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Comparse o protagonisti?

Taccuino del sabato a cura di Enzo Santochirico

Il 29 settembre è stato presentato in anteprima a Matera “No Time to Die”, con la città proiettata sullo schermo per 20 minuti, nella sua versione forse più oleografica ,ma da sicuro record di diffusione nel mondo.

Qualche giorno dopo é toccato al “Nuovo vangelo ” di Milo Rau, anch’esso girato a Matera nel 2019, ad essere presentato in città, con la partecipazione del regista e di Yvan Sagnet, l’interprete di colore di Gesù, che circolerà in circuiti più ristretti, ma sempre ad ampie latitudini. Per quanto si tratti di due film completamente di-versi, non solo per stile e contenuti, ma per caratteristiche produttive, significato e pubblico cui sono destinati, hanno in comune di essere produzioni esitere con una dichiarata vocazione e dimensione internazionale, che assicurerà una ulteriore, diffusa e notevole visibilità a Matera (e alla Basilicata) nel mondo, come già è accaduto in passato, per fare un parallelo, con le pellicole di Pasolini e Mel Gibson. Attingendo sempre all’attualità, va annotato che si sono appena spenti i riflettori sulla seconda edizione del Matera Film Festival (nel cui ambito è stato presentato il film di Milo Rau, d’intesa con la Fondazione Matera Basilicata 2019), che per 9 giorni ha proposto proiezioni, dibattiti, mostre, impreziosito da un cineasta d’eccezione come David Cronenberg, che recita il requiem per il cinema (anche se sembra il consueto annuncio apocalittico sulla fine di libri o dischi), ma al tempo stesso coglie nuove e diverse opzioni e alternative. E, per completare questa rapida mini rassegna, fra una settimana circa tornerà in prima serata tv Imma Tataranni, nella nuova serie, in gran parte girata a Matera, ma anche in altri località della regione, come Irsina, Montescaglioso, Alianello, Viggiano.
Ci sarebbe da gioire se non fosse che sono quattro episodi autonomi e distinti, che – più che essere ricompresi in un quadro unitario e in una prospettiva definita – rendono ancora più rilevante e preoccupante la domanda: in che rapporto stanno Matera e la Basilicata con il cinema?
E, allo stato, la risposta resta «muta d’accento e di pensiero», come canta la famosa aria del Rigoletto di Verdi.
Matera da anni – almeno dal 1949 con il documentario “Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato”di C. Lizzani e dal 1950 con il film “Le due sorelle” di M.Volpe (L. Veglia, La Città e il Cine-ma) – è meta di troupes e produzioni che vengono a girare, in parte o in tutto, film, fiction, documentari, riprese.
Una recente ricerca della FEEM (Fondazione Mattei) su «L‘audiovisivo in Basilicata», curata da Delio Colangelo, stima che fra il 2014 e il 2017 la spesa diretta per produzioni cinematografiche (finanziate e non da fondi regionali) é stata di 10,54 Meuro, mentre l’effetto indiretto sul territorio, ovvero la ricchezza generata nel sistema economico è stata di 15,2 milioni di euro. E la ricerca offre altri dati significativi sui settori di spesa, l’impiego di risorse umane, la localizzazione geografica, con Matera che fa la parte del leone. Eppure in città non c’è un luogo che raccolga, ospiti, renda fruibile i film, il lavoro, le testimonianze, gli oggetti, i costumi, i prodotti dell’attività cinematografica svolta da circa 70 anni, e neanche un circuito cineturistico.
Nelle settimane scorse è stata annunciata a Matera una “Casa del cinema”, che dovrebbe ospitare l’ufficio cinema del Comune e la sede della Lucana Film Commission, ed è un annuncio indubbiamente apprezzabile, ma, per come presentata e l’immobile prescelto, sembra più una sede di burocratica operatività che una di performante creatività.
E la sezione distaccata del Centro sperimentale di cinematografia, annunciata l’anno scorso come operativa da settembre 2021, che fine ha fatto? E uno spazio attrezzato, dove competenze, servizi, tecnologie possono ospitare, accompagnare, preparare attività di produzione e post produzione? Il senz’altro positivo dato offerto nei giorni scorsi sulle produzioni italiane e straniere ospitate a Matera fra l’estate del 2017 e i primi del 2021 – oltre 140, nonostante la pandemia – più che soddisfare e rassicurare, accresce la preoccupazione e il rammarico, archiviandole più come occasioni perse che opportunità colte e valorizzate.
Non sarà possibile avere la Hertfordshire britannica o la Cinecittà italiana, ma né a Matera né in altro sito lucano é stato realizzato neanche un cine porto, prendendo esempio dalla vicina Puglia che ne ha creati ben tre. Non so come funzionino e se è la soluzione giusta, ma costituiscono strutture e occasioni per offrire servizi e radicare competenze e esperienze.
Eppure, già in occasione di una visita a Matera dell’allora Ministro dei Beni culturali Rutelli nel 2007 lanciammo la proposta di uno spazio attrezzato per attività di produzione e postproduzione cinematografica e indicammo anche l’area, quella della ex Barilla (o Padula, se si preferisce) e nel novembre del 2010, insieme agli operatori del settore, in un partecipato incontro alla Camera di Commercio, proponemmo di creare a Matera un polo audiovisivo, la «Cittadella del cinema».
Anche Matera 2019 non ha colto l’occasione per valorizzare questo potenziale culturale e produttivo che accompagna da decenni la città, che rischia sempre di più di assumere le sembianze di una promessa mancata.
E che dire della Lucana Film Commission che, uscita da un lungo e incomprensibile letargo forzato, ad oggi sembra avere ancora organi incompleti, carenza di stanziamenti e assenza di progetti? Quando la varammo nel marzo del 2012 in Regione non ci prefiguramo una vita tanto incerta, grama e stentata (un flaskback personale: da Presidente della I Commissione del Consiglio Regionale riuscii a fare indicare nello Statuto che la sede legale fosse a Matera, ma é rimasto solo scritto lì).
E la cinetica regionale che fine ha fatto, quali attività svolge?
Non sono domande retoriche o polemiche, nè invettive o verdetti.
È che, ancora una volta, siamo l’esempio vivente di una scissione fra potenzialità e sviluppo. È che, per stare alla casistica accennata – l’agente 007 di sua Maestà, una nuova e originale reincarnazione biblica materana, la ripresa delle indagini della più famosa PM d’Italia e i dati economici interessanti delle produzioni cinematografiche -, restano dominanti l’estemporaneità, l’assenza di coordinamento e integrazione, la mancanza di programmi a lungo termine, la penuria di risorse e investimenti, il deficit di visione.
È cosi difficile provare a mettere insieme e ricomporre un mosaico, razionalizzare e rielaborare quello che é avvenuto, disegnare un itinerario per il futuro e percorrerlo con intelligenza, coinvolgimento, determinazione e lungimiranza? Non é arrivato il tempo di abbandonare il ruolo di comparse per diventare protagonisti?
Buon fine settimana.

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