SE LA POLITICA LUCANA PREMIA GLI SCONOSCIUTI
Lettere lucane
Mi ha molto colpito un passaggio dell’intervista che Walter De Stradis ha fatto a Gianni Pittella. A un certo punto gli chiede giudizi di merito su alcuni politici lucani attuali; arrivato al Sindaco di Matera, si sente rispondere così dal sindaco di Lauria: “Non lo conosco”. Mi ha molto colpito, ripeto. Perché se il politico lucano più importante a livello europeo – insieme a Roberto Speranza – non conosce il Sindaco di Matera, vuol dire che c’è qualche problema. In effetti ho notato che da un po’ di anni stanno emergendo politici che mai prima avevano avuto voce nel pubblico dibattito. Chi aveva mai sentito parlare di Vito Bardi? E dei fratelli Cicala? E di Cupparo? E di Caiata? E della volitiva Merra? E di Trerotola? E potrei andare avanti a lungo. Quando mai erano stati protagonisti autorevoli del dibattito regionale? È come se ormai in Basilicata prevalesse una sorta di predilezione per gli sconosciuti. Evidentemente perché i conosciuti sono a priori corrotti, lestofanti, politicanti, compromessi, ecc. Da questo punto di vista ciò che è avvenuto a Matera alle ultime elezioni comunali è davvero emblematico. La Città dei Sassi vanta una classe dirigente di prim’ordine (Adduce, Buccico, Cifarelli, Bubbico, Chiurazzi, Santochirico, Antezza, Braia, ecc.) eppure a prevalere, per una sorta di cupio dissolvi antipolitico, e per il predominio della logica del “muoia Sansone con tutti i filistei”, è stato un signor nessuno come Bennardi. Lo stesso discorso vale per i candidati alla segreteria regionali del Pd: tre nomi sconosciuti, mai presenti nel dibattito pubblico. Com’è possibile che in Basilicata la politica – che dovrebbe premiare i più esposti, i più impegnati, i più autorevoli, i più limpidi nel processo di costruzione del consenso – sia ormai praticabile soltanto dai “senza storia”, benché siano quasi sempre manovrati ed eterodiretti? Lo trovo sbagliato, vile e ipocrita.