IL “CASO LUCANO” E L’USO POLITICO DELLA GIUSTIZIA
Lettere lucane
Sinceramente mi sento abbastanza garantito, dalla giustizia italiana. Anche se non mancano distorsioni gravi: una certa politicizzazione di una minoranza della magistratura, i tempi estremamente lenti e, sopratutto, l’uso che il sistema mediatico fa delle indagini e dei processi, anche grazie alle troppe “veline” che escono dalle Procure. Sul caso di Mimmo Lucano dico che non si può gridare allo scandalo per una sentenza durissima solo perché si condividono idee e azioni politiche dell’imputato, e tacere quando le condanne durissime arrivano per gli avversari. O si è garantisti sempre o non lo si è mai. O si ha fiducia nella magistratura sempre o non la si ha mai. Non ho elementi per esprimere un giudizio sulla sentenza di condanna a Lucano. Personalmente parto dal presupposto che la magistratura sia imparziale. E, se non lo è, allora bisogna riabilitare quanti sono stati sputtanati con giubilo forcaiolo per anni e poi, nel momento dell’assoluzione, trattati con indifferenza. Oppure la magistratura è buona quando colpisce gli avversarsi ed è repressiva e “malata” quando condanna persone che la pensano come noi? In Basilicata abbiamo avuto stagioni durissime, dal punto di vista del giustizialismo. Pur essendo sempre stato molto virulento col “sistema Basilicata”, non ho mai utilizzato indagini o condanne in primo o secondo grado per aggredire coloro che criticavo. Lo scontro è sempre avvenuto sul piano delle opinioni politiche. Tutto il contrario di ciò che ha fatto la sinistra non garantista, che ora accusa duramente i magistrati di Locri che hanno condannato Lucano. Ma se davvero si ritiene la magistratura “malata”, allora valga anche per tutti gli avversari – e sono migliaia – che dal 1992 a oggi sono stati sbattuti in prima pagina come mostri e distrutti umanamente. Salvo essere assolti, nella stragrande maggioranza dei casi, in un colpevole silenzio.