SE LA POLITICA È LA SOMMA DI TANTI “CASI PERSONALI”
Lettere lucane
In un’epoca di individualismi e narcisismi come questa, la democrazia soffre molto. La politica è una difficile sintesi tra interessi di parte e gruppi contrapposti dialetticamente. Ma se la politica diventa una sommatoria di casi personali, la democrazia va in affanno, e il governo delle maggioranze diventa una sfiancante trattativa per “accontentare” tutti. Sto seguendo le cronache sulle crisi in atto alla Regione Basilicata e al Comune di Matera, ma tra le righe non leggo mai dissidi programmatici, ideologici e culturali, bensì capricci, ambizioni, insoddisfazioni, arrivismi. Appunto, narcisismi. Tutti si sentono sottostimati, e tutti sentono di aver avuto poco rispetto al proprio valore. È tutto uno sprecare energie preziose per capire a chi tocca un assessorato o un ente subregionale, una commissione o un incarico; e guai se qualcuno non viene “accontentato”, perché subito inizia la girandola dei ricatti e delle minacce. Mi si dirà: la politica è questo. No, la politica non è questo. La politica è collegialità, è sapersi mettere a disposizione di un progetto senza personalizzare ogni cosa, è unirsi convintamente intorno a una missione senza far prevalere interessi personali, smanie di protagonismo, nevrosi mai risolte da arrampicatori sociali. Insomma, la politica non può essere una psicanalisi pagata dai noi contribuenti. Leggo discorsi e articoli e non sento mai uno sforzo teorico e programmatico; vedo solo piccoli leader – piccoli piccoli, ognuno col suo piccolo codazzo – sgomitare, sbattere i pugni sul tavolo, lanciare ultimatum, minacciare crisi e abbandoni. Come fosse, la politica, il loro caso personale – e come fosse, la democrazia, una sommatoria di casi personali. Se la politica diventa palcoscenico psicanalitico di chi deve dimostrare di essere il migliore la democrazia si blocca, e il governo si fa debole, impaurito e sfilacciato.