FORENZA, NUOVE SCOPERTE SULLA CHIESA DELL’ANNUNZIATA
Visitando il centro situato nel cuore dell’Alto Bradano, è stato scoperto un antico architrave presente nella storica chiesa che era stato asportato nell’800
La cittadina di Forenza, che si staglia dalla sua posizione sopraelevata sul panorama delle campagne circostanti, costituisce un interessante luogo storico che ha mantenuto cristallizzati nel tempo piccoli frammenti di un passato glorioso. In questo frangente ci interesseremo della chiesa dell’Annunziata, antichissima chiesa un tempo fuori le mura, rimaneggiata e riedificata più volte e inglobata nell’abitato nel XVII secolo con l’ultimo ampliamento della cinta muraria.
Questa piccola chiesa, che si trova in una delle principali arterie cittadine sin dai suoi albori ha avuto un carattere di estrema originalità: sorta infatti come chiesa laica, essa non sottostava per regolamentazione alla parrocchia principale, ma bensì godeva di una propria indipendenza. L’ufficio delle liturgie era comunque affidato ad un ecclesiastico, ma nominato dai fedeli, il quale non faceva capo ai prelati presenti nelle chiese di matrice canonica della cittadina. Proprio per questo suo carattere popolare è sempre stato sentito dai cittadini un particolare legame con la chiesa, che la ha portata ad essere luogo di richieste di grazia, come testimoniano i molti chiodi infissi nelle pareti, un tempo supporto di ex-voto delle più svariate fogge e materiali. Vista la poca visibilità dell’epigrafe non sarà inopportuno proporne l’intero suo testo: “Di esto tempietto | che in rovina vetustà di tempo | ridusse | la pietà dei fedeli | impiegando | ducati DC da Carmosina Facciuto largiti | ed altro dai devoti profferto | provvide che in miglior forma sorgesse | anno MDCCCXLVI”. Interessante a questo proposito la lapide commemorativa posta sopra l’arcata d’ingresso che ricorda l’elargizione nel 1846 da parte di Carmosina Facciuto di 600 ducati affinché la chiesa venisse abbellita e sistemata. Importante è notare come la maggior somma sia stata devoluta da una donna, co-sa che dimostra nel periodo, una certa indipendenza femminile, che permetteva anche alle signore, certamente di rango non contadino, di poter disporre di beni e sostanze senza una supervisione maschile, ribaltando così il pensiero comune dell’epoca, che vedeva la donna come angelo del focolare sottoposta al marito o a chi per esso. Ciò che più ci interessa dell’iscrizione sopracitata è il fatto che ci renda noto che la struttura in tal periodo sia stata interessata da un rimaneggia-mento, ed in effetti molti inter-venti sono notabili all’interno e all’esterno della struttura dell’edificio. Seppur la lapide ci dia una data precisa, non siamo in grado di comprendere con certezza in quali anni e circostanze siano state attuate le varie opere di modifica all’edificio, che nella sua forma primordiale doveva essere assai simile alla chiesa campestre di San Biagio, presente all’interno del territorio forenzese, la quale non è quasi stata interessata da opere di modifica. Le caratteristiche stilistiche più antiche riscontrabili nell’edificio dell’Annunziata, confrontate con gli edifici di natura privata e pubblicata, portano a datar-ne la struttura al ‘600, periodo nel quale sorse anche tutto l’abitato circostante. Seppur nel luogo sorgesse già in precedenza un più antico edificio, l’alzato che attualmente possiamo vedere risulta una riedificazione del XVII secolo, contemporanea alla precedentemente citata chiesa di San Biagio, con la quale condivide anche le decorazioni a stucco eseguite in entrambi gli edifici dalle medesime maestranze, come chiaramente denotano le caratteristiche iconografiche ed esecutive di angeli e fiori. Interessante ai fini della ricostruzione dell’antica storia della chiesa sarebbe indagare l’alto basamento su cui poggia l’edificio, il quale con buona probabilità potrebbe contenere una cripta, possibile eredità di uno dei precedenti alzati. Le cripte infatti sono presenti in tutti gli edifici di culto di antica costruzione all’interno delle mura della città. Va ricordato che prima dell’editto napoleonico di Saint Cloud del 1804 i defunti venivano sepolti all’interno dell’abitato, sia all’interno delle chiese che nelle loro prossimità. Davvero chiarificatrici ai fini della storia della chiesa dell’Annunziata e dei suo vari rimaneggiamenti, sono le lettere scritte da vescovi e prelati in occasione delle visite pastorali a Forenza nei primi decenni del ‘600, le quali ci rendono noto della presenza di altri altari, dedicati nello specifico alla Madonna del Carmelo e a San Giovanni, quest’ultimo diventato poi una cappella, presenti all’interno della chiesa , ma dei quali non sussiste più alcuna testimonianza, scomparsi in antico, durante qualche restauro o rifacimento dell’edificio.
Purtroppo molte sono state le confusioni create dai rimaneggiamenti postumi, che hanno portato a confondere la lettura architettonica dell’edificio ai fini di una datazione. Grande confusione è stata creata dal portale in stile gotico che è andato a sostituire, presumibilmente nella seconda metà dell’800, il più semplice portale ad architrave. Seppur lo stile dell’attuale portale sia indubbiamente gotico, la fattura e il grado di consunzione della pietra ne denotano una tarda creazione. Cosa interessante risulta notare come la muratura retrostante sulla quale si addossa l’arcata sia ancora memore dell’antica apertura rettangolare, facendo far capolino nella parte bassa dell’arco, appena sopra i capitelli, alla muratura che un tempo si addossava allo stipite squadrato. Quasi divertente risulta notare infine come siano state mal calibrate le misure dell’arcata che, dovendo inserirsi nella preesistente apertura, nel montaggio non è riuscita a col-mare per intero lo spazio, tanto da dover necessitare dell’aggiunta di mattoni in laterizio ai lati della chiave di volta in pietra. Infine davvero interessante risulta fare attenzione al grado di consunzione della pietra, una pietra di natura tenera, perciò maggiormente soggetta all’erosione delle intemperie. Il portale era stato in precedenza sommariamente datato al ‘500, periodo tra l’altro in cui il gotico ormai in architettura era scomparso per far posto alle forme più lineari del rinascimento. Se volessimo confrontare un portale cinquecentesco con il nostro, potremmo prendere ad esempio il portale dell’omonima chiesa dell’Annunziata presente a Genzano, dove le sobrie, seppur decorate, forme di architrave e stipiti sono di stile palesemente rinascimentale e la pietra tenera con il quale sono stati eseguiti presenta un grado di consunzione davvero elevato, giustamente imputabile a mezzo millennio di esposizione alle intemperie: grado di consunzione che invece non presentano le pietre di stipiti ed arcata della chiesa di Forenza, che anzi risultano molto ben conservate con un livello di degrado minimo, imputabile a 150-175 anni di esposizione agli agenti atmosferici.
Come abbiamo detto, il portale originale doveva essere quasi identico a quello della chiesa di San Biagio. Cosa nota a tutti gli studiosi è che un tempo il materiale da costruzione era assai prezioso, soprattutto se si trattava di elementi lapidei monolitici. Così ecco che a poco distanza dalla chiesa dell’Annunziata in una casa assai modesta, che denota la sua umile origine in tutta la sua struttura, si trova un possente architrave monolitico privo di stipiti lapidei, semplicemente poggiante su pietre di vario calibro malamente squadrate. Molto interessante risulta notare che il blocco procede in lunghezza ben oltre il necessario all’interno della muratura, volendo in tal modo ricalibrare una lunghezza sproporzionata rispetto alle dimensioni dell’edificio, che comunque risulta avere, nonostante l’escamotage, una porta sovradimensionata rispetto alla norma delle costruzioni di tal tipologia. Cosa che risulta assolutamente interessante su tale architrave non è tanto il suo evi-dente reimpiego quanto l’iscrizione ed il bassorilievo presenti su di esso, finora mai indagati, che ne dichiarano in maniera assoluta e palese l’appartenenza ad un edificio di culto edificato nel1640.Prima di analizzare l’iscrizione vale la pena soffermarsi sul sole raggiato antropomorfo coronato da una croce latina, eseguito a bassorilievo al centro dell’architrave. L’esecuzione del sole risulta assai grossolana, ma comunque davvero interessante, perché ci riporta ad una simbologia di natura paleocristiana in cui, non essendo ancora chiara la distinzione con gli antichi culti pagani, si era associato Dio ad Apollo, fondendo le due figure. Cosa davvero sorprendente è che tale simbologia fosse ancora riconosciuta e ritenuta di chiara lettura in epoca tanto tarda, cosa questa spiegabile probabilmente con la natura laica dell’edificio di culto, dove i fedeli, non guidati dalla mano delle direttive papali, han preferito mantenere una simbologia più arcaica, ma a loro maggiormente congeniale, essendo il sole strettamente legato al lavoro dei campi e costantemente vigile, come una mano divina, su di loro dal cielo.
A destra del sole trova posta l’iscrizione Christus | nobiscum |state, traducibile come “Cristo è con noi: state in piedi”, sorta di orazione al potere divino o scongiuro contro l’azione devastatrice dei terremoti (è ben noto che il territorio è ad alto rischio sismico). La formula è fatta risalire al 528 d.C. quando nella città di Antiochia, colpita da uno sciame di scosse, il vescovo Eufremio la fece scrivere su ogni abitazione con la certezza, ispirata dall’alto, che così nessun edificio sarebbe crollato. A sinistra del sole invece troviamo un’iscrizione dedicatoria abbreviata: D9 D9 M9 | VA | M PP 1640. Possiamo svolgerla in questo modo: (1) Deus Dominus Maximus ossia “Dio Signore Massimo” (certamente insolito a fronte del più comune Deo Optimo Maximo, “a Dio Ottimo Massimo”, epiteto in passato riferito a Giove); (2) Virgo Annuntiata Maria, “Maria Vergine Annunziata”, oppure, a mo’ di dedica, Virgini Annuntiata e Maria e ovvero “a Maria Vergine Annunziata”; (3) populo postulante 1640, cioè “per volontà del popolo nell’anno 1640”. Ed ecco che in forma palese l’iscrizione ci rende nota la sua appartenenza all’edificio di nostro interesse, donandoci anche la data della sua riedificazione secentesca. Non errata è un’ultima considerazione sull’iscrizione, in particolare sugli apici delle lettere DDM, che scritti come un 999 potrebbero essere letti come un richiamo al numero angelico ed aggiuntiva protezione dell’edificio. Va certo reso palese che come per la realizzazione del sole, anche l’incisione delle lettere dell’iscrizione risulta eseguita da una mano non certo raffinata. Davvero notevole risulta infine notare come la lunghezza dell’architrave lapideo coincida ancora con la larghezza del portale della chiesa dell’Annunziata a ulteriore comprova della sua collocazione quale parte dell’antico portale di accesso alla chiesa. Piccola perla nascosta tra le case di Forenza, l’Annunziata merita davvero di esser riscoperta.