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LA TRIASSI RISPEDITA AL MITTENTE IL CSM LA RIMANDA A POTENZA

Questa volta per “punizione”, andrà alla Procura generale. Ma il suo ruolo è compatibile con il Tribunale potentino?

La faida interna alla Procura di Nola vede cadere il pezzo principale della diatriba :il Procuratore Laura Triassi, viene trasferito “per punizione” alla Procura Generale presso la Corte di Appello di Potenza dove sarà Sostituto. Un ritorno a Potenza dove era stata Procuratore aggiunto. Ma questa volta per “punizione”. La decisione è giunta dalla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura che ha dato ragione a dodici sostituti della Procura di Nola che avevano accusato il magistrato di attuare una «gestione verticistica» dell’ufficio.
Un esposto che ha visto schierarsi a favore dei Sostituti “ribelli” anche altri duecento colleghi di tutta Italia assieme al Guardasigilli Marta Cartabia che proprio sulla vicenda si era espressa contro la Triassi. A firmare quell’esposto, anche altre ventitré persone, tutte in servizio presso gli uffici amministrativi. La decisione di Palazzo dei Marescialli è stata adottata dopo l’ultima udienza del 16 settembre scorso e dopo che lo stesso Csm si era espresso con parere differente, in attesa di definizione del procedimento disciplinare a suo carico. Triassi quindi non può restare a Nola perché la sua presenza potrebbe pregiudicare ancora le funzionalità dell’ufficio.

LE ORIGINI DELLA VICENDA E LE ACCUSE PESANTI

La Procura di Nola, secondo le denunzie che hanno portato alla decisione di rimuoverla, sarebbe stata destabilizzata dagli atteggiamenti tenuti dalla Triassi e dal Procuratore aggiunto Stefania Castaldi trasferita ad agosto alla Procura di Santa Maria Capua Vetere.
Atteggiamenti che avrebbero generato «un profondo disagio». A supporto di quelle accuse, ben sedici ore di registrazione delle conversazioni che la Triassi teneva con i suoi Sostituti. Atteggiamenti che avrebbe utilizzato anche nei confronti di alcuni militari dell’Arma dei Carabinieri poco graditi alla Procuratrice partenopea e per i quali ella stessa si sarebbe animata di proporre dei trasferimenti. Chi finiva nel mirino della Triassi era segnato. I vertici dell’Arma campana e del Comando Provinciale partenopeo avrebbero rimostrato una seria difficoltà di interlocuzione con la Triassi che non avrebbe perso occasione per criticare il lavoro dei Carabinieri del nolano, i cui ufficiali sarebbero stati ritenuti dal Procuratore poco adeguati al ruolo professionale ed al luogo in cui operavano. La Triassi avrebbe per giunta preparato un dossier con tutti gli ‘errori’ commessi dagli Ufficiali e dai militari. Un dossier che minacciava di presentare ‘a chi di competenza’. E difatti, più volte avrebbe avuto contatti con un suo interlocutore ai vertici dell’Arma per provare a far trasferire gli Ufficiali che non le garbavano.

ANCHE QUANDO ERA A POTENZA FINÌ A CARTE BOLLATE
Il connubio Triassi-carte bollate è da sempre molto forte: era Sostituto a Potenza, per un periodo mancando sia il Procuratore che un suo Aggiunto, ha svolto anche le mansioni di facente funzione in quanto Sostituto più anziano, ma voleva il ruolo di Procuratore andato a poi a Francesco Curcio. Ma era in guerra anche con Raffaello Falcone che aspirava ed ha poi ottenuto il ruolo di Aggiunto alla Procura di Napoli e con Annamaria Lucchetta in servizio alla Procura di Nola ma trasferita poi ‘extraordinem’ alla Procura di Napoli ed il cui posto è stato consegnato nelle mani della Triassi. Le origini della vicenda incrociamo sempre Potenza anche per questo. Quattro anni fa, nel 2017, la Triassi era in corsa per tre incarichi direttivi e semidirettivi che si conclusero con un nulla di fatto per varie ragioni e da cui partirono i primi ricorsi da parte del magistrato napoletano. A quei ricorsi Tar del Lazio e Consiglio di Stato dettero parere positivo annullando le decisioni del Csm. Nel frattempo l’organo di autogoverno della magistratura da appena sei mesi aveva una nuova composi-zione e proprio in quel momento storico, le decisioni del Consiglio di Stato vennero contestate da Luca Palamara e da altri ex Consiglieri del Csm ipotizzando proprio un intervento del Presidente Sergio Mattarella sulla questione Triassi che, giunta a Nola, vide partire una serie di contestazioni da parte dei suoi Sostituti. Faide che hanno portato al trasferimento ed alla restituzione al mittente della Triassi. Ora la domanda lecita che viene da farsi è come mai è stata rispedita al mittente a Potenza. Vero è che è un sostituto Procuratore generale ha funzione abbastanza limitate sulle azioni cogenti, ma è anche vero che lei è andata via da Potenza proprio a seguito di ricorsi contro l’attuale vertice della Procura. Ma anche senza voler considerare questo, il rapporto con i colleghi non è mai stato idilliaco. A questo si aggiunga che nel 90% dei fascicoli sarebbe incompatibile. Perché presso la Corte di Appello di Potenza passano i ricorsi avverso le sentenze di primo grado, molte delle quali hanno visto lei come pm. Può l’accusa in secondo grado essere rappresentata dal-la stessa persona fisica del primo?

NUMEROSE FAIDE PER LA TRIASSI
Tornando a Nola, la marcata in-compatibilità della Procuratrice Triassi sta non solo nel non aver come dicono gli atti – saputo gestire il suo ufficio creando situa-zioni spiacevoli di contrasto con i collaboratori, siano essi magistrati o militari dell’Arma, o personale amministrativo. A compromettere la permanenza della Triassi a Nola, sarebbe stato anche il suo modus operandi come inquirente. A galla emerse anche segnalazioni in merito ad alcuni suoi interrogatori, con alcuni indagati su vicende marginali, ritenuti al limite per il suo modo di porsi. Accuse che la Triassi avrebbe giustificato con il fatto di avere un tono di voce molto alto, circostanza che non tutti reputerebbero veritiera. Un caso in particolare, tra i tanti messi in luce nell’esposto, sarebbe emerso dalle lamentele dei suoi Sostituti e avrebbe riguardato gli atteggiamenti utilizzati verso Ciro Migliore, fidanzato trans di Paola Gaglione, morta a Caivano nel-la notte tra il 10 e l’11 settembre del 2020 cadendo dallo scooter inseguito dal fratello di lei che non condivideva la relazione omosessuale. La Triassi avrebbe identificato quel caso, quell’omicidio drammatico, con l’etichettatura «o caso d’o ricchion», ridicolizzando anche l’operato della Sostituta a cui era affidata la trattazione della vicenda ed alla quale in più di un’occasione Triassi avrebbe chiesto con toni poco felici se potesse essere interessata sessualmente al transgender Ciro Migliore. Ma non solo questo: la Triassi se la sarebbe presa anche con le magistrate e le addette ai servizi amministrativi del tribunale di Nola che rimanevano incinte. Sarebbero partite in quei casi frasi offensive, dispregiative e lesive della dignità femminile. Laura Triassi fa sapere che impugnerà in Cassazione la decisione di Palazzo dei Marescialli attraverso un ricorso del suo legale, l’avvocato Domenico Mariani. Per il momento dunque l’esperienza della Triassi a Nola sembra concludersi così com’era cominciata, con una guerra a suon di carte bollate. Intanto però il suo arrivo, in attesa delle decisioni sull’eventuale ricorso, a Potenza potrebbe materializzarsi a breve. Con molta preoccupazione degli addetti ai lavori.

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