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IN CHIUSURA IL PUNTO NASCITE DI MELFI PER RIPARTIRE SERVE UNA NUOVA POLITICA

SANITÀ Dall’assenza di un Piano strategico alla mancanza di personale. In questi anni cosa si è fatto per gestire al meglio la struttura?

MELFI. La paventata chiusura del Punto nascita dell’ospedale di Melfi è il segno di una permanente incertezza che da tempo incombe sui servizi ospedalieri regionali e del Vulture in particolare. Una disattenzione continua dell’Amministrazione locale incapace di elaborare e sostenere in autonomia un vero progetto di rilancio dei servizi, valido e duraturo. Incapacità gestionale dell’Azienda San Carlo, inoltre, a cui inopinatamente fu aggregato l’Ospedale di Melfi con assurde e sconsiderate motivazioni svuotandolo di funzioni e di capacita direzionali. Inconsistente, superficiale ed evanescente e’ anche la visione programmatica e di indirizzo della Regione che si limita a gestire male l’emergenza, come tutti notano, con le approssimazioni e le dissennatezze che hanno caratterizzato la gestione pandemica. Una pandemia che, seppure non dilagante in Basilicata, ha portato alla chiusura e disattivazione delle funzioni non Covid con gravi disagi per i pazienti afferenti la medicina, la chirurgia, la sfera oncologica e con lunghe liste di attesa. In questo quadro non si è riusciti negli anni a programmare con efficacia ed efficienza la risoluzione del problema Punto nascita di Melfi che come si sa deve osservare lo standard di almeno 500 parti all’anno per struttura. È il numero indice stabilito come soglia minima di attività ben nel 2010 dall’Accordo Stato Regioni . Ecco le responsabilità locali e regionali che gravano sull’utenza delle donne e delle famiglie di Melfi e del Vulture. Dal 2010 Aziende, direzioni, Regione, Amministrazioni locali non sono riusciti a costruire un percorso virtuoso che ripristinasse e risollevasse le funzioni complessive del reparto ostetrico-ginecologico e della neonatologia di Melfi, pure negli anni precedenti ben assicurato e valorizzato da buone gestioni dell’Asl 1 di Venosa.

Risulta ancora oggi che il “Comitato nazionale percorso nascita” avanti alle richieste di deroghe che la Regione ha chiesto, ha ribadito parere negativo, soprattutto per “carenza di figure professionali in numero adeguato (pediatri-neonatologi) ed un alto tasso di parti cesarei (34%)”.In oltre 10 anni non si è provveduto ad allestire un progetto che rendesse attrattivo, moderno, sicuro il complesso dei servizi a fondamento del Punto na-scita di Melfi. Sembra impossibile ma è andata davvero così! Chi doveva assumere personale non lo ha fatto nascondendosi, dietro inutili formalismi buoni solo come prese in giro dei Dipartimenti competenti. Non si sono seguite ed applicate le raccomandazioni contenute nel Protocollo Metodologico per la valutazione delle richieste di mantenere in attività punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti/annui (art. 1 D.M. 11/11/2015) che prevedono una precisa road map per ripristinare le funzioni dei punti nascita in deroga con una tempistica rigorosa in termini di adeguamento strutturale di “ approvvigionamento di personale” di procedure per la presa in carico delle utenti nella fase ponte della deroga, con un’analisi documentata dell’hinterland da servire con un rilanciato punto nascita. Nulla di tutto questo è stato fatto dai Dipartimenti competenti per ottenere la deroga.

Ora, senza piangersi addosso, occorre capire se c’è lo spazio per tornare alla carica con una documentata e credibile road map di rilancio della struttura. A Melfi ed in Regione, tuttavia, serve la volontà politica di battersi concretamente per fare le azioni giuste e corrette al fine di risolvere la questione. Tutto ciò dovrà avvenire senza il dilettantismo, il pressapochismo e le logiche di potere che girano ed animano la sanità lucana e la po-litica che ha disintegrato Melfi nell’ultimo decennio. Le cose da fare sono li’ dette e proposte da tempo anche dai Primari nominati ed “in fuga” dopo pochi mesi. Valide proposte purtroppo non attuate per l’insipienza di scelte politiche inerti e superficiali. Sicurezza, più assistenza qualificata ed avanzata secondo standard di qualità e di accoglienza che altre realtà benchmark assicurano. Eppure nel 2000 si erano avviati percorsi virtuosi. La mobilita dal territorio del Vulture si orientava attraverso “Donna in gravidanza” che si era meritoriamente avviato negli anni 2000 e poi era stato abbandonato. Vi era una ambientazione nuova e gradevole degli ambienti, una ridefinizione dei percorsi interni all’Ospedale, un riutilizzo finalmente di ambienti nuovi ancora non completati dopo vent’anni dalla consegna. Il tema vero è di porre al centro del sistema sanitario, come recenti orientamenti prevedono, non la semplice e casuale cura ma il “prendersi cura” delle persone e nel caso del Punto nascita di Melfi è doveroso il rispetto e l’accoglienza della donna e della famiglia con decisioni operative trasparenti ed all’altezza dei bisogni nuovi di una cittadinanza che aspira ad un futuro migliore”.

Per fare tutto questo occorre una classe politica nuova, migliore, credibile e che per una volta non pensi solo a coltivare il proprio miserrimo orticello sacrificando lo sviluppo della propria comunità in luogo di qualche squallido vantaggio personale.

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