LA COERENZA COL “MAI GIUSTIZIALISTI” MA CONTRO LA MALAPOLITICA SEMPRE
È però il momento che Bardi azzeri tutto e riparta con un nuovo assetto o è meglio che ascolti i fatti e i lucani: vada a casa
POTENZA. Le migliaia di assidui lettori del nostro giornale conoscono bene la nostra linea editoriale. Sanno che non siamo garantisti a giorni alterni. Che alla politica però non facciamo sconti sugli obbrobri della gestione. Una gestione che di questi tempi, specie in Viale Verrastro, lascia molto a desiderare, per utilizzare un benevolo eufemismo. Ma sulle molteplici inchieste della magistratura potentina e non, pur essendo molto aggiornati dai tanti rumors, e non solo, abbiamo scelto di attendere che sia terminato il formidabile lavoro in corso della magistratura. Sì, abbiamo scritto “formidabile”. Per-ché si sta approfondendo il tutto davvero laicamente e con un unico faro ispiratore: quello della Giustizia. In altri tempi, con tanta ciccia al fuoco, staremmo già parlando di mirabolanti conferenze stampa e provvedimenti eclatanti, conclusisi poi col nulla.
SUPERFICIALITÀ, SPOCCHIA E SPREGIUDICATEZZA
Troppe, tante le iscrizioni e le notizie di reato che circolano intorno a Bardi. A quanto si capirebbe il suo cerchio magico, campano e non solo, è sotto stretta “osservazione”. Ecco perché al momento non ci occupiamo del lavoro delle Procure. Attendiamo l’esito dell’attività degli inquirenti. Ma una cosa è certa: non ci fermeremo nel denunciare tutti i giorni quei fatti e quegli eventi che spesso poi finiscono al vaglio di chi di competenza. Perché per essere benevoli, nella gestione della cosa pubblica in Basilicata, da quando Bardi è presidente, c’è una superficialità assoluta. Gente inesperta, impreparata e qualche volta anche spregiudicata. Sarebbe facile per noi dire oggi anche composta da “nani e ballerine”. Ma non è questa la nostra linea. Bardi dovrebbe andare a casa, non per le inchieste giudiziarie e per i risvolti che si potrebbero avere a breve, ma per-ché è politicamente inadeguato. È stata incapace di costruire una squadra che lavorasse nell’interesse della Basilicata. Troppa gente inadeguata al ruolo e troppo spesso proveniente da fuori regione. Magari proveniente da terre in cui certi fatti sono solo pettegolezzi e non notizie di rea-to.
IL DIVIDI ET IMPERA CHEFUNZIONA IN CASERMA,MA NON IN POLITICA
Bardi troppo spesso ha confuso la Regione come le caserme che dirigeva. Utilizzando il modus operandi del dividi et impera. Mettendo l’uno contro l’altro i suoi collaboratori. Strategia che se in una caserma paga, perché così il generale può avere informazioni su tutti i suoi collaboratori giacché ognuno va a fare il pettegolo dell’altro, non paga di certo in politica. Dove non si è in caserma e i panni sporchi si lavano in casa, ma quei pettegolezzi piuttosto finiscono in una caserma che si occupa di approfondirli. Ma questo è un filone che ci interessa poco, leggeremo nei prossimi mesi ciò che si è consumato all’ombra della casa di vetro, a questo punto opaco, costruita da quelli che dovevano essere il “cambiamento”.
O SI AZZERA TUTTO O MEGLIO ANDARE A CASA
Bardi se non cambia registro è bene che si dimetta, prima che venga spazzato via dalla storia, dai fatti e dalle, chiamiamole così, contingenze. Un generale non annuncia le cose che farà, ma lei fa e poi forse le annuncia. Bardi invece va avanti ad annunci mai realizzati, ormai da mesi. Dai 3000 tamponi al giorno annunciati in piena pandemia e mai eseguiti, fino ai segnali che dovevano arrivare chiari, promessi qualche settimana fa, per porre rimedio ad «un’etica ed estetica della politica ormai decaduta». Quali sono stati questi segnali? Nessuno! Finanche i direttori generali decaduti con la legge “Pieni poteri” non sono stati nominati. Gli uffici sono paralizzati perché in assenza della nomina dei nuovi direttori, non si possono consentire le mobilità per andare a riequilibrare pensionamenti e spostamenti. La Giunta che doveva essere rivista, viene rimandata a dopo il voto e probabilmente sarà rimandata ancora.
IL MONITO DELLA CGIL:«ASSUMERSI LE RESPONSABILITÀ»
In tal senso anche il monito del segretario regionale della Cgil, Summa che ha dichiarato: «È l’ora di assumersi la responsabilità di governare questa regione. A distanza di due anni e mezzo siamo nel pieno di una crisi politica della maggioranza di governo. Una crisi ben più ampia rispetto ai numeri e alle varie quadrature politiche di assetto e di potere. È una crisi di classe dirigente, di progetto, di profilo politico».
Summa ha poi rincarato la dose: «È evidente che sta a chi ha la responsabilità politica decidere se mettere al centro gli interessi generali o quelli personali e dal profilo delle scelte che il governo regionale farà scaturiranno anche le scelte, ferme e decise, del movimento sindacale».
LA FIGURACCIA DELLA GESTIONE DIMISSIONI CUPPARO
Ed in effetti, nei bar, nelle piazze e nei barbieri lucani non si parla d’altro. Della figuraccia fatta con Cupparo, lo ripetiamo al netto delle tante inchieste, forse troppe, che riguardano l’assessore eterno dimissionario. Che figuraccia vedere le sue dimissioni qualche mese fa senza che ad esse abbia fatto alcun seguito. Che figuraccia che queste dimissioni siano diventate il mese scorso irrevocabili. Così “irrevocabili” che lui è ancora lì e fa l’assessore. Con un presidente “struzzo” che anziché parlare ai lucani, spiegargli cosa sta succedendo, fare – non diciamo una conferenza stampa come avrebbe fatto il buon De Luca in Campania dopo un secondo, ma almeno un comunicato chiaro per spiegare ciò che sta accadendo. Invece lui fugge, fugge nel silenzio o in qualche anatema sibillino lanciato qua e là, come l’ultima volta in Consiglio regionale. Ecco quindi che Bardi, prima che sia troppo tardi, è il momento che si renda conto che questa “banda musicale” non può governare la Basilicata e se non ha la forza di cambiare tutto, nulla escluso, allora è meglio che si faccia da parte. Lo chiedono le circostanze, lo chiedono i lucani nelle piazze. Ma lui nella sua “torre d’avorio” non pare non sentire il sentimento popolare che ogni giorno monta sempre di più con ribrezzo.