REGIONE, IN ATTESA DELLA CORTE DEI CONTI NOMINE DG FATTE A PEZZI DAI SINDACATI
Chiesto a Bardi l’immediato annullamento: tra irregolarità e danni erariali, la “Pieni poteri” completamente sballata
Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, potrà anche persistere nella convinzione, benchè la stessa illogica ed errata, che la “Pieni Poteri” e il riordino degli uffici della Presidenza e della Giunta regionale, possa consentirgli di scavalcare i gradi piramidali delle disposizioni giuridiche, instaurando, di conseguenza, una sorta di “Repubblica presidenziale-militare”, ma così non è e così non può essere.
I sindacati tutti, la “Triplice” (Cgil-Uil e Cisl) con Fedirets (Area direr e Fedir), a seguito sia delle nomine dei Direttori generali delle Direzioni (Dipartimenti) regionali, sia dell’interpello interno per le postazioni Dirigenziali non generali, in maniera congiunta, carta sulla scrivania e penna in mano, ignorando che Bardi, come da tradizione militare, ignori le parti sociali, hanno demolito in toto la “Pieni Poteri”, concludendo con l’invito, rivolto a Bardi, Busciolano (capo di Gabinetto) e Travaglio (titolare Ufficio risorse umane), di annullare nell’immediato le nomine dei Dg fatte ad inizio ottobre. I rilievi dei sindacati si sono concentrati sugli esterni: Alfonso Morvillo, Dg Programmazione e la gestione delle risorse strumentali e finanziarie, poiché «proveniente dal settore della ricerca»; Roberto Tricomi, Dg Infrastrutture e la Mobilità e, infine, Canio Alfieri Sabia, Dg Sviluppo economico il lavoro e i servizi alla comunità, poiché «proviene dal settore della ricerca».
I virgolettati non sono un ornamento formale, ma rappresentano la prova che da Bardi e assessori regionali null’altro è stato posto a fondamento del conferimento degli incarichi citati. All’interno di una cornice così delineata, facile comprendere come l’affaire nomine rappresenti un pantano di irregolarità.
LA “SICILIA LUCANA”:IL MANCATO INTERPELLOINTERNO, LE LEGGI E LA CORTE DEI CONTI
La prima: il mancato riferimento sia ad esplicita e specifica motivazione della scelta, sia alla circostanza, mai constatata da Bardi, che invece aveva l’obbligo di farlo, per cui il ricorso agli esterni fosse collegato al fatto che per quei Dg non era rinvenibile personale già nei ruoli dell’Amministrazione, o, in subordine, che seppur personale interno presente, lo stesso non aveva caratura professionale idonea per ricoprire gli incarichi da assegnare. Contestato, insomma, il mancato interpello.
Per coincidenza temporale casuale, pochi giorni prima del varo delle nomine da parte di Bardi&Co., la sentenza d’Appello in conferma di quella di primo grado, con cui la Corte dei Conti, per analogo caso verificatosi in Sicilia, ha condannato a risarcire il danno erariale, 2 Presidenti di Regione oltre a svariati Assessori regionali. Con la sentenza, ribadite, in assenza di verifica interna, diversa violazioni di legge e della Costituzione, poichè «il percorso logico che parte, ovviamente, dall’individuazione della posizione da ricoprire, deve inderogabilmente proseguire verso la funzionale ricerca, “all’interno” dell’Amministrazione, di professionalità idonee allo scopo, per poi eventualmente varcare la soglia della porta, che si apre nel solo caso in cui tale ricerca abbia dato esito negativo, che conduce alla ricerca, questa volta “all’esterno” dell’Amministrazione». Del resto la stessa Corte dei Conti regionale, e Bardi c’era, ribadì nel corso dell’ultimo Giudizio di parifica che il ricorso a dirigenti esterni si può considerare legittimo solamente all’esito dell’«espletamento della previa verifica di “indisponibilità” di personale interno cui conferire ciascuno degli incarichi affidati all’esterno».
Il non rispetto del relativo quadro normativo è questione di legge e, per una serie di motivazioni, anche economica. In aiuto alla memoria, per esempio, si può ricordare come incaricando un dirigente interno, la Regione avrebbe realizzato un risparmio di spesa che non ci sarà dato il ricorso ai Dg esterni.
DG YOGURT E L’OMBRA DI ALTRI DANNI ERARIALI: 10 MESI DI MANDATO INVECE CHE 3 ANNI
In tema danni erariali, tra gli altri, i sindacati ne hanno ravvisato uno potenziale, ma specifico, che riguarda la durata mista, giudicata illegittima, dei mandati conferiti: il «cambiamento» farlocco e coi mesi contati. Oltre agli esterni, ci sono i Dg confermati ma cambiati di Dipartimento. Mentre per gli esterni il contratto è triennale, per i confermati ma cambiati di postazione, Panetta, Santoro e via discorrendo, l’incarico, secondo la la Giunta di centrodestra, dovrebbe durare altri 10 mesi circa, e non anche tre anni, come previsto per legge, poiché il nuovo incarico sarebbe la continuazione del precedente. Per i sindacati, una pattuizione illegittima, perchè, in estrema sintesi, non considera gli effetti della novazione. Il risulta-to previsto è l’esposizione della Regione a giudizi per ottenere il pagamento del compenso per la durata residua, oltre al risarcimento dei danni. Al pari, giudicato illegittimo anche la prevista decadenza di tutti i Dg qualora Bardi dovesse cambiare la maggioranza dei componenti della Giunta, ovvero 3 assessori almeno. Dato che, come esposto dalla Giunta regionale, la forma di governo fonda la legittimazione dello stesso «sulla “fiducia” del corpo elettorale nei confronti del Presidente della Giunta» e su quella di quest’ultimo «nei confronti degli assessori da lui nominati e revocabili», cambiando il presidente 3 assessori, ovvero la «maggioranza», della Giunta, formalmente decadono tutti gli incarichi dirigenziali generali. La regola bardiana è frutto di sillogismi sballati neanche fondati su ragionamenti inesatti, ma su assonanze prive di senso.
MANCANO I REQUISITI
Sui Dg esterni, Tricomi, Morvillo e Sabia, dopo aver esposto tutte le anomalie, hanno aggiunto che comunque, tralasciando le irregolarità che viziano i conferimenti di incarico, per gli interessati risultano carenti i requisiti che la legge richiede per le nomine di vertice dell’Amministrazione regionale.
Ciò in riferimento soprattutto alla non provenienza dal ruolo dirigenziale e quindi anche dal non possesso di almeno «un quinquennio in funzioni dirigenziali» così come previsto dalle “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”.
Tra l’altro, a breve previsti anche gli esiti della verifica da parte dei sindacati tutti, Cgil, Uil, Cisl e Fedirets, sul rispetto del rapporto percentuale dei dirigenti esterni rispetto agli interni.