SE AMAZON DECIDE DI INVESTIRE IN BASILICATA
Lettere lucane
Amazon ha incaricato la società Inc di individuare in Basilicata un’area adatta a ospitare un centro di logistica per il Sud. A gestire la trattativa sinora è stato l’assessore alle attività produttive, che adesso però si è dimesso, e noi non abbiamo ancora capito perché. Ma questa opportunità non può essere lasciata al caso, perché la “piccola Basilicata” – che piccola non è, essendo il doppio della Liguria per estensione territoriale – ha sì bisogno di cultura, turismo, agricoltura di qualità, ecc., ma ha anche bisogno come il pane di avere insediamenti produttivi importanti. Perché la “piccola Basilicata”, per quanto debole economicamente, è una Regione che riesce a reggere da un punto di vista produttivo e occupazionale solo grazie a grandi poli industriali di livello globale come la Fiat di Stellantis a Melfi, la Ferrero a Balvano, le attività estrattive di Eni, Total e Shell, l’area industriale di Tito e il polo dei salotti del Materano. Senza questi importanti presenze industriali l’economia lucana sarebbe ai limiti della sussistenza. Dunque la Regione segua con attenzione questo dossier, perché avere un investimento di Amazon in Basilicata significherebbe benessere e occupazione per i lucani. Il problema che ora si sta ponendo è dove farlo, questo stabilimento. In queste ore si sta parlando di Tito e di Melfi, e non a torto, perché hanno un “know-how” di un certo rilievo. Ma il candidato sindaco di Lauria, Gianni Pittella, ex presidente vicario del Parlamento europeo, ha chiesto un incontro al presidente Vito Bardi per proporre a Inc la candidatura di Lauria. L’idea non è affatto peregrina, perché Lauria ha un’ottima posizione strategica – e poi perché l’area Sud della Basilicata è povera di insediamenti industriali, tanto che si può affermare che oltre al divario tra nord e sud esiste un notevole divario “industriale” tra nord e sud della Basilicata.