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CONCORSI IN REGIONE, LA CONTRO LETTERA DEL «MENO AMAREGGIATO» PERONE

Con la sua rubrica su Cronache Lucane, Di Consoli ha lanciato il dibattito sulla particolare ricerca del “posto fisso” in salsa lucana

Meno «amareggiato» di Andrea Di Consoli sulla «stagione lucana dei concorsi», come annunciata a più riprese dalla governance regionale, Francesco Perone che ha inteso rispondere alla lettera pubblicata nell’edizione di ieri di Cronache Lucane, dal titolo “La Febbre del concorso alla Regione Basilicata”. “La Febbre del concorso alla Regione Basilicata”: come non essere d’accordo. Sono però meno amareggiato di Andrea Di Consoli. Sono convinto che benché le ragioni espresse, e cioè una cattiva cultura di impresa e del lavoro nei lucani, siano il problema, tutta via esse sono legate ad un percorso socio-antropologico in corso ed evidentemente senza fine. La nostra popolazione sta evolvendo dall’agricoltura, per la maggior parte a servizio del latifondista di turno, al terziario. Passando in malo modo per qualche tentativo di industrializzazione che ha mostrato tutti i suoi limiti.
E non è un processo che si risolve in poche generazioni.
Molti invece sono i giovani che guardano con entusiasmo al mondo dell’intrapresa e ai nuovi settori emergenti. Essi sono spinti dall’influenza e dalle contaminazioni che stesso il web sta innescando. Lì fuori, se da un lato molte persone non riescono ad interpretare l’innovazione provando a rifugiarsi nel posto fisso, molti altri si rendono conto che scambiare tempo per denaro non è più la soluzione. Sopratutto se si è preparati. Si rendono conto che siamo nell’epoca delle opportunità, in un mondo sempre più piccolo ed iperconnesso, dove la preparazione e le soft skills fanno la differenza. Un mondo davvero meritocratico. E i primi, quelli che non ce la fanno?
Per loro vanno create politiche attive di sostegno, non certo sti-pendi pubblici. Questo mi aspetto dalla politica davanti alle sfide di questo tempo. Perché se la soluzione è quella di assumere tutti nella pubblica amministrazione, non mi resta che pensare che si tratti di una nuova forma, e ben più costosa di reddito di cittadinanza.
Ecco questo sarebbe molto amaro.

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