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SALARIO UNIVERSALE E RIDUZIONE DELLA GIORNATA LAVORATIVA: NON SOLO È POSSIBILE, CONVIENE

L’interventi di Angelo Summa Segretario Generale CGIL

“Il reddito minimo o salario universale, affinché ogni persona in questo mondo possa accedere ai beni primari di della vita” è stato l’appello di Papa Francesco ai movimenti popolari. Una battaglia giusta ed equa quella sul salario universale e sulla riduzione della giornata lavorativa, che la Cgil sostiene ormai da anni. Questi temi sono prioritari per il Cigl nel confronto con il Governo. È compito dei governi, infatti, stabilire schemi fiscali e redistributivi affinché la ricchezza di una parte sia condivisa con equità. Redistribuzione che non deve essere un peso a carico della classe media che generalmente, è quella che soffre di più durante le crisi economiche e sociale.
Quanto alla riduzione della giornata lavorativa, occorre analizzarla seriamente per comprendere in che maniera intervenire per una sua riduzione. Nel XIX secolo gli operai lavoravano 12, 14 e 16 ore al giorno e quando conquistarono la giornata lavorativa di 8 ore non si verificò il collasso del paese, come fu erroneamente minacciato dai alcune forse politiche conservatrici e da diversi portatori di interessi economici. Pertanto, lavorare un numero inferiore di ore per consentire a tutti l’accesso al lavoro è aspetto esplorare con urgenza. In Europa ci sono già alcune realtà che applicano modalità di reddito universale e riduzione dell’orario di lavoro che comporta un aumento della circolazione di beni e servizi della capacità di spesa soprattutto per le famiglie medie.
Lavorare meno per lavorare tutti, si diceva un tempo, oggi definito “Fair Working” – lavoro sostenibile -, aumenta le possibilità di accesso al lavoro, diritto cardine della Costituzione Repubblicana, compresso dalle pretese del mercato.
Un schema di approccio al lavoro sostenibile avrebbe una serie di vantaggi immediati quali: la diminuzione dei livelli di stress con riduzione degli incidenti sul lavoro – ormai un bollettino di guerra -, un calo dell’inquinamento e una riappropriazione del tempo libero e dei rapporti umani con effetti positivi della crisi sociale ormai in atto. “Dobbiamo dare ai modelli socio-economici un volto umano” più che un messaggio Papa Bergoglio ci pone di fronte alla responsabilità di ciascuno, cui non è più possibile sottrarsi.

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