NUCLEARE, LA BASILICATA RIBADISCE L’UNANIME CONTRARIETÀ AL DEPOSITO
Relazione dell’assessore all’Ambiente ed Energia Rosa nella procedura di consultazione sulla localizzazione dei rifiuti radioattivi con la Sogin
La Basilicata esprime la totale, unanime, contrarietà alla proposta di localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico redatta da Sogin S.p.A. nei 17 siti individuati e ricadenti nel territorio regionale.
Possiamo permetterci di affermare che questa posizione è unanime perché le Province, i Comuni interessati, l’Anci, in rappresentanza di tutti i Comuni del-la Regione, la comunità scientifica regionale, i corpi so-ciali e professionali e le Associazioni di settore hanno partecipato, a vario titolo, alla redazione del “Documento delle Osservazioni Tecnico-Scientifiche” (Dots), approvato dalla Giunta Regionale nella seduta dello scorso 2 marzo e trasmesso a So.G.I.N. S.p.A. il 4 marzo.
Con altrettanta visione di unità, la Regione ha coinvolto nelle sue valutazioni anche la vicina Regione Puglia direttamente cointeressata in due dei 17 siti individuati in Basilicata.
Questo importante documento è frutto di un lavoro di condivisione e di partecipazione che costituisce l’espressione di tutti i cittadini lucani; è frutto del difficile lavoro di coordinamento svolto dalla Direzione Generale del Dipartimento Ambiente e Energia, con il prezioso supporto di Farbas. E permettetemi di esprimere il mio apprezzamento ed un sentito ringrazia-mento perché è grazie a tutti se la piccola Basilicata è riuscita a produrre un documento tecnico tanto corposo nei tempi e nelle modalità previste dalla procedura, senza tenere conto della proroga assegnata negli ultimi giorni.
Il Dots trasmesso, quindi, rappresenta il risultato del co-ordinamento delle istanze e condivisione di intenti dei cittadini lucani ma è soprattutto un documento tecnico-scientifico che analizza in maniera obbiettiva le cri-ticità della proposta Sogin., che emergono sin da una prima lettura del lavoro condotto negli anni dalla Sogin. e da Ispra, il quale lavoro, con riguardo alla ido-neità delle aree identificate in Basilicata, non prende in considerazione, ad esempio, gli strumenti di pianificazione e di programmazione adottati dalla Regio-ne Basilicata negli ultimi anni, è basato su dati risa-lenti ed è, per questo, poco credibile.
Il modello organizzativo, coordinato dal Dipartimento Ambiente ed Energia, ha previsto l’analisi della pro-posta attraverso dei Tavoli Tematici, dando giusto spa-zio e rilievo sia alla più ampia partecipazione sia ai contenuti di carattere tecnico e scientifico, che con-sentissero un puntuale inquadramento delle criticità riscontrate e degli elementi oggettivi e quantificabili, declinati secondo i proposti criteri di approfondimento individuati dalla documentazione resa disponibile, e secondo le modalità di cui alla citata procedura di consultazione pubblica indetta dalla Sogin.
Come già accennato, è utile evidenziare come l’insieme delle informazioni riportate nella documentazione risulti non aggiornata rispetto agli strumenti di pianificazione, di programmazione, agli atti e determina-zioni approvate ed adottate dalla Regione Basilicata negli ambiti specifici del paesaggio, infrastrutture, re-te ecologica, sviluppo rurale, agricoltura, energia, gestione delle risorse naturali, delle infrastrutture strategiche e dei servizi etc. in una visione di “soggettualità territoriale” e pianificazione strategica integrata. Dal contesto informativo emerso, ribadendo l’invito ad una analisi dettagliata dei contenuti emersi dai singoli tavoli per ogni sito analizzato, si ritiene utile richiamare alcuni elementi salienti di criticità che impongono una riclassificazione della potenziale idoneità dei siti ricadenti in toto od in parte nel territorio della regione Basilicata. In particolare:
1 criterio di esclusione CE2 – aree contrassegnate da sismicità elevata.
Il criterio di esclusione CE2 ha messo in evidenza una trattazione piuttosto sommaria della problematica. Sono infatti emersi alcuni aspetti di criticità, sia nella formulazione che nell’applicazione di tali criteri. Va anche fatto rilevare che il criterio CE2, unitamente al criterio CE3, non trova alcuna corrispondenza nei criteri di approfondimento, quasi a significare che un ulteriore approfondimento di queste tematiche non sia stato ritenuto necessario. Mentre, invece, è essenziale.
2criterio di esclusione CE3 – aree interessate da fenomeni di fagliazione Nella relazione d’area per tutti i 17 siti considerati è riportato lo stesso risultato: “La ricognizione complessiva del quadro conoscitivo esistente, unitamente agli elementi raccolti mediante i rilievi in campo, non ha fornito nette evidenze di fagliazione nell’area in esame”. L’analisi della Sogin non prende in esame alcuna fonte di dati, ad esclusione delle due citate nel-la relazione.
3 criterio di esclusione CE4 – aree caratterizzate da rischio e/o pericolosità geomorfologica e/o idraulica di qualsiasi grado e le fasce fluviali
Per tutte le aree, la verifica del criterio di esclusione e, in particolare, l’individuazione delle aree a rischio frana, è stata effettuata utilizzando le informazioni riportate nei Piani di Assetto Idrogeologico e nell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI). Questi strumenti hanno evidenziato che tutte le aree comprese nel cluster Potenza sono caratterizzate dalla presenza di zone a rischio frana di grado variabile. Alcune di queste (PZ-8, PZ-13) mostrano zone a rischio R1 e R2 direttamente nell’area individuata.
4 criterio di esclusione CE10 – aree caratterizzate da livelli piezometrici affioranti o che, comunque, possano interferire con le strutture di fondazione del deposito
Il criterio esclude le formazioni caratterizzate da livelli piezometrici affioranti o che, comunque, possa-no interferire con le strutture di fondazione del deposito. Nella Relazione di Sogin, la formazione viene de-scritta come un complesso argilloso-marnoso considerabile come un substrato pressoché impermeabile. I dati sperimentali, ottenuti mediante analisi in sito e in laboratorio dai ricercatori del Laboratorio di Geotecnica di Università della Basilicata su campioni rap-presentativi del complesso delle Argille Subappennine lucane, mostrano, al contrario, che la permeabilità del sottosuolo può essere elevata, che il sottosuolo è saturo di acqua, e che i livelli piezometrici interferirebbero con le opere.
5 criterio di esclusione CA9 – parametri chimici del terreno e delle acque di falda Sulla base dei dati geologico-stratigrafici, idrogeologici, tessiturali e mineralogici attualmente a disposi-zione per i sedimenti che ricadono nelle aree-cluster individuate in Basilicata, il rischio di una vasta mobilità geochimica, con eventuale interessamento della falda acquifera, in diversi casi non profonda, risulta non trascurabile.
6 criterio di esclusione CA11 – produzioni agricole di particolare qualità e tipicità, luoghi di interesse archeologico e storico
Non è riportata l’attività in corso di redazione del Piano Paesaggistico Regionale che pone al centro di interesse il territorio rurale inteso complessivamente come bene pubblico. I siti del Deposito Nazionale si collocano all’interno delle aree agricole più impor-tanti della Basilicata. I paesaggi rurali interessati, co-sì come definiti dal Piano Paesaggistico in corso di avanzata formazione, sono quelli dei Terrazzi e della Pianura costiera; i terrazzi del Bradano; l’altopiano della Murgia materana.
7 criterio di esclusione CA13 – presenza di infra-strutture critiche rilevanti o strategiche .Tra le infrastrutture strategiche, esistenti o già individuate negli strumenti di pianificazione, che determinano insediamenti futuri di attività antropiche che possono risultare inficiate e/o compromesse dalla costruzione del deposito e, allo stesso tempo, compro-mettere l’isolamento del deposito stesso, sono da an-noverare sicuramente quelle idriche, energetiche (gas, petrolio o di tipo geotermico) e minerarie. Questo si evince dall’analisi del criterio CA13: Presenza di infrastrutture critiche rilevanti o strategiche, non possono essere escluse tutte quelle opere e grandi infrastrutture strategiche di rilevanza nazionali, già riconosciute e programmate dallo Stato nei piani di sviluppo di vaste aree regionali con la legge Obiettivo 443/2001 e con le successive delibere CIPE 121/2001, 146/2006 e 3/2008.
«Questi sono solo alcuni dei rilievi tecnici contenuti nel DOTS che da soli giustificano la posizione di diniego della Regione Basilicata. Tuttavia, proprio per quanto detto all’inizio, la stessa posizione è rafforzata an-che dall’unanime no delle Istituzioni locali che rap-presentano il comune sentire dei cittadini e della società lucana, e che, per prossimità e vocazione, sono deputati ad un’attenta valutazione e composizione dei differenti interessi coinvolti. La Basilicata ha già dato e continua a dare alla Nazione. Contribuisce, da anni, al livello di approvvigionamento di petrolio, con il più grande giacimento on shore d’Europa, e oggi ancor di più con un secondo Centro Olio. Nell’epoca del nucleare, ha messo a disposizione il proprio territorio con l’impianto ITREC di Rotondella. Ancora oggi ne paghiamo le conseguenze con uno smantellamento che va avanti da 20 anni e che non è esente da danni ambientali. La Basilicata è ricca di risorse naturali: stiamo parlando dell’oro blu di cui siamo i maggiori esportatori verso altre regioni con oltre il 70% di produzione idrica. Ospita il Parco nazionale più grande d’Italia, nonché custodisce parte del patrimonio mondiale Unesco con Matera. Il rovescio della medaglia è che siamo ancora fortemente penalizzati nell’accessibilità infrastrutturale: siamo la regione con minori chilo-metri di autostrada in Italia (0,29 Km per 100 Kmq di area) e con una rete ferroviaria marginale ed inadeguata. In conclusione, ribandendo la totale contrarietà alla proposta di localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi auspico fortemente che gli elaborati e la documentazione scientifica, tecnica ed amministrativa prodotta sia seriamente valutata nelle prossime fasi di questo complesso procedimento e che si possa giungere alla de-finitiva dichiarazione di non idoneità di questi territori tale da giustificare la loro esclusione dalla Cnapi» conclude l’assessore Rosa.