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«NEL FINE SETTIMANA LA NUOVA GIUNTA» IL SOSPETTO DEGLI EQUIVOCI “SPINTANEI”

Assessori innervositi dalle sbavature comunicative del capo Ufficio stampa: la diffidenza aumenta e Cupparo torna a votare le delibere

Il presidente Bardi e i fumosi «segnali di cambiamento»: ben 3 in un solo giorno. Il primo lessicale, il secondo sostanziale e il terzo burocratico. In «ossequio» alla “grande” riforma, la “Pieni Poteri”, i Dipartimenti regionali hanno cambiato denominazione: Direzioni. Il giorno del va-ro del rimpasto dei nuovi Dg, il dimissionario Cupparo da assente in Giunta è, adesso, tornato a votare. Non sui Dg, perchè il terzo «segnale di cambiamento» della indicazione dell’esecutivo regionale, ufficialmente comunicato che «dalla Giunta Regionale della Basilicata sono stati indicati i Direttori generali delle Direzioni», non v’è traccia. Teatrino Regione: gli assessori che sussuravano a Bardi. I nomi, si auspica che almeno loro ci credano, magari glie li avranno detti a voce. A via Verrastro il «cambiamento» di Bardi significa anche questo. Del resto se Cupparo senza minimamente temere perlomeno per la propria reputazione, dopo aver annunciato per 2 volte nello stesso anno le dimissioni, nella seconda occasione aveva anche informato di una presunta e futura conferenza stampa sulle «dimissioni irrevocabili consegnate al presidente» , 48 ore fa è tornato a votare come se nulla fosse, di cosa mai potrebbe stupirsi la cara Contessa verrebbe facile dire. Riguardo al rimpasto dei Dirigenti generali dei Dipartimenti regionali, con buona pace delle terminologie coniate dalla “Pieni poteri”, su tutti il non cambiamento per eccellenza è con ogni probabilità quello della comunicazione. Cambiano i campani, ma le sbavature restano. Quanto scritto da Cronache Lucane riguardo alla commedia degli equivoci sull’espressione «nel fine settimana ci sarà una nuova Giunta», ha trovato ampia conferma il giorno successivo: una Mariniellata. Tanto che, per citare un riscontro concreto, persino il telegiornale regionale di Stato, nel dare la notizia dei Dg ha aggiunto «ma per gli assessori c’è un rinnovamento della Giunta che dovrebbe avvenire già entro la fine della settimana».
Nelle carriere di partito, non si sa cosa insegnino, però con i soldi pubblici, quelli del compenso del patronimico di Aversa, al secolo Mariniello, capo Ufficio stampa della Giun-ta, un po’ più di impegno sarebbe doveroso.
Sarà, oggi Bardi azzera la Giunta? Chi scommettesse anche solo un centesimo, perderebbe pure quello. Errori comunicativi del patronimico.
Poi tutto può succedere, vero è che tra i primi assiomi della comunicazione c’è quello per il quale non è possibile non comunicare, ma da via Verrastro il flusso è zero se non meno che zero.
Nessun avviso, neanche sulle nomine dei Dg, neanche per la stampa. Così come per Mariniello neanche lo sforzo di allegare le fotografie dei nominati. Neanche, come da prassi e consuetudine, i curricula. Nulla di nulla, anche se basilare e da minimo sindacale.
A spiccare, ad ogni modo e per limitare il perimetro, l’assenza di una comunicazione chiara. Sia l’opinione pubblica, che gli stessi ambienti politici, tratti in inganno da quel «nel fine settimana ci sarà una nuova Giunta».
Per quanto Bardi di annunci ne faccia senza badare a spese, la «nuova» Giunta è un’altra riunione di Giunta e non un diverso esecutivo da quello attuale.
Anche ieri, un continuo rincorrersi sulla nuova Giunta. C’è anche chi aveva iniziato a fantasticare sostenendo che l’ex militare Bardi avesse avviato le consultazioni con le parti sociali.
A tutto ciò va aggiunto quel «indicati» che pare aver esarcebato ulteriormente un clima già arroventato, dato che per i Dg Bardi ha bypassato gli assessori concordandoli con i vertici romani.
Agli assessori regionali la sorta di goliardata da caserma, ovvero il fatto di essere sulla graticola e passare nell’opinione pubblica come quelli al capolinea, soprattutto per un difetto di comunicazione dell’Ufficio stampa, non è andato giù.
Hanno anche chiesto un’immediata rettifica che però non è arrivata. Pare sia intervenuto anche il capo di Gabinetto del presidente a dire che non fosse opportuno, fino al punto che qualcuno ha ipotizzato che la svista potesse non essere tale, con l’equivoco di proposito perpetrato. Senza rettifica, il tutto potrebbe celare anche un’altra strategia. Quella del terrore e del divide et impera che il militare in pensione, ma in servizio come forma mentis, da sempre attua.

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