Fra le tante congetture, e visto che il cadavere della donna non presentava segni di violenza,non sono ancora da scartare quelle del gesto estremo e della caduta accidentale nel torrente
”…Sui resti della Ziliani non sono stati rilevati segni di violenza e nei suoi polmoni non è stata trovata acqua – spiega Ursula Franco, medico e criminologo – potrebbe trattarsi dunque di un caso di morte in acqua.
Ovvero quella morte subitanea da immersione in acque fredde probabilmente dovuta ad inibizione riflessa e arresto sincopale del cuore …
L’asfissia è estranea a questo tipo di morte e mancano i reperti propri dell’annegamento … Con i dati a mia disposizione posso ipotizzare che l’8 maggio, poco dopo le 7.00 del mattino, Laura Ziliani sia caduta nel fiume mentre era ancora in vita, sia stata trascinata dalle correnti, abbia perso una scarpa ed i vestiti, ed infine il suo corpo si sia arenato lì dove è stato ritrovato l’8 agosto. Il fatto che non sia stata trovata acqua nei suoi polmoni mi induce a ritenere che sia morta una volta entrata nelle gelide acque del fiume per inibizione riflessa e arresto sincopale del cuore. Il fatto che la Ziliani abbia lasciato a casa il telefono cellulare e l’orologio GPS mi fa pensare ad un suicidio.
La Ziliani aveva perso il marito, aveva una figlia disabile ed era in menopausa. L’autopsia psicologica è necessaria per accertare od escludere un quadro depressivo…”.
Le ipotesi sono ancora tutte praticabili ma non si può escludere nulla. Nemmeno il gesto estremo autolesionistico o una morte per incidente nonostante la vittima fosse esperta di escursioni e di arrampicate in montagna. Laura Ziliani non aveva problemi economici ma era rimasta vedova e con qualche problema in famiglia.
Temù – Avvelenamento, suicidio, incidente, ancora ipotesi e soltanto ipotesi in attesa dei test tossicologici che potrebbero chiarire le vere cause della morte di Laura Ziliani, l’impiegata comunale di 55 anni scomparsa l’8 maggio scorso da Temù e ritrovata cadavere due mesi dopo.
Alle 11.58 di quel maledetto giorno la figlia maggiore della donna denunciava ai carabinieri la scomparsa della madre.
La giovane chiariva ai militari che la madre, uscita a piedi per un’escursione alle 7 del mattino, non sarebbe più rientrata.
Cosi ha inizio il giallo di Temù che non si è concluso ancora considerati i tanti misteri che lo compongono e che gli investigatori tentano di sciogliere con indagini approfondite che nulla lasciano al caso.
Al momento indagati a piede libero per omicidio volontario sono due delle tre figlie della Ziliani e il fidanzato della primogenita.
Su queste tre persone i carabinieri, coordinati dalla Procura di Brescia, stanno verificando ogni dichiarazione e qualsiasi altro particolare possa essere di ausilio alle attività investigative da subito dimostratesi particolarmente complesse.
Sul fronte delle ipotesi si era parlato anche di avvelenamento facendo ricadere i sospetti sulla figlia maggiore, fisioterapista, per via di una tisana bevuta da Laura Ziliani e che le avrebbe provocato un lungo sonno, durato circa 36 ore, di cui avrebbe parlato con un’amica. I carabinieri di Brenno hanno ascoltato gli altri familiari ed hanno effettuato un sopralluogo presso una Rsa di Ponte di Legno, sempre nel Bresciano, dove lavorava la figlia di Laura prima di licenziarsi.
Dalla farmacia del centro per anziani non sarebbe mancato nulla e nelle farmacie del circondario pare non sia stata riscontrata alcuna anomalia o vendita di medicine che possano ricondurre a quanto accaduto alla donna scomparsa. La Ziliani, laureata in giurisprudenza, poteva contare su un cospicuo patrimonio immobiliare.
Tanto da realizzare a Temù un Bed&Breakfast riunendo più fabbricati.
La donna dunque non aveva problemi economici e qualcuno potrebbe aver messo gli occhi su case e conti correnti.
Le indagini, infatti, proseguono anche in questa direzione. Ma c’è di più.
Fra le tante congetture, e visto che il cadavere della donna non presentava segni di violenza,non sono ancora da scartare quelle del gesto estremo e della caduta accidentale nel torrente.
Lo stesso corso d’acqua, il Fiumeclo, vicino al quale era stata ritrovata una scarpa da trekking appartenente alla donna lo scorso 23 maggio.
Una sola segnalazione, attendibile, ad opera di una ragazza che dice di aver visto Laura, il giorno della sparizione, mentre camminava sullo sterrato che porta in località Garìo, sopra Villa Dalegno, zona indicata dalle figlie di Laura come meta dell’escursione della madre.
Dunque l’ex vigilessa potrebbe essersi tolta la vita o caduta nelle gelide acque del torrente dove avrebbe trovato la morte?:
”…Sui resti della Ziliani non sono stati rilevati segni di violenza e nei suoi polmoni non è stata trovata acqua– spiega Ursula Franco, medico e criminologo – potrebbe trattarsi dunque di un caso di morte in acqua. Ovvero quella morte subitanea da immersione in acque fredde probabilmente dovuta ad inibizione riflessa e arresto sincopale del cuore... L’asfissia è estranea a questo tipo di morte e mancano i reperti propri dell’annegamento…Con i dati a mia disposizione posso ipotizzare che l’8 maggio, poco dopo le 7.00 del mattino, Laura Ziliani sia caduta nel fiume mentre era ancora in vita, sia stata trascinata dalle correnti, abbia perso una scarpa ed i vestiti, ed infine il suo corpo si sia arenato lì dove è stato ritrovato l’8 agosto. Il fatto che non sia stata trovata acqua nei suoi polmoni mi induce a ritenere che sia morta una volta entrata nelle gelide acque del fiume per inibizione riflessa e arresto sincopale del cuore. Il fatto che la Ziliani abbia lasciato a casa il telefono cellulare e l’orologio GPS mi fa pensare ad un suicidio. La Ziliani aveva perso il marito, aveva una figlia disabile ed era in menopausa. L’autopsia psicologica è necessaria per accertare od escludere un quadro depressivo…”.
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