedura era stata bloccata dopo il presunto trafugamento delle domande della prova d’esame. Una lezione da cui trarre sicuramente insegna-mento. E a cui oggi se dovesse aggiungersi il riconoscimento di un bando illegittimo si porrebbero definitivamente la fine delle speranza di molti giovani lucani. Sarebbe altresì opportuno che la Regione chiarisse qual è la dotazione del P.T.F.P. per il triennio 19/21, perché facendo due calcoletti se oggi si mettono a concorso 112 unità (a prescindere che siano al 50% del tempo) significa che il piano dei fabbisogni dovrebbe prevedere un totale di 224 assunzioni nel triennio? Se la “Madia” fosse applicata correttamente la risposta a questa domanda sarebbe di sicuro affermativa.
Numerosi i dubbi che ruotano in-torno alla stabilizzazione degli st-+orici precari e all’applicazione corretta della legge Madia. L’auspicio è che dalla Regione sappiano trafugare ogni dubbio nel più breve tempo o possibile, sia per i precari storici che per tutti quelli che aspettano ansiosi un concorso.

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