SCUOLA, CAVALLO: “LA RIPRESA DELLE LEZIONI PER LA RIPRESA ECONOMICA ”
Per il segretario della CISL lucana è fondamentale puntare su tempo pieno, asili nido e patti di comunità. Si guarda con fiducia alle azioni contenute nel PNRR
Potenza, 10 settembre 2021 – “Ricominciare dalla scuola investendo risorse e costruendo relazioni e patti di comunità perché è dalla scuola che può arrivare lo slancio per la ripresa e la riduzione dei divari territoriali”. È l’appello che lancia il segretario generale della Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo, alla vigilia del nuovo anno scolastico. “Le direzioni scolastiche stanno profondendo il massimo delle energie per garantire a tutti gli istituti scolastici una ripresa ordinata ed efficiente”, spiega il segretario della Cisl sottolineando che “la diffusione della vaccinazione tra il personale scolastico in Basilicata è altissima. Questo ci fa guardare con maggiore fiducia alla ripresa delle lezioni in presenza che sono fondamentali per la crescita culturale e umana di tutta la popolazione studentesca”. Per il segretario della Cisl “riaprire in sicurezza le scuole è solo il primo atto di un più generale progetto di rafforzamento dell’istruzione che deve partire da una puntuale analisi della realtà: è vero che quest’anno non ci sarà dimensionamento scolastico, nonostante il calo della popolazione studentesca di circa 1.600 unità, ma è anche vero che presto o tardi dovremo misurarci con la questione demografica che mette in crisi la qualità e la sostenibilità dei servizi pubblici, anche della scuola”. Per questo la Cisl guarda con fiducia alle azioni contenute nel PNRR per ridurre i divari territoriali nelle competenze degli studenti.
I numeri messi in fila dall’ufficio studi della Cisl, del resto, parlano chiaro: nell’ultima rilevazione Ocse-Pisa 2018, riguardante gli studenti adolescenti, il risultato medio nei test in matematica è stato di 515 punti al Nord, di 458 al Sud e di 445 punti nella circoscrizione Sud-Isole (Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). Gli studenti del Nord e del Centro dimostrano di saper risolvere compiti complessi più dei loro coetanei del Sud. Molti studenti del Sud (più che al Centro e al Nord) non raggiungono il livello minimo di competenza. Nella rilevazione Invalsi 2019, nella prova d’italiano, il 50% degli studenti delle scuole superiori del Sud non ha raggiunto un livello adeguato di competenze rispetto ai traguardi previsti, a fronte del 34% di quelli del Centro e del 22% di quelli del Nord. Hanno una bassa performance in matematica e in scienze il 15% degli studenti del Nord e oltre il 30% degli studenti del Sud. Sono stati anche elaborati studi da cui emerge che la povertà relativa è fortemente correlata con i punteggi regionali in matematica. Insomma, maggiore è il tasso di povertà, minore è il punteggio medio delle regioni.
“Questo significa – osserva Cavallo – che povertà educativa e povertà materiale vanno a braccetto, rendendo quasi impossibile un percorso di riscatto sociale a cui ogni generazione invece aspira a prescindere dalle condizioni di partenza. Questi dati ci spingono a riflettere che la disuguaglianza tra Nord e Sud inizia da piccoli, nel livello e nella qualità di accesso al sistema di istruzione, e prosegue poi fino a diventare una disuguaglianza di cittadinanza nell’accesso a tutti i servizi. l diritto a una buona istruzione così come il diritto a essere ben curati se ammalati, si stanno sempre più trasformando da diritti sanciti nella Costituzione, quindi universali, a diritti legati al reddito e alla residenza”.
“La sfida è rimettere in moto l’ascensore sociale e garantire una qualità uniforme dei servizi pubblici in tutto il paese. E per farlo bisogna iniziare proprio dalla scuola che deve essere sempre più aperta, pensiamo al tempo pieno e al servizio mensa che nei fatti è negato alla maggioranza dei bambini lucani (48,8%); sempre più diffusa sul territorio, pensiamo alla scarsa presenza di asili nido, meno della media italiana; sempre più integrata con la comunità, pensiamo ad esempio a patti educativi di comunità finanziati dal Miur per combattere la povertà educativa attraverso la creazione di reti tra scuole, comuni e terzo settore. Nel 2021 ne sono stati attivati solo sei su tutto il territorio regionale. È da qui che bisogna ripartire”, conclude il segretario della Cisl.