OPERAZIONE “MOLIERE” MEDICI “FALSI MALATI DURANTE IL LOCKDOWN
I medici coinvolti nell’inchiesta “Moliere” che secondo le accuse sarebbero stati assenti durante il primo lockdown. Per gli inquirenti, quella che era stata messa in atto era una vera e propria ritorsione nei confronti dell’Asp di Catanzaro
Ecco i nomi degli indagati nell’Operazione, dipendenti dell’Asp di Catanzaro
Operazione “Moliere”, medici “falsi malati” durante il lockdown
OPERAZIONE GdF CATANZARO
13 medici del servizio di emergenza 118 si assentavano durante il primo lockdown grazie a falsi certificati di malattia. Indagati anche altri 28 sanitari e sequestrati 46.000 euro.
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dal Procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri, dal Procuratore Aggiunto, Giulia Pantano e dal Sostituto Procuratore Graziella Viscomi, hanno dato esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale, nei confronti dei 13 medici.
Il dirigente del Servizio 118 aveva tempestivamente segnalato agli inquirenti che numerosi medici, in concomitanza con l’inizio del periodo di diffusione del virus COVID-19 sul territorio nazionale (marzo 2020), si erano contestualmente assentati per malattia, con inevitabili ripercussioni sull’efficienza dell’attività di pronto soccorso.
VIDEO
https://youtube.com/watch?v=7zUhH0ovv5k&feature=share
Operazione Moliere, i medici in chat: “Fermiamo le ambulanze, mettiamo in ginocchio il servizio”
Le successive indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro – Gruppo Tutela Spesa Pubblica, svolte attraverso il sequestro dei cellulari degli indagati e l’esame delle conversazioni intercorse sulla piattaforma whatsapp, hanno permesso di accertare che le patologie attestate nei certificati prodotti all’Azienda erano del tutto inesistenti e che numerosi medici compiacenti si erano prestati a diagnosticarle ai colleghi senza alcuna visita ma solo a seguito di richiesta telefonica.
La paura di contrarre il virus e la revoca dell’indennità
Più in particolare, un primo nutrito gruppo di medici si è accordato per dare luogo a un’autentica ritorsione ai danni dell’Asp a seguito della sospensione e contestuale recupero di una speciale indennità, che sarebbe stata illegittimamente riconosciuta per anni anche in corrispondenza delle giornate di ferie.
Alcuni operatori del 118 hanno creato un apposito gruppo di whatsapp, dove si sono scambiati messaggi che inducevano alla protesta, sperando che i disservizi indotti dalla loro azione potessero indurre a un ripristino dell’indennità.
Alcuni sanitari hanno invece deliberatamente deciso di assentarsi dal lavoro per il timore di contrarre il Covid-19, ovvero di trasmetterlo ai propri congiunti, sottraendosi così ai propri doveri nel primo periodo di massima diffusione della pandemia.
Qualcuno dei medici indebitamente assentatisi dal lavoro hanno continuato ad esercitare l’attività professionale privata.
“Il fenomeno avrebbe portato a 807 giorni di assenza ingiustificata”
Allo stato 41 medici sono indagati per truffa e/o falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
I NOMI
Adele Antonini, 57 anni (Catanzaro); Aristide Anfosso, 68 anni (Catanzaro); Antonia Arabia, 58 anni (Girifalco);
Caterina Biamonte, 57 anni (Catanzaro); Elisabetta Burdino, 59 anni, (Girifalco); Paolo Canino, 57 anni (Catanzaro),
Rosetta Caristo, 65 anni (Petrizzi);
Grazia Polsia Caserta, 56 anni (Catanzaro); Eliseo Ciccone, 78 anni (Catanzaro);
Maria Giovanna Costanzo, 41 anni (Lamezia Terme),
Alessandro De Rosi, 58 anni (Lamezia Terme);
Michele Di Cello, 68 anni (Lamezia Terme); Giuseppe Foderaro, 62 anni (Sorradile); Maria Rita Foresta, 56 anni (Soverato); Pasqualina Gargiulo, 77 anni ( Catanzaro); Teresa Grillo, 62 anni (Catanzaro);
Maria Grillone, 58 anni (Soverato);
Marcello Costantino Laface, 61 anni (Fossato Serralta);
Vincenzo Lentini, 63 anni (Badolato),
Anna Leuzzi; 66 anni (Badolato);
Emilio Leuzzi, 61 anni (Badolato);
Lucia Antonia Lucano, 62 anni (Simeri Crichi);
Emma Loiero, 56 anni (Catanzaro); Francesco Lupia, 58 anni (Catanzaro); Francesco Mazza, 66 anni (Carlopoli); Rosina Palermo 58 anni (Mottafallone); Giuseppe Parentela, 63 anni (Catanzaro); Luigi Puccio, 66 anni (Catanzaro); Francesco Romano, 69 anni (Catanzaro); Antonio Mario Putortì, 61 anni (Catanzaro); Antonio Sacco, 41 anni (Siracusa);
Vincenzo Sacco, 74 anni ( Catanzaro); Antonio Scerra, 61 anni (Catanzaro); Antonio Scuteri, 61 anni (Soverato);
Antonio Severini, 63 anni (Squillace); Antonino Simio, 65 anni (Catanzaro); Samuel Staglianò, 34 anni (Satriano); Angela Stranieri, 41 anni ( Girifalco); Domenico Alberto Tavano, 68 anni (Catanzaro);
Teresa Tropea, 67 anni (Soverato);
Vittorio Ventura, 70 anni (Carlopoli);
Bruno Giuseppe Viscomi, 66 anni (Isca sullo Ionio)
Alla luce delle risultanze investigative raccolte dai finanzieri, il Gip di Catanzaro, accogliendo le richieste avanzate da questa Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca obbligatoria anche per equivalente, delle disponibilità finanziarie di 13 degli indagati sino a concorrenza del profitto di oltre 46.000 euro.
“Fermiamo le ambulanze”, “Dobbiamo creare il disservizio”: le conversazioni tra medici su Whatsapp
“Fermiamo le ambulanze”
A scriverlo, su una chat su Whatsapp, era uno dei medici del 118 di Catanzaro indagati dalla Procura di Catanzaro per essersi assentati dal servizio – anche nella prima fase della pandemia da Covid nel marzo 2020 – presentando certificati falsi per malattie inesistenti come forma di ritorsione verso l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro per una vicenda legata alla revoca di alcune indennità.
Un fenomeno che avrebbe portato a 807 giorni di assenza ingiustificata e iniziato, secondo le indagini della Guardia di finanza, alla fine del 2019 e proseguito, in alcuni casi, anche durante il lock down.
Alcuni medici, infatti, avrebbero deciso di assentarsi dal lavoro per paura del contagio.
Sulla chat, scoperta dai finanzieri dopo il sequestro, avvenuto nel maggio dello scorso anno nella prima fase dell’inchiesta, dei telefonini di 21 medici, ci sono messaggi eloquenti.
“Bisogna agire con la forza, secondo me prima di tutto inginocchiando il servizio”
“A nostro vantaggio – scrive un altro – è da annotare che non possiamo essere sottoposti neppure a visita fiscale”
Un altro medico invita ad una protesta di massa:
“Concordiamo tutti insieme un’azione forzata in maniera da inginocchiare il servizio! Ma dobbiamo essere tutti! TUTTI!”. Il tenore dei messaggi è comunque simile: “Dobbiamo creare il disservizio”, “La malattia è insindacabile”, “Nessuno si deve prestare a coprire i turni”, “Dobbiamo bloccare il servizio. Bastano cinque giorni di malattia contemporaneamente”, “Dobbiamo metterci in malattia tutti”, “Io sono per bloccare le ambulanze”
Nella chat c’era anche ci esprimeva timori per il Covid: “Continuo a pensare – dice una dottoressa – che l’unico modo per tutelare le bambine è non mettermi in condizioni pericolose perché basta una minchiata e sei fottuto”
E anche quando si sono sparse le prime voci su una possibile inchiesta della Guardia di finanza, i medici non hanno manifestato particolare timore.
“È molto difficile dimostrare – scrive uno di loro – che non siamo malati. Si vocifera che manderanno la finanza a controllare. Sono solo voci, io non mi preoccuperei più di tanto”