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UNA FIRMA PER LA DIA

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Con una scelta in perfetto stile istituzionale e con toni volutamente pacati, Francesco Curcio, uno dei migliori procuratori che DNA e tutta Italia c’invidiano e che non risparmia di certo parole di fuoco contro criminalità e corruzione, non ha voluto approfittare del convegno di Banca d’Italia per riproporre la necessità della sezione lucana della Dia, nonostante in prima fila sedesse serafico e del tutto imperturbabile Vito Bardi che dal Consiglio regionale mesi fa ha anche ricevuto l’impegno bipartisan a compulsare la ministra Lamorgese sull’urgenza del tema e sul da farsi  realizzativo. Ora annusando un po’ l’aria che tira ed allarmati dai soldi del PNRR, già mirati da mafia, politica affarista e colletti bianchi infedeli, i sindacati si sono dati finalmente una mossa con una salutare raccolta di firme per snidare la latitanza della politica, andata avanti a singhiozzi e sillabe impacciate. Eppure in quel manifesto d’intenti legalitari manca la spillata decisiva a chi come il governatore Bardi avrebbe dovuto avere autorevolezza e forza politica affinché la Dia lucana andasse in porto. Ha detto Paolo Borsellino: “L’impegno contro la mafia, non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza”.

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