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DEPOSITO SCORIE NUCLEARI, IN BASILICATA IL NO È UNANIME. ROSA: «NON SIAMO IDONEI»

La Sogin ha avviato il seminario per scegliere il futuro deposito: una serie di incontri per discutere sulle osservazioni inviate dai territori interessati

L’assessore regionale all’Ambiente: «La Regione parteciperà il 26 ottobre. Una lettura attenta delle nostre osservazioni porterà all’esclusione delle aree »

POTENZA. Da decenni il Governo pianifica la realizzazione di un deposito nazionale temporaneo ad alta sicurezza in cui riunire i materiali ra-dioattivi meno pericolosi che l’Italia continua a produrre.

UNA STORIA CHE PARTE DA SCANZANO JONICO

Lo snodo fra questo bisogno e la sua realizzazione è avvenuto nel 2003, ai tempi del Governo Berlusconi 2. In autunno il generale Carlo Jean, commissario del Governo, avviò la procedura per costruire un deposito sotterraneo, definitivo, geologico per rifiuti ad altissima radioattività nel sottosuolo salino della piana di Metaponto, dove la provincia di Matera è lambita dallo Ionio. Con la precisione: nel Comune di Scanzano Ionico, località Terzo Cavone. Esplose una mezza rivoluzione, anticipatrice dei fenomeni simili che poi si videro in Valsusa contro l’alta velocità e nel Salento contro il metanodotto Tap.

Oltre a una parte della cittadinanza, che attorno alla contestazione ritrovò quei legami sociali e quell’identità che il cambiamento della società andava dissolvendo, la contestazione contro il progetto concentrò tutti i politici locali, le associazioni ambientaliste, i gruppi di contestazione sociale non solamente italiani. Il progetto venne accantonato e condizionò il sentimento dei governanti per la costruzione del meno impegnativo ma obbligatorio deposito nazionale: da allora, tutti i Governi ebbero il terrore di confrontarsi con il tema. Lo scorso Gennaio però il Governo ha tolto il segreto e ha pubblicato la Cnapi, sigla che indica la Carta nazionale delle aree più idonee sulle 67 selezionate.

LA SUDDIVISIONE DELLE AREE: A RISCHIO PIEMONTE E LAZIO

La carta non dice il punto in cui bisognerà costruire il deposito.

Delinea invece tutti i 67 luoghi in cui ci sono le condizioni tecniche per costruirlo e assegna i voti con una graduatoria. Ne emerge una mappa di 12 zone “verde smeraldo” con candidature molto so-lide che si concentrano in Piemonte (due in provincia di Torino e cinque in provincia di Alessandria) e nel Lazio (cinque in provincia di Viterbo). Altre 11 zone “verde chiaro” comprendono altri lotti ritenuti dai tecnici molto buoni per localizzarvi un deposito ma meno interessanti. La zona a cavallo tra le Murge e la provincia di Matera è molto coinvolta in questo “lotto”.

Nella prima selezione di 67 aree idonee erano entrate, però, ma hanno una votazione molto bassa con colore celeste o giallo, anche alcune zone in provincia di Potenza. Nasce da queste possibilità chi insorge in via preventiva contro l’ipotesi di entrare nella mappatura, come il reattivo consigliere regionale della Lega proprio di Scanzano Jonico, Pasquale Cariello che ieri dalle nostre colonne ha ribadito il fermo no.

A fargli eco anche l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa che contattato dalla nostra redazione ha confermato che «la Regione Basilicata non si smuoverà da quanto già anticipato nella documentazione inviata lo scorso marzo, vale a dire che il nostro territorio non è idoneo ad ospitare questo impianto». Ricordiamo che in questi giorni ha preso il via, in modalità telematica, il seminario nazionale della Sogin (la società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari) per scegliere il futuro deposito nazionale delle scorie nucleari. Una serie di incontri, anche con le regioni coinvolte, in cui si discuterà le osservazioni (oltre 300 quelle presentati da enti, associazioni e cittadini) arrivate dai territori indicati. Il seminario si concluderà il 24 novembre, e il 15 dicembre verranno pubblicati gli atti finali. È questo un momento cruciale nella nascita del futuro deposito unico nazionale. Sulla base dei lavori del seminario, infatti, la Sogin pubblicherà la carta definitiva delle aree idonee per il deposito, la Cnai, documento che verrà poi inviato al governo, cui spetterà individuare il sito definitivo.

LE OSSERVAZIONI DELL’ASSESSORE REGIONALE ALL’AMBIENTE

A questo seminario parteciperà anche la Regione Basilicata come ci ha confermato l’assessore Rosa: «La Regione Basilicata ha ricevuto l’invito a comparire insieme alla Regione Puglia il 26 ottobre. Il nostro fermo no, che abbiamo espresso sin dall’inizio, ad ogni ipotesi di localizzare in Basilicata il deposito dei rifiuti radioattivi – ha detto l’assessore Gianni Rosa – è supportato non soltanto da dati politici ma da valutazioni tecniche e scientifiche che dimostrano che il nostro territorio non è idoneo ad ospitare il deposito».

Le osservazioni presentate dalla Regione Basilicata «non rappresentano un diniego immotivato ed egoistico nei confronti delle esigenze del Paese ha ribadito ancora Rosa -, né una sterile contrapposizione istituzionale tra Stato e Regione, ma sono il frutto di accurate riflessioni, valutazioni e determinazioni tecnico-scientifiche. Del resto, bisogna tener presente che la Basilicata ha già dato. Dal punto di vista politico con questo documento la Basilicata si presenta con un un’unica voce, dimostrando con osservazioni puntuali che la Basilicata non è il luogo idoneo per la localizzazione di questo sito. La Sogin ha guardato con informazioni datate ad una Basilicata che non c’è più, con le nostre osservazioni abbiamo invece fotografato la Basilicata di oggi e questo è l’elemento di forza. Sono convinto che una lettura attenta delle nostre osservazioni dovrebbe portare ad una esclusione delle aree lucane dalla Cnapi, noi comunque attendiamo con serenità e siamo pronti a partecipare alla prossima fase della consultazione pubblica».

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