CURCIO: «CONTRO LO SFRUTTAMENTO LAVORATIVO E SESSUALE FARE RETE»
LAVORO STAGIONALE Potenza un convegno a più voci sui diritti. A Cronache Tv, l’appello alle Istituzioni del Procuratore
POTENZA. Attuare un piano d’azione per il lavoro sommerso che faccia leva sulla necessità di arginare il fenomeno del caporalato ed in particolare dello sfruttamento di manodopera in agricoltura. E’ la linea guida tracciata in un convegno che ha visto seduti attorno allo stesso tavolo anche il Procuratore Capo del Tribunale di Potenza Francesco Curcio, il Prefetto di Potenza Annunziato Vardè, il Di-rettore dell’Ispettorato Territoriale del capoluogo Michele Lorusso e la Consigliera di Parità della Regione Basilicata Ivana Pipponzi.
“LA SETTIMANA D’AZIONE” CON UNO SPORTELLO DE-DICATO PER ASCOLTO E DENUNCIARE
Nella “settimana d’azione” che si concluderà venerdì prossimo è attivo uno sportello dedicato per ascolto, segnalazioni e denunce relative allo sfruttamento agricolo di manovalanza prevalentemente straniera, transfrontaliera o proveniente dalle regioni sub sahariane dell’Africa. Una manovalanza che si amplia a macchia d’olio visti i nu-meri importanti della precarietà lavorativa degli extra comunitari. Sottolineata l’importanza dei ‘tavoli permanenti’ di contrasto al fenomeno del caporalato mediante azioni sinergiche di Forze dell’Ordine, Procure, Ispettorati del lavoro, Inps e sindacati. La diffusione del lavoro stagionale in Basilicata, tolta l’area del vulture-melfese con Lavello e Palazzo San Gervasio, è intrinseca nel metapontino e nella fascia jonica dove l’agricoltura rap-presenta il settore trainante dell’economia nascondendo però l’insidia del caporalato.
IL PREFETTO VARDE’: «OFFRIRE GARANZIE AGLI STAGIONALI»
Intervenendo al convegno, il Prefetto di Potenza Vardè ha ricordato gli elevati sforzi fatti fino ad ora con il contrasto al fenomeno mediante attività finalizzate ad attua-re misure idonee a garanzia di un adeguato sistema di accoglienza dei lavoratori stranieri impiegati nei campi. Ribadita l’importanza di evitare lo sviluppo di insediamenti abusivi, di arginare l’illegalità nel rapporto lavorativo, di garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro e l’assistenza sanitaria. Negli anni non sono mancate le soluzioni strutturali programmate con il fon-do Pon Legalità che ha permesso di aprire proprio a Palazzo San Gervasio il centro di accoglienza in un immobile della Regione mettendo a disposizione 220 posti a cui, per questa stagione, se ne sono aggiunti altri per garantire un fabbisogno che però non è ancora colmo. Dal punto di vista lavorativo un front-office garantisce l’incontro diretto tra domanda e offerta portando ad assunzioni regolari. Allestito anche un punto salute de-dicato agli immigrati e che funziona mediante un protocollo di inte-sa tra Prefettura e Asp per assicurare assistenza sanitaria. Quasi completata anche la campagna vaccinale in collaborazione con Asp ed Esercito. Attivato il trasporto aggiuntivo a quello già in essere del-la Regione, utile a portare i lav-ratori sui campi evitando che finiscano nelle mani dei caporali. Sempre su Palazzo San Gervasio, si sta procedendo ad attività di forma-zione ed integrazione degli extra-comunitari. Una task-force delle forze dell’ordine ha invece intensificato la vigilanza sul territorio per contrastare il fenomeno del caporalato.
IL PROCURATORE CURCIO: «DISTINGUERE TRA TRATTA DI ESSERI UMANI E CAPORALATO»
La tratta degli esseri umani in agricoltura è l’elemento più grave anche dal punto di vista giudiziario poiché non è semplice da accertare, occorre conoscerne il fenomno e capirlo per poterlo ben contrastare. Per il Procuratore Curcio, che rappresenta l’Italia nel gruppo transeuropeo che si occupa del fenomeno, la nostra nazione è all’avanguardia da questo punto di vista poiché non solo giuridicamente presenta reati distinti tra loro (tratta di esseri umani e caporalato), ma anche perchè le pene comminate a chi si ingegna in tali reati sono elevate. La tratta degli esseri umani- ha sottolineato il Pro-curatore- si distingue dal caporalato per via della sua matrice di assoggettamento e riduzione in schiavitù di chi finisce nella rete: per lo più si tratta di persone fragili e vulnerabili in condizione di disagio so-ciale, economico e familiare che non permette al soggetto di auto-determinarsi nell’esprimere una libera scelta. Concorre in tal caso “l’approfittamento” da parte del responsabile della tratta che, qualora coinvolga dei minori nei suoi affari è senza ombra di dubbio legato ad attività criminali esterne dedite al lavoro nero, allo sfruttamento sessuale o ad altre attività illecite. Quanto al caporalato, invece, si configurano in esso gravi violazioni normative in tema di salario, orari di lavoro e garanzie sanitarie con l’abuso verso quelle situazioni di bisogno che portano ad avere un rapporto diretto sfruttato e sfruttatore. Fondamentale per arginare e debellare entrambi i fenomeni, avere all’interno delle strutture in cui gli stagionali sostano per brevi e medi periodi, dei mediatori culturali in grado di comprendere la lingua di questi stranieri per rapportarsi con loro e conoscere la loro storia personale. Con adegua-te capacità linguistiche e sociopsi-cologiche, si può riuscire a com-prendere come sono arrivati sul nostro territorio, chi li ha inseriti sui luoghi di lavoro e con quale promessa, riuscendo a comprendere se siano essi vittime di tratta o se siano solo immigrati clandestini. ART.18 T.U. IMMIGRAZIONE E CONVENZIONE DI VARSAVIA
Nell’assistenza a tali vittime oc-corre lavorare in sinergia con le associazioni non governative che si pongono in una posizione di fiducia acquisita da parte di questi nuovi schiavi. Che in materia di rimpatri, non hanno diritto indefinito a restare sul nostro territorio pur se occorre assicurarsi che, tornando in patria, non vengano reimmessi nello stesso circuito sociale e fa-miliare che ha determinato l’ingresso nelle maglie della tratta. E’ necessario garantire a queste vitti-me anche l’assistenza legale con accesso gratuito alla giustizia e ristoro dei danni se non dal responsabile della tratta, quantomeno dallo Stato in cui sono arrivati. Con una corretta comunicazione, oc-corre far capire loro che se collaborano e permettono di essere individuate come vittime, possono in base all’articolo 18 del Testo Unico sull’Immigrazione non essere espulsi ma diventare beneficiari di permesso di soggiorno per un an-no o per tutto il periodo occorrente per motivi di giustizia. Curcio ha ricordato come il Parlamento italiano abbia ratificato nel 2010 la Convenzione di Varsavia del Consiglio d’Europa approvata cinque anni prima e relativa proprio alla lotta contro la tratta di esseri umani collegata o meno alla criminalità organizzata e a tutela di tutte le vittime, siano esse donne, bambini o uomini. La tratta di persone resta pur sempre una violazione dei diritti umani e un affronto alla dignità e all’integrità di ogni soggetto. La Convenzione di Varsavia, a tal uopo, garantisce a tutte le vittime standard di tutela ispirati al principio del riconoscimento dei diritti fondamentali dell’individuo, proteggendo e assistendo le vittime e i testimoni, garantendo la parità tra le donne e gli uomini, in modo da assicurare indagini e procedimenti giudiziari efficaci e promuovendo la cooperazione internazionale. An-che le pene sono adeguate ai dettami della Convenzione di Varsavia e vanno da un minimo di otto ad un massimo di venti anni di reclusione. Un ambito così vasto quello dello sfruttamento di manodopera in agricoltura che deve essere avvalorato da campagne di comunicazione mirate anche ad un utilizzo consapevole della manodopera. Comunicazioni utili anche per i datori di lavoro, a volte stranieri anch’essi, che vanno sostenuti per garantire un’occupazione sicura ed equa per tutti. Una sfida che deve dunque giocarsi su più livelli e che richiede una sinergia tra tutti gli at-tori della repressione del lavoro il-legale e sommerso e della diffusione di un lavoro consapevole e dignitoso.