“L’ALTRA ITALIA”, L’INCHIESTA “CANDIDOPOLI” DAL VENETO ARRIVA DRITTA IN BASILICATA
Amministrative 2020, Cersosimo e Carbone (dove si sono ricandidati): 7 misure cautelari per i vertici del Movimento
Liste clonate, candidati che non sapevano di esserlo, consiglieri comunali fantasma: tocca anche la Basilicata, l’inchiesta “Candidopoli”, condotta dalla Guardia di Finanza di Padova su mandato della Procura di Rovigo, che ha scoperchiato lo strano sistema elettorale orchestrato da “L’Altra Italia”, un movimento politico che si è presentato in numerose contese elettorali locali.
IL CASO CARBONE: L’ALTRA ITALIAC’È PURE QUEST’ANNO
Dal Nord, Veneto, al Sud, Basilicata: precisamente Cersosimo e Carbone. Proprio a Carbone, il prossimo ottobre, è previsto il ritorno alle urne per le amministrative, poichè nel settembre dell’anno scorso, appena eletti, 7 dei 10 consiglieri comunali si erano dimessi non lasciando così alternative al Prefetto di Potenza, Annunziato Vardè, che ha proceduto con la nomina di un Commissario prefettizio. Nell’occasione, ad essere eletto sindaco, con 78 voti, Vincenzo Scavello, residente in Sicilia, che guidava la lista “Onesti e liberi”. Il suo rivale elettorale, era invece il capolista leccese Antonio De Lorenzo, di “L’Altra Italia”.
Anche alle amministrative del prossimo ottobre, a Carbone, L’Altra Italia c’è: candidato sindaco, Saverio Siorini originario di i San Giovanni Rotondo. Tornando all’inchiesta veneta, i finanzieri hanno eseguito nelle province di Foggia, Lecce e Rovigo, un’ordinanza con 7 misure cautelari personali, emessa nei confronti dei vertici del movimento politico. Agli arresti domiciliari è finito il fondatore, nonché segretario nazionale Mino Cartelli.
Nel 2020 in Puglia sosteneva la candidatura di Raffaele Fitto alla presidenza regionale. Per 4 persone è stato emesso l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre 2 consiglieri comunali autenticatori, tra cui il vigile urbano Francesco Foti, presidente del movimento e consigliere comunale a Barbona, hanno ricevuto la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di pubbliche funzioni per 12 mesi. L’altro consigliere è Gianluca Tritiello di Lecce.
Destinatari dell’obbligo a presentarsi anche Franco Merafina di Cerignola e Felicetta Tartaglia di San Paolo di Civitate. In totale sono state denunciate 15 persone, sia membri del direttivo di “L’Altra Italia”, sia pubblici ufficiali compiacenti per violazione del Testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali. Le indagini sono cominciate nel 2020. I primi accertamenti avevano permesso agli investigatori di verificare come nel corso delle tornate elettorali per la nomina di sindaco e consigliere comunale a Barbona e Vighizzolo d’Este, in provincia di Padova, maggio 2019 e settembre 2020, «il movimento politico avesse presentato liste di candidati formate da soggetti iscritti, nella maggioranza dei casi, a loro insaputa».
La Procura di Rovigo, competente per territorio, aveva esteso le indagini agli altri 21 Comuni dove il movimento politico aveva presentato i propri candidati nel settembre 2020. Oltre ai comuni lucani di Carbone e Cersosimo, gli altri si trovano nelle province di Alessandria, Asti, Belluno, Bergamo, Campobasso, Catanzaro, Co-senza, Genova, Imperia, Isernia, Perugia, Pisa, Savona, Vibo Valentia e Vicenza.
LA NON CASUALITÀ DELLA SCELTA DI CANDIDATURE INCOMUNI SOTTO I MILLE ABITANTI
Non è un caso che tutti i comuni abbiano una popolazione inferiore ai 1.000 abitanti perché in quel caso la normativa prevede una procedura semplificata per le candidature. L’articolata attività investigativa, condotta, peraltro, con l’ausilio delle attività tecniche e raccogliendo le testimonianze di oltre cento candidati, si è concretizzata nell’esecuzione di molteplici perquisizioni domiciliari, eseguite nei territori delle Regio-ni Veneto e Puglia, nonché mediante acquisizioni documentali presso le commissioni circondariali elettorali dei 23 Comuni complessivamente interessati.
I CANDIDATI A LORO INSAPUTAE QUELLIULTRA 80 ENNI
Più nel dettaglio, le liste elettorali e la documentazione di supporto sono risultate, all’atto della presentazione, artatamente falsificate, in quanto gran parte dei soggetti ivi riportati era ignaro della propria iscrizione ovvero disconosceva del tutto il movimento politico e le relative sottoscrizioni.
I candidati, residenti principalmente nel foggiano e nel leccese, hanno dichiarato di non essersi mai recati nelle province di Padova e di Rieti, luoghi in cui avrebbero apposto le proprie firme, sconfessando, peraltro, di conoscere i relativi pubblici ufficiali autenticatori.
È emerso, altresì, come questi ultimi, in occasione delle precedenti consultazioni amministrative, fossero già stati eletti, quali consiglieri comunali, in rappresentanza del movimento in questione e che, nei giorni in cui sono avvenute le autentiche di firma, si trovavano in località del tutto incompatibili con quelle di esercizio della carica.
Taluni dei candidati «inconsapevoli, oltre a non aver alcun radicamento territoriale con i luoghi ove le liste erano state presentate, hanno formalmente querelato i responsabili del movimento per tali fatti». Inoltre, è stato verificato che in lista sono stati iscritti anziani ultraottantenni o persone con forti disabilità fisiche, presentati per la nomina a consigliere comunale in località distanti migliaia di chilometri dalla propria residenza.
GLI ELETTI RIFIUTAVANO LA CARICA: COMUNE COMMISSARIATO
Altro aspetto di assoluta criticità è che alcuni candidati, hanno spiegato gli investigatori, è che dopo essere stati eletti a loro insaputa nei consigli comunali, hanno successivamente rifiutato la carica, così ponendo l’Ente locale a rischio di commissariamento, con evidenti gravi ripercussioni sull’intero ordine democratico.
IL TRUCCOE LO SCOPO
Le evidenze investigative hanno permesso di comprendere come l’obiettivo principale del movimento fosse quello di presentare candidature in piccole realtà territoriali dove, approfittando della specifica normativa settoriale , vi era una buona probabilità di eleggere un proprio rappresentante per ottenere una visibilità sull’intero territorio nazionale, in modo da far accrescere il con-senso per le successive consultazioni elettorali. All’esito delle articolate indagini svolte, i Finanzieri della Compagnia di Este hanno segnalato alla Procura della Repubblica di Rovigo i 15 principali responsabili, che, a vario titolo, hanno concorso alla formazione e alla presentazione di false liste di candidati presso 23 amministrazioni locali insistenti su tutto il territorio nazionale.
La predisposizione di «false liste di candidati» risulta essere, difatti, «grave-mente lesiva dei diritti elettorali di ogni cittadino, poiché, intervenendo in una fase antecedente rispetto alle operazioni di voto, incide sulla manifestazione di diritti costituzionalmente riconosciuti in maniera persino maggiore rispetto ad altre mere alterazioni, quali, ad esempio, una singola scheda o un certificato elettorale, con il risultato di sovvertire l’esito dell’intera votazione: il libero esercizio del diritto di voto viene sostanzialmente minato dalla indicazione di falsi candidati, a favore dei quali il cittadino ha espresso inutilmente la propria preferenza». L’attività investigativa svolta nello specifico settore, hanno inteso sottolineare gli inquirenti e gli investigatori dell’inchiesta “Candidopoli”, «testimonia l’impegno dell’Autorità Giudiziaria e della Guardia di Finanza volto a salvaguardare il regolare svolgimento delle operazioni elettorali, in ossequio al principio di rappresentanza democratica, e il libero ed efficace esercizio del diritto di voto».