SEQUESTRATI 160 MILA EURO A VACCARO, EX CUSTODE DEL CIMITERO DI POTENZA
INCHIESTA TERRA SATIS Già condannato nel 2020 con l’accusa di corruzione ieri l’azione della Procura: «Cifra dell’illecito arricchimento ottenuto con la vendita di loculi»
POTENZA. Già condannato nel 2020 con l’accusa di corruzione continuata e altro, Vito Vaccaro, ex custode del cimitero monumentale del capoluogo ha visto ieri mettere sotto sequestro 160 mila euro tra conti correnti e beni a lui intestati. Per la Procura, la cifra del sequestro è pari «all’illecito arricchimento frutto delle condotte penali acclarate ottenuto con la vendita dei loculi».
I fatti fanno riferimento alla proposta patrimoniale a firma congiunta del Procuratore Capo Curcio e del Questore di Potenza Romeo.
Durante indagini del 2016 e del 2017 e, successivamente, durante il processo, al termine del quale l’imputato fu condannato per corruzione continuata e altro, emersero «numerosi episodi delittuosi»: secondo l’accusa, l’allora custode del cimitero monumentale «aveva indotto nel tempo soggetti interessati ad acquistare loculi, bene pubblico, e a pagarli come se fossero in regime di monopolio, con cospicue somme di denaro in contanti».
Da alcuni accertamenti «è emersa una sproporzione patrimoniale del nucleo familiare riconducibile a Vaccaro rispetto alle dichiarazioni presentate». Nel processo di primo grado a carico dell’ex custode del cimitero, lo ricordiamo, il gup Lucio Setola ha condannato a 20 anni Vaccaro. Vaccaro è accusato di aver intascato 32mila euro di mazzette in soli 6 mesi di sorveglianza da parte degli agenti della Squadra mobile di Potenza, che documentarono i passaggi di denaro piazzando microfoni e telecamere nel suo ufficio all’ingresso del cimitero monumentale. Stando a quanto emerso dalle indagini l’ex custode, che nel 2017 era finito in carcere per questa vicenda, si sarebbe messo a disposizione di chi non si rassegnava a seppellire il caro estinto nel nuovo cimitero, nella periferia del capoluogo, ed era disposto a pagare fino a 14mila euro, e chi pensava di monetizzare i loculi di cui era concessionario nel vecchio.
Il meccanismo escogitato prevedeva di aggirare il divieto di compravendita di loculi e il regolamento comunale che dall’apertura del nuovo cimitero proibisce ulteriori concessioni in quello vecchio. Il tutto sfruttando le due sanatorie adottate dal Comune nel 1998 e nel 2015, per provare a mettere in regola, dietro pagamento di una penale, i traffici consumati negli anni precedenti.
Vaccaro, in particolare, avrebbe offerto contratti di compravendita “in bianco”, retrodatati a un periodo utile per rientrare nei 2 condoni. Poi avrebbe prodotto materialmente pratiche di sanatorie mai avvenute, riutilizzando marche da bollo dell’epoca, e fotocopiando la firma del dirigente responsabile. Quindi avrebbe inserito il tutto negli archivi dell’amministrazione, in maniera che a un controllo superficiale le carte risultassero in regola.
Vaccaro è stato condannato anche al risarcimento delle parti civili costituite, vale a dire il Comune di Potenza, rappresentato in aula dall’avvocato Leonardo Pace, e Giancarlo Grano, ex dirigente della stessa amministrazione assistito da Gianpaolo Carretta. Una sentenza però a cui il legale di Vaccaro fece subito sapere di voler procedere con una giusta impugnazione in Appello.