ALLA SCOPERTA DEL “PICCHIO MURATORE”
Lisandro: “il nome muratore è dovuto alla femmina, che per il nido, impasta saliva e fango”
Il Picchio muratore è un piccolo uccellino stanziale, lungo dai 10 ai 14 centimetri e un peso di circa 25 grammi, facile da identificare per i colori del suo piumaggio: nella parte superiore (dorso, coda e ali) grigiastro o tendente al blu mentre la parte inferiore ha una colorazione sull’arancione, le guance e la gola sono chiare con due strisce nere che attraversano gli occhi fino al becco, nero e lungo, la coda è corta come le zampe che hanno dita con unghie lunghe e ricurve.
A raccontarci le sue meraviglie è il naturalista lucano, Carmine Lisandro: “Il Picchio muratore, durante i mesi estivi si nutre di insetti: coleotteri, larve, ragni e piccoli molluschi mentre, negli altri mesi il suo nutrimento è a base di semi e frutta e si comporta come il Picchio rosso maggiore che incastra nelle fessure delle cortecce noci, nocciole o ghiande per poterle aprire con decisi colpi di becco.
Per tali operazioni gli è stato affibbiato il primo nome di “picchio” pur non appartenendo alla famiglia dei Picidi ma a quella dei Sittidi.
Il nomignolo “muratore” – spiega Lisandro- invece è dovuto al fatto che la femmina, usando nidi abbandonati dal Picchio rosso maggiore o cavità naturali, ha la necessità, per utilizzarlo in sicurezza di rimpicciolire il foro di entrata, cosa che fa mescolando saliva e fango, per adeguarlo alle sue dimensioni.
Altra particolarità che lo contraddistingue dagli altri uccelli è la sua capacità di scendere agevolmente a testa in giù lungo i tronchi degli alberi, aiutandosi con la coda.
I sessi di questo uccello sono simili tra loro, con il maschio che ha una colorazione dei fianchi più intensa.
Il Picchio muratore, spesso in compagnia di Cince, è solito frequentare boschi e macchieti di latifoglie con presenza di alberi maturi e ci accorgiamo della sua presenza solo grazie al vibrante cinguettio che emette mentre ispeziona freneticamente tronchi e rami alla ricerca di cibo.
Tra marzo e aprile inizia il corteggiamento, con il maschio che difende il suo territorio da eventuali rivali e, per conquistare i favori della femmina, la invita a visitare i siti dove fare il nido che, in caso positivo, la compagna provvederà a rendere idoneo e dove deporrà 5/8 uova che coverà per circa due settimane.
Altra particolarità di questa specie –racconta il naturalista- che, forse non tutti conoscono è che i piccoli, subito dopo essere stati imbeccati, emettono deiezioni che i genitori provvedono a togliere all’istante per mantenere il nido pulito.
Dopo una trentina di giorni i giovani picchi, per una settimana circa, seguiranno i genitori che insegneranno loro dove e come procurarsi il cibo per poi, una volta diventati autosufficienti, prenderanno la loro strada.
Questa specie –conclude Lisandro– è rigorosamente tutelata dalla Convenzione di Berna, allegato II, e protetta dalla Legge n. 157/1992″.