LEGGE COPIA E INCOLLA: SULL’INFERMIERE DI COMUNITÀ LA SILEO PRENDE SPUNTO DA UNA PROPOSTA DEL 2014
Sulla Pdl che ha fatto tanto irritare la consigliera della Lega si scopre che relazione e articoli sono identici a quelli dei colleghi Lombardi depositati 7 anni fa
POTENZA. Un nuovo caso di “plagio” o una casuale coincidenza? La musica però non c’entra, perché il caso riguarda questa volta una proposta di legge sull’istituzione dell’infermiere di famiglia e di comunità.
Una pdl lucana quasi gemella a una pdl già discussa in Regione Lombardia nel 2014 tanto che sembrano realizzate dalla stessa persona. La prima è stata presentata poco tempo fa dalla consigliera regionale delle Lega Dina Sileo e dal suo capogruppo Nario Aliandro; l’altra, sempre di interesse regionale, è stata depositata il 24 febbraio 2014 dai consiglieri regionali lombardi del Movimento 5 Stelle.
Una pdl con strane analogie, non solo nel contenuto degli articoli della legge ma addirittura nella relazione illustrativa. Sicuramente la pdl della Regione Lombardia avrà colto nel segno il suo scopo lodevole tanto da indurre i componenti del Carroccio lucano a prenderne spunto e fare un copia e incolla di frasi e pensieri non solo per gli articoli di leggi ma addirittura nella relazione illustrativa, evidente-mente ritenuta di impatto e di efficacia tanto da doverla far-la loro (come mostriamo nel-le foto sotto).
Alcuni dei dettagli che fanno riferimento alla proposta di legge del M5S, depositata nel 2014 sono emersi nel corso di una ricerca su internet per comprendere meglio l’argo-mento presentato dalla consigliera del Carroccio che nei giorni scorsi ha fatto tanto discutere. Una pdl quella lucana sull’infermiere di comunità che ha fatto già discutere nei giorni scorsi per i modi con cui in Consiglio regionale l’autrice di questo testo di legge si è comportata. Tutti infatti ricorderanno come si è concluso l’ultimo Consiglio regionale di Basilicata: con l’ira della consigliera del Caroccio Sileo che per mancanza del numero legale non ha visto approvata proprio l’anticipazione della discussione della pdl sull’infermiere di famiglia. Una assenza di numeri che ha mandato in escandescenza la Sileo tanto da indurla a lanciare le carte tra i banchi dei suoi col-leghi di partito. Un lancio di carte in direzione del collega Zullino, come spiegato dalla stessa Sileo, che non garantendo la sua presenza durante i lavori ha fatto venir meno, complici anche le assenze delle opposizioni, il numero legale per continuare la discussione in Aula. Una storia poco piacevole per tanti aspetti. Non certo per il fine nobile della pdl. Ma va però ricordato che per questa pdl lucana c’è voluto quasi un anno di lavoro, approfondimenti in Commissione e una sceneggiata poco gradevole in Consiglio regionale per poi scoprire che si è preso spunto, e anche altro, dai colleghi lombardi. A questo punto è anche giusto ribadire a chi pubblicamente rimarca che Cronache Lucane vuole «rincorrere lo scoop» a tutti i costi che basta mettere a confronto i due testi per capire che sono praticamente simili. Come nei giochi da Settimana enigmistica, ci si può divertire a trovare le similitudini e a rendersi conto che quel duro lavoro tanto sbandierato dai consiglieri lucani probabilmente non è poi così duro. Gli articoli principali della pdl lucana sono 8, del tutto identici, mentre quelli della Regione Lombardia sono 7. L’unica differenza è che nell’ultima articolo della pdl del Carroccio viene chiesta la “dichiarazione d’urgenza”. Valea dire dichiarare la presente legge urgente per farla entrare in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bur.
Nonostante queste similitudini nella relazione dei proponenti lucani non si fa alcun riferimento, di nessun genere e tipo, all’iniziativa depositata dai colleghi lombardi del M5S nel 2014. Una svista? Non possiamo che credere alla buona fede dei consiglieri regionali Sileo e Aliandro. Anche se bastava una semplice ricerca come fatta da noi per rendersi conto che il sistema è già una realtà in altre regioni perciò perchè non citare le loro pdl? In questi casi è meglio dire che omettere.