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PAOLO 10anni HA COMMOSSO ANCHE PAPA FRANCESCO

Francesco: “Questo bambino ha dato a tutti una lezione”

È PAOLO IL VERO PROTAGONISTA CON FRANCESCO 

Paolo, il bimbo seduto accanto al Papa: “La sua, una lezione che viene dal cuore”

Fuori programma durante l’udienza generale. Un ragazzino di 10 anni si è diretto verso Francesco che lo ha fatto accomodare sulla sedia del reggente della Casa Pontificia, monsignor Leonardo Sapienza.
In questo bambino, ha detto il Pontefice, c’è il “coraggio e la libertà dei piccoli di avvicinarsi al Signore: i bambini non hanno il traduttore automatico dal cuore alla vita

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano 

Lo speaker in tedesco stava leggendo la lettura dei Galati, al centro della catechesi del Papa durante l’udienza generale, quando il piccolo Paolo jr è salito tranquillamente sulle scale dell’Aula Paolo VI.
Dieci anni, affetto da un ritardo cognitivo, venuto a Roma con la sua famiglia da San Ferdinando di Puglia, si è incamminato dritto verso la poltrona del Papa.

E Francesco lo ha guardato salire con un sorriso. Appena il bimbo gli è parso davanti gli ha stretto le mani, dandogli un colpetto affettuoso e una carezza.

Tra lo sguardo divertito dei fedeli presenti in Aula, mentre proseguiva la lettura in diverse lingue della Lettera di San Paolo, il Papa ha scambiato qualche parola con il bambino e gli ha chiesto se volesse sedersi accanto a lui. Subito monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, si è alzato per cedergli la poltrona.

Il dito sullo zucchetto

L’applauso è partito spontaneamente e Paolo jr. si è accodato battendo anche lui le mani, sorridendo evidentemente da sotto la mascherina.

Poi si è guardato intorno e di nuovo si è alzato, tornando dal Papa al quale ha preso entrambe le mani saltellando.

Francesco gli ha detto ancora qualche parola, ma Paolo è andato dietro la poltrona papale dove intanto era stata portata una sedia per monsignor Sapienza.

Al reggente della Casa Pontificia, il bimbo ha chiesto di avere lo zucchetto del Pontefice, indicandolo con il dito.

Richiesta avanzata pure allo speaker in portoghese, padre Antônio Hofmeister, appena arrivato al microfono per leggere la lettura. Paolo jr., con un gesto spontaneo, lo ha preso per mano e lo ha tirato verso il Papa, dicendo di volere lo zucchetto bianco.

Intanto i fedeli applaudivano e provavano a riprendere con il loro smartphone il fuori programma. 

Francesco insieme al bambino durante l’udienza generale
Francesco: “Questo bambino ha dato a tutti una lezione”

Il bambino, dopo aver abbracciato il Papa e dopo aver ricevuto uno zucchetto che si è messo in testa, è stato poi riaccompagnato al suo posto dalla mamma, intanto salita a prenderlo.

Francesco ha voluto ricordare la scena all’inizio della catechesi: “In questi giorni stiamo parlando della libertà della fede, ascoltando la Lettera ai Galati. Ma mi è venuto in mente quello che Gesù diceva sulla spontaneità e la libertà dei bambini, quando questo bambino ha avuto la libertà di avvicinarsi e muoversi come se fosse a casa sua…”, ha detto. “Gesù – ha ricordato Francesco – ci dice: ‘Anche voi, se non vi fate come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli’. Il coraggio di avvicinarsi al Signore, di essere aperti al Signore, di non avere paura del Signore: io ringrazio questo bambino per la lezione che ci ha dato a tutti. E che il Signore lo aiuti nella sua limitazione, nella sua crescita perché ha dato questa testimonianza che gli è venuta dal cuore”. “I bambini  ha concluso il Papa – non hanno un traduttore automatico dal cuore alla vita: il cuore va avanti”.

I piccoli protagonisti di fuori programma

Il bimbo pugliese non è il primo protagonista di un fuori programma con Papa Francesco. Diverse volte in passato, e soprattutto durante l’udienza generale, bambini di diverse età si sono avvicinati al Pontefice o lui stesso li ha fatti accomodare accanto o direttamente sulla sua sedia o, nelle udienze in Piazza San Pietro, li ha ospitati sulla papamobile per il giro tra i fedeli.


Paolo prende per mano lo speaker portoghese chiedendo di dargli la papalina del Pontefice
Francesco: si è liberi non ciascuno per sé, ma in relazione e a servizio del bene
All’udienza generale in Aula Paolo VI, il Papa spiega il concetto di libertà secondo la fede cristiana: non consiste nello stare lontano dagli altri, sentendoli come “fastidi” che limitano la nostra azione, ma essere inseriti in una comunità, amare e servire gli altri

Debora Donnini – Città del Vaticano

La libertà “non è un vivere libertino”, secondo le voglie individuali e le proprie pulsioni egoistiche, ma essere a servizio gli uni degli altri: “siamo liberi nel servire”. Lo sottolinea il Papa all’udienza generale in Aula Paolo VI. Al centro di questa catechesiè ancora la Lettera ai Galati, nella quale Paolo afferma che la libertà è tutt’altro che «un pretesto per la carne».

Non c’è libertà senza amore

L’Apostolo, con la sua Lettera ai Galati, poco alla volta “ci introduce nella grande novità della fede”. C’è, infatti, una “vita nuova” che abbiamo ricevuto con il Battesimo, dove si è riversato su di noi il dono più grande, quello di essere figli di Dio. E, dunque, si passa da una religiosità fatta di precetti alla fede viva, che ha il suo centro nella comunione con Dio e con i fratelli, cioè nella carità. Ci troviamo davanti al paradosso del Vangelo: “siamo liberi nel servire, non nel fare quello che vogliamo”, rimarca il Papa, indicando ancora una volta come modello Cristo che lava i piedi:

Non c’è libertà senza amore. La libertà egoistica del fare quello che voglio non è libertà, perché torna su se stessa, non è feconda. Mediante l’amore: è l’amore di Cristo che ci ha liberati ed è ancora l’amore che ci libera dalla schiavitù peggiore, quella del nostro io; perciò la libertà cresce con l’amore. Ma attenzione: non con l’amore intimistico, con l’amore da telenovela, non con la passione che ricerca semplicemente quello che ci va e ci piace: non con quello, ma con l’amore che vediamo in Cristo, la carità: questo è l’amore veramente libero e liberante.

La libertà animata dall’amore conduce verso i poveri

Il Papa sottolinea, quindi, come quando si segua l’istinto, ci si trovi con un grande vuoto dentro, avendo usato male il tesoro della nostra libertà. Sarebbe, dice a braccio, “una libertà da circo”. Fa quindi riferimento ad un’altra Lettera, la prima ai Corinzi, nella quale l’Apostolo risponde a chi sostiene un’idea sbagliata di libertà secondo la quale tutto sarebbe lecito. «Tutto è lecito ma non tutto giova!», dice Paolo esortando, poi, a non cercare il proprio interesse ma quello degli altri. “Questa – dice il Papa – è la regola per smascherare qualsiasi libertà egoistica”. A chi, dunque, è tentato di ridurre la libertà solo ai propri gusti, Paolo pone dinanzi l’esigenza dell’amore.

La libertà guidata dall’amore è l’unica che rende liberi gli altri e noi stessi, che sa ascoltare senza imporre, che sa voler bene senza costringere, che edifica e non distrugge, che non sfrutta gli altri per i propri comodi e fa loro del bene senza ricercare il proprio utile. Insomma, se la libertà non è a servizio – questo è il test – se la libertà non è a servizio del bene rischia di essere sterile e non portare frutto. Se la libertà non è a servizio del bene, non porta frutto. Invece, la libertà animata dall’amore conduce verso i poveri, riconoscendo nei loro volti quello di Cristo.

Paolo, infatti, parlando della libertà che gli altri Apostoli gli diedero di evangelizzare, sottolinea che gli raccomandarono solo una cosa: di ricordarsi dei poveri, “cioè che la tua libertà di predicatore – afferma Francesco a braccio – sia una libertà al servizio degli altri, non per te stesso, di fare quello che ti piace”.

La dimensione comunitaria

Viene, quindi, messa in rilievo la dimensione comunitaria e non individualista della libertà, da riscoprire specie in questo momento storico:

Sappiamo invece che una delle concezioni moderne più diffuse sulla libertà è questa: “la mia libertà finisce dove comincia la tua”. Ma qui manca la relazione! È una visione individualistica. Invece, chi ha ricevuto il dono della liberazione operata da Gesù non può pensare che la libertà consista nello stare lontano dagli altri, sentendoli come fastidi, non può vedere l’essere umano arroccato in sé stesso, ma sempre inserito in una comunità. La dimensione sociale è fondamentale per i cristiani, e consente loro di guardare al bene comune e non all’interesse privato.

Un insegnamento, quello che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che tra l’altro ha offerto la stessa la pandemia, ricorda Francesco: gli altri non sono un ostacolo alla mia libertà, ma la possibilità per realizzarla pienamente, “perché la nostra libertà nasce dall’amore di Dio e cresce nella carità”.


Il bambino che si avvicina

Un piccolo fuoriprogramma è avvenuto nel corso dell’udienza generale: un bambino è corso sul palco avvicinandosi al Papa che con affetto gli ha rivolto qualche parola, chiedendo al reggente della Prefettura della Casa Pontificia, monsignor Leonardo Sapienza, la cortesia di cedergli la sedia di fianco. Un gesto che ha fatto echeggiare nel cuore di Francesco l’insegnamento di Gesù: “Se non vi fate come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli”. E ringraziare il bambino sottolineando il coraggio di avvicinarsi al Signore.

Dopodomani la memoria liturgica di san Giovanni Paolo II

Il pensiero di Francesco è andato anche a san Giovanni Paolo II, di cui dopodomani ricorre la memoria liturgica. Salutando i pellegrini di lingua polacca, li ha affidati alla sua protezione assieme all’intero popolo della Polonia. “Abbiate sempre nella memoria – ha esortato – quanto vi ha detto: «’Chi ci separerà… dall’amore di Cristo?’. (…) Siate vigilanti, affinché nulla vi separi da quest’amore: nessun falso slogan, nessuna ideologia errata, nessun cedimento alla tentazione di scendere a compromessi con ciò che non è da Dio. Respingete tutto ciò che distrugge e indebolisce la comunione con Cristo»”. 

https://youtu.be/XvFLpTfVPJg

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