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TRA VOGLIA DI VENDETTE E PERSONALISMI A PAGARE UN ALTO PREZZO È LA COERENZA

VERSO IL VOTO Comunali ad alto pathos a Melfi, Lauria, Pisticci e Ferrandina. Nel resto solo confusione e poca politica

Il 4 ottobre prossimo 26 nuovi sindaci in Basilicata festeggeranno la vittoria. Molti altri candidati sindaci e centinaia di aspiranti amministratori, invece, berranno il calice amaro della sconfitta. È inevitabile. Un risultato però è già evidente alla fine di settimane di passione per la composizione delle liste: la politica è sempre più in difficoltà strattonata da un lato all’altro da pulsioni personali, interessi di bottega, voglia di vendette e confusione imperante mista a un dilettantismo imbarazzante.
I professionisti della politica hanno lasciato il posto quasi interamente a una moltitudine di ‘apprendisti stregoni’. Va da sé che il quadro generale è abbastante desolante: in quasi la metà dei comuni in cui si vota per il rinnovo delle amministrazioni lucane (poco meno di una decina in provincia di Potenza e 2 in provincia di Matera) c’è una sola lista o al massimo due con la seconda presentata solo per onore di bandiera o peggio per quel meccanismo dei permessi elettorali che lo scorso anno partorì l’obbrobrio di Carbone.
Il risultato è che siamo davanti all’ennesima dimostrazione di uno strappo ormai consolidato tra la politici e cittadini e con elezioni di prossimità che diventano una mera formalità tra il disinteresse di tanti e l’interesse di pochissimi. Si sta generando un deficit di democrazia legato alla grillizzazione della politica dove il ragionamento e il confronto hanno purtroppo dovuto lasciare il passa alle urla, al sospetto e ai processi di piazza.
In questo clima è raro che professionisti, imprenditori si mettano in campo sia perché economicamente non verrebbero ristorati adeguatamente a causa della deriva populista che ha portato all’abbassamento indiscriminato degli emolumenti e dei rimborsi e sia perché l’amministrazione della cosa pubblica è diventato spesso un campo di battaglia dove basta un nonnulla per vedersi iscritti in indagini della magistratura anche solo per un marciapiede scivoloso o per una maniglia non sistemata. Ovviamente in questo quadro ci sono le eccezioni di Melfi e Lauria nel Potentino e di Ferrandina e Pisticci dove la politica non ha ‘abdicato’ e dove si annunciano sfide vere con scenari anche affascinanti. A Melfi, in particolare, si vivrà una sorta di tentativo muscolare del centrodestra che si affida all’area riformista e liberale per aggiudicarsi la vittoria visto che tre liste delle sei che sostengono il candidato sindaco Giuseppe Maglione fanno parte del’ area moderata rinforzata oltretutto dall’area di Forza Italia che guarda sempre con più interesse alle dinamiche al centro. Insomma nel comune federiciano è nato quel laboratorio di ispirazione draghiana con Maglione vero candidato del riformismo liberale in Basilicata. Altra sfida ad alta quota anche a Lauria ma con connotazioni politiche differenti e con la candidatura a sindaco addirittura di Gianni Pittella. Nel comune dell’area sud della Basilicata si registra quindi il ritorno del pittellismo all’interno del centrosinistra come vero punto di riferimento rispetto alle altre correnti del Pd che oggettivamente escono indebolite da questa tornata elettorale. Non si registrano, infatti, per l’area dei big, exploit con casi limite a Tramutola dove i dem dell’area restano fuori dalla partita delle amministrative. Poi c’è Ferrandina, uno dei comuni più grandi della Basilicata, dove il centrosinistra si è compattato sul candidato sindaco di Italia viva Carmine Lisanti. Qui accade il contrario di Melfi con i renziani che propongono un modello alternativo a quella che sembra la linea di Italia Viva in altri territori e nello scenario nazionale. In ultimo c’è Pisticci dove si misura la reale forza del Movimento 5 stelle. Nel comune del Materano la sindaca grillina, Verri prova il bis proponendo quella alleanza stretta
con il Pd che molti vorrebbero a partire da Roma ma che nei fatti in Basilicata si è palesata solo a Pisticci e Rionero in Vulture dove però il Pd appare in un ruolo molto subordinato alle forze di sinistra e agli stessi 5 stelle. In tutto questo due appaiono gli elementi politici più caratterizzanti: il primo è che quello che viene professato a parole dal Pd poi nelle realtà territoriali non viene tradotto se non in pochissime ecce-zioni e il secondo è che a due anni a mezzo dalle elezioni regionali esiste una evidente difficoltà di radicamento del centrodestra nei piccoli centri .Il Pd dimostra una stanchezza dovuta probabilmente a una poca incisività del Commissario Dal Moro che non riesce a governare le nuove dinamiche locali appiattito troppo spesso su un gruppo dirigente oramai affaticato dalle troppe battaglie intestine che vanno avanti da anni. La prova è la smentita di quel famoso ‘non facciamo alleanze alla carta’: il Pd ‘subisce le alleanze con Italia Viva, subisce i veti del Movimento 5 stelle con il risultato di aver candidato a queste comunali pochissimi iscritti e perdendo il bastone di punto di riferimento e parte centrale del-le varie liste. Dall’altro lato il centrodestra non guadagna spazi. La ‘squadra’ del presidente della Regione Vito Bardi riesce a farsi spazio solo nei comuni più grandi dove esiste il voto di opinione. Questo evidentemente è un limite del centrodestra regionale che non riesce con i suoi uomini più importanti a essere punto di riferimento nelle periferie.

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