IL CIVISMO HA BATTUTO LA POLITICA: ROTTAMATE LE BANDIERE E I SIMBOLI
MELFI Emblematico il caso Maglione, ma nei 3 schieramenti in competizione, per i partiti tradizionali sonora battuta d’arresto
MELFI. A Melfi ha vinto, anzi stravinto il civismo, mentre i partiti tradizionali, in tutti e tre gli schieramenti in corsa, hanno subito una sonora battuta d’arresto. In linea con la tendenza nazionale che ha registrato, nelle competizioni amministrative, un forte calo dei consensi per i partiti, le liste civiche di Melfi hanno fatto il pieno, con ben sette consiglieri eletti su dieci nello schieramento del sindaco Maglione. Si tratta di Cinzia Navazio, Alessandro Desina e Raffaella Lucido per la Lista Cuore Giallo Verde, Vincenzo Destino e Giovanna Simonetti per Melfi Libera e Democratica e Michele Fontana e Alfonso Ernesto Navazio per Noi per Melfi.
Dei partiti tradizionali ha retto bene solo Forza Italia, che riesce ad esprimere due consiglieri, Francesco Antonio Mattia e Lorenzina Teresa Sedile.
La Lega porta, per la prima vol-ta, in aula Nitti Bovet un proprio consigliere con Maria Delli Gatti, risultato storico per il partito di Salvini a Melfi ma probabilmente inferiore alle aspettative. Non vi è nessun eletto, invece, nella lista di Fratelli d’Italia partito per il quale l’Assise di Piazzale Festa Campanile resta ancora una volta preclusa.
Aveva, dunque, ragione il sindaco Maglione che in campagna elettorale ha puntato molto sul movimento civico e sul fermento che tali liste hanno sollevato in sostegno della sua candidatura. Le bandiere e i simboli non costituiscono più il carro motrice delle campagne elettorali e, per certi versi, potrebbero anche aver penalizzato gli schieramenti sconfitti che hanno fatto leva principalmente sui contrassegni e sull’ascendente delle formazioni politiche tradizionali.
Nello schieramento di Luigi Simonetti, che esce a pezzi da questa tornata elettorale, il Partito democratico porta in Consiglio comunale, sebbene dal lato dell’opposizione, Angela Di Lalla e Vincenzo Bufano.
Il Partito democratico nato nel 2008 a Melfi ha partecipato alle elezioni del 2011 del 2016 e questa del 2021.
Ebbene all’ultima tornata elettorale si è raggiunto il peggior risultato di sempre.
Le scelte caldeggiate da Simonetti che poi ha lasciato tutti nel fratricida “si salvi chi può” hanno partorito un tale disastro. Passiamo al Partito socialista italiano, che a Melfi manteneva una sua roccaforte e che riesce a portare un solo consigliere nella per-sona del sindaco uscente Livio Valvano.
Qui si evidenzia la scissione della scelta “verde” di Pietrantuono pagata ad un prezzo altissimo. Si registra infatti uno dei peggiori risultati di sempre del Psi. Un eletto anche nella lista del Centro democratico con Carmine Pio Flammia, mentre restano escluse le liste Europa verde e Piazza Melfi.
Il Movimento cinquestelle sarà rappresentato nell’aula consiliare solo dalla candidata sindaco, Alessia Araneo.
In linea con la parabola discendente dei pentastellati sia in regione sia a livello nazionale, la lista pentastellata non ha sfondato.
Nel risultato del 15,20%, raggiunto dalla candidata sindaco, vi è tanto voto disgiunto.
Il nuovo Consiglio comunale, for-se grazie alla preferenza di genere, registra anche un maggiore equilibrio nella rappresentanza di genere rispetto alla precedente consiliatura con l’ingresso di sette donne a fronte di nove uomini. Infine un’ultima impietosa constatazione che si è evitata durante la campagna elettorale per non condizionare i nostri lettori chiamati al voto di Melfi.
Le offese unite alle provocazioni, il farneticante richiamo ad articoli mai scritti (un fatto davvero mediocre per l’illazione non dimostrata da giovane candidato del Pd) addirittura le minacce ricevute per ben due volte dal redattore sono l’immagine della deriva di una coalizione che è affondata nei consensi e non solo in quelli.
Plauso conclusivo, infine, per i complimenti di Simonetti a Maglione e la dignità del segretario di sezione Pd, Michele D’Adamo. Adesso però si pensi a come ricostruire dalle macerie magari anche facendo dei passi indietro almeno sulle sbagliatissime posi-zioni assunte che hanno portato ad una simile debacle.
I segnali che avevamo più volte lanciato non sono stati raccolti probabilmente perché i buoni consigli non sono mai ben accetti, quando diventano scomodi, sebbene rispondenti alla realtà scevra da faziosità di sorta. Quelle fasulle e totalmente infondate accuse di faziosità sono l’antica-mera del fallimento che si avverte, che incombe e la cui responsabilità si cerca di rimpallare. Ora solo buona fortuna Melfi!