«INTERESSI PUBBLICI ASSERVITI AL MALAFFARE»
Semestrale Dia, Basilicata: «Mafia in settori politico-amministrativi»
L’infiltrazione mafiosa in Basilicata investe diversi settori economici e politico-amministrativi. È questo uno dei passaggi più significativi dell’ultima semestrale (luglio-dicembre 2020), della Direzione investigativa Antimafia presentata al Parlamento. In Basilicata, scrive l’Antimafia nazionale, la crescita dei reati contro la Pubblica Amministrazione e in materia ambientale sembra confermare anche l’espansione di quell’area grigia in cui si muovono amministratori locali, pubblici ufficiali e professionisti compiacenti. Dalla Dia, lanciato l’allarme anche sulla Covid economy della Basilicata e sul Metapontino diventato come un distretto provinciale delle cosche di ndrangheta. Ad ogni modo, nell’intreccio politica, imprenditoria e criminalità, per la Dia persistono condotte «sintomatiche di un costume di asservimento di interessi pubblici al malaffare privato». Più pressante l’allarme nel materano, dove risultano insediati gruppi mafiosi che ricorrono anche ad attentati e intimidazioni per sviluppare un controllo monopolistico di attività imprenditoriali di rilievo centrale nell’economia locale anche in collegamento con le mafie presenti nei distretti viciniori. La collocazione geografica del territorio della fascia jonica e in generale della Basilicata tutta consente l’operatività di sodalizi criminali pugliesi, campani e calabresi che interagiscono con le consorterie locali soprattutto per lo smercio di droga. Le criminalità esogene, avvisa la Dia, sanno che in Basilicata c’è una presenza di sodalizi a prevalente connotazione familiare che pare vivano un equilibrio da considerarsi stabile vista la frammentarietà delle organizzazioni e l’assenza di una conformazione verticistica. Persiste, dunque, una interazione tra competenze criminali lucane e extra regionali che sono anche consolidate nel tempo. Per esempio a Policoro e a Scanzano Jonico si concentravano, in particolare, gli affari dei cosiddetti “diavoli” della cosca calabrese in ragione di un legame con il territorio lucano risalente già agli anni ‘80 e ‘90 quando alcuni elementi erano stati confinati proprio a Policoro «dove avevano continuato a delinquere, stringendo dei legami con esponenti della criminalità organizzata locale».
I risvolti investigativi hanno fotografato l’immagine di una Regione quale crocevia degli affari della ‘ndrangheta e in modo particolare il metapontino come un territorio considerato una vera e propria area di pertinenza di alcune ‘ndrine calabresi. La Dia si sofferma anche sulla Covd economy lucana. L’attuale crisi sanitaria causata dalla pandemia potrebbe avere ripercussioni sul tessuto economico imprenditoriale con un conseguente rischio di contaminazione dei diversi settori commerciali. È quanto emerge dalla lettura dei diversi provvedimenti interdittivi emessi nel semestre dai Prefetti di Potenza e di Matera nei confronti di imprese operanti prevalentemente nei comparti dell’edilizia e della manutenzione di fabbricati, dell’autotrasporto di merci per conto terzi, del movimento terra e in genere delle attività di servizi.
Ulteriori approfondimenti nell’edizione di Cronache Lucane