DA VECCHIO SARÒ ACCUDITO DA UN ROBOT?
Lettere lucane
Amazon ha presentato Astro, un robot domestico che svolgerà numerose funzioni nelle case di chi deciderà di acquistarlo. Che dire? Noto che troppi usano a cuor leggero – e con una certa enfasi conformistica – parole come “intelligenza artificiale”, “robotica”, “transizione digitale”, mentre pochi s’interrogano seriamente – senza luddismi o conservatorismi aristocratici – sugli effetti che queste “innovazioni” portano e porteranno nelle nostre vite intime, psicologiche, spirituali, affettive. Qualche mese fa ho letto le dichiarazioni di un medico che valutava positivamente il fatto che in futuro saranno i robot a occuparsi degli anziani malati. Ora, poiché tra gli anziani del futuro ci sarò pure io – sempre che non muoia prima – mi si permetta di guardare con orrore e preoccupazione a questa deriva tecnologica post-umana. Non ho mai creduto fino in fondo alla funzione salvifica della famiglia e della comunità – sento qualcosa di asfissiante, nei “sistemi chiusi” – ma da qui a costruire una società digitalizzata e robotizzante ce ne corre. E dunque non m’immagino certo – da anziano e da malato – circondato da nipoti, pronipoti, figli, generi e nuore; ma nemmeno m’immagino accudito da un robot di Amazon che magari, per blandirmi, declamerà le poesie di Scotellaro con voce metallica. Non so come dirlo, ma so che stiamo fabbricando con la nostra intelligenza qualcosa di orribile, che sovvertirà nell’arco di pochi anni la nostra stessa concezione umanistica. Non si tratta di opporsi all’evoluzione tecnologica, bensì di non permettere alla tecnologia di svuotare di senso la nostra vita – e il senso della vita è sempre nel contatto con gli altri, anche quando gli altri, come diceva Sartre, sono l’inferno. Può anche darsi che la digitalizzazione e la robotica risolveranno tanti problemi della nostra vita pratica. Ma il senso, il calore, quello possiamo darcelo soltanto tra noi umani.
