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“LA TIGRE E IL GABBIANO” DI MARIA DI TURSI: SUGGESTIONI E SPUNTI MATEMATICI

Raffaele Marra nella sua recensione del testo ne esaminato profondamente le caratteristiche, lo stile.

Maria Di Tursi, giovane scrittrice pisticcese, autrice di varie opere tra cui due saggi critici e l’opera teatrale in quattro atti “La scelta di Mariano” ha da poco pubblicato “La tigre e il gabbiano”.
Il suo è un romanzo scritto in prima persona e ricco di suggestioni metaforiche, simboliche, oniriche.
Raffaele Marra ne ha fatto una recensione nella quale ha dichiarato che « una delle prerogative più affascinanti dell’animo umano è la propensione a unire due tensioni apparentemente contrarie : quella centrifuga verso una straordinaria infinità di forme, colori, argomenti, suggestioni differenti fra loro e quella centripeta verso un principio razionale che a tale infinità tenta di dar senso e coerenza. La disciplina che meglio rappresenta questa duplicità di tensioni è probabilmente la matematica e “la tigre e il gabbiano” sembra fondare la propria essenza proprio su una struttura di tipo matematico ».
La protagonista del libro è Sephira, l’unico essere umano che si incontra nella storia e che ha il ruolo del numero uno nel sistema dei numeri naturali. « Come questo – prosegue Marra – è l’elemento base, il principio creatore dell’infinita numerazione, così Sephira sembra voler enumerare da sola tutte le sfaccettature delle umane vicende. Allora il libro si propone come un viaggio esteriore e interiore al tempo stesso, una esperienza ricca che invita a riflettere non su una vita ma sulla vita in genere, così come la matematica sa essere assoluta oltre che contingente. Vi è armonia in tutto ciò – continua Marra – controllo e razionalità che non inficiano arte e fantasiosità, ma al contrario danno a queste motivo e forza perenne. E’ quello che succede, per fare un esempio nella musica . Non a caso il viaggio straordinario di Sephira sembra partire nel momento in cui ella trova un liuto, uno strumento musicale che è strumento matematico di armonizzazione tra razionalità e infinito. Nello stile di scrittura di Maria Di Tursi vi è intenzionalità – prosegue Marra – e dunque vi è controllo. Ciononostante la scrittura a volte evoca una forma d’arte altra, simile all’esperienza pittorica di Jackson Pollock o un assolo di jazz, o al cinema di David Lynch: la percezione di un progetto ben strutturato sembra essere superata talvolta dal gesto artistico stesso, da un atto creativo in cui si dà vita a qualcosa che sembrava imprevedibile ».
Nell’ultimo capitolo l’autrice declama la chiave del tutto, in un brano di pura poesia in cui ogni cosa mostra definitivamente la sua coerenza in cui la vicenda letteraria trova compimento nel riconoscimento delle proprie origini, che sono il fulcro stesso della matematica e della fisica, e sembrerebbe, di ogni altra vicenda umana. « L’autrice – conclude Marra – qui chiarisce il proprio punto di vista, filosofico e fiabesco allo stesso tempo, accomunando la vicenda di Sephira e di tutti noi alla logica impeccabile del numero, in una digressione che è musica e scienza, coinvolgimento e convincimento. In una parola: armonia ».

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