I CAPRICCI PADRONALI DELL’ASSESSORE CUPPARO
Lettere lucane
Nella giunta regionale siede un politico assai singolare. Si chiama Francesco Cupparo. È un imprenditore ruvido, che minaccia facilmente querele, e che, se contrariato, usa spesso toni aggressivi e autoritari. Non che gli manchi pragmatismo, ma probabilmente nessuno gli ha ancora spiegato che una cosa è alzare la voce in azienda, e altra cosa è farlo nelle istituzioni. Le cariche elettive sono transitorie – in verità tutto è transitorio su questa terra – ma le cariche elettive lo sono ancora di più, e chi le occupa per un determinato periodo deve essere rispettoso nella forma e nella sostanza finanche con chi esprime legittimo dissenso. Cupparo, invece, tende un po’ a fare il padrone. E i padroni creano malumore e contrarietà, anche se in apparenza tutti ti blandiscono per interesse o per non avere rogne. Ecco, è bene che l’assessore Cupparo sappia una cosa: le due “finte” dimissioni che ha annunciato in pompa magna, e poi puntualmente ritirate alla chetichella, non sono state molto apprezzate. Sono in molti a dire che sono segno di capriccisioità e di un modo di agire istintivo e pre-politico. Ma la cosa più grave è che queste dimissioni “finte” non solo hanno fatto perdere tempo al sistema mediatico e alla stessa politica, ma non sono mai state davvero discusse e spiegate pubblicamente con trasparenza. E dunque sono rimaste avvolte in un’aria opaca, instillando il sospetto che siano solo armi di pressione. Hai deciso di rassegnare “irrevocabili dimissioni”? E sii coerente, dimettiti. E invece no. Ogni volta lo stesso attendismo. Per poi alla fine scoprire che si è trattato di uno scherzo. Non è serio, ecco. Ed è frutto di una personalità abituata ad avere capricciosamente tutto quello che vuole. Un po’ di maturità in più non guasterebbe, visto che migliaia di lucani ti hanno dato il voto non certo per seguire col fiato sospeso le tue insondabili nevrosi.