MORIRE SOFFOCATI CON UN PEZZO DI PIZZA
Lettere lucane
Un uomo di 85 anni, originario di Marsicovetere, è morto a Novara – dove risedeva – soffocato da un pezzo di pizza. Leggere questa notizia mi ha confermato per l’ennesima volta quanto sia stupida la vita. Non tutti sono consapevoli fino in fondo di questa mortalità così reale, e infatti si tende a sacralizzare sempre di più la vita, in tal modo rendendola ancora più fragile, perché ci si illude che la vita possa davvero avere una sua grandezza. E invece no: una vita così crudelmente contigua con la morte non è mai grande, ma misera, benché piena di miracoli inaspettati e di sospensioni magiche. Nell’estate del 2009 andai a Capri – a un festival – invitato dal compianto Claudio Angelini. Vi andai con la madre dei miei figli e con Claudio, che aveva quattro anni – Anna sarebbe nata nel 2012. Durante un pranzo, non distante dalla famosa piazzetta – ricordo che era un ristorante coperto da materiale trasparente, e dunque ben visibile dall’esterno – mio figlio iniziò a dare segni di soffocamento. All’epoca andava pazzo per i calamari fritti e, nonostante gli dicessi sempre di masticare lentamente, tendeva a ingoiarli con avidità. Ebbene, un tondello di calamaro si bloccò in gola; e così, attimo dopo attimo, io vidi mio figlio prima rimanere senza fiato, poi rosso, infine paonazzo. Rimasi come inebetito, paralizzato dal terrore. E ricordo che pensai questo: “Mio figlio sta morendo”. Non sapevamo cosa fare – solo dopo apprendemmo la manovra che bisogna fare in simili casi. Di colpo entrò nel ristorante un uomo – che evidentemente aveva visto la scena dall’esterno. Prese Claudio in braccio, lo tenne a pancia in giù e gli diede alcuni colpi sulla spalla. Mio figlio sputò il calamaro e si salvò. Quell’uomo – un angelo – aveva salvato mio figlio. Ma in un attimo scomparve. Chi era? Non l’ho mai saputo. Nemmeno “grazie” potei dire a quell’uomo che era stato più veloce della morte.