UNIBAS, POCHI ISCRITTI E PATRIMONIO SOVRADIMENSIONATO: COSTI ALLE STELLE
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All’Università degli Studi della Basilicata, certi conti proprio non tornano. Ad interrogare i numeri, le risposte sono allarmanti e, vista l’estensione del campo di analisi, già soffermandosi soltanto sui dati economici relativi al patrimonio immobiliare dell’Unibas, compare una prateria di riflessioni molto più ampie che, sulla gestione complessiva dell’ente, non possono non esigere un deciso intervento da parte di chi di competenza. Il patrimonio immobiliare, dettaglio non secondario, rappresenta una delle voci di bilancio più importanti, cui si correla una parte significativa dei costi di gestione.
I dati alla base dell’anali-si sono tratti dai bilanci consuntivi 2020 pubblica-ti dagli atenei di dimensione simile a quella dell’Unibas, ovvero piccoli atenei come lo sono quel-li che hanno sino a 10mila iscritti. Dal confronto, inoltre, dei diversi dati di bilancio Unibas, al 31 di-cembre scorso, con quelli degli altri atenei, in determinati aspetti gestionali, che si comprenderanno meglio di seguito, il responso è impietoso.
Da precisare che purtroppo Reggio Calabria non ha ancora pubblicato il bilancio 2020, quindi il riferimento è ai dati 2019. Ad ogni modo, scorrendo la lista degli indicatori, punto di partenza il valore del patrimonio immobiliare.
POCHI ISCRITTI MA PATRIMONIOIMMOBILIARE IMMENSO
L’Università degli Studi della Basilicata, tra tutti gli atenei di analoga dimensione, ha il valore più alto del patrimonio immobiliare: ben 115.619.137 euro, pur essendo il quart’ultimo ateneo come numero di studenti iscritti che, come risulta dai dati del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur), sono poco più di 6mila. La media degli studenti iscritti nei piccoli atenei è di circa 6mila e 500 e solo 3 atenei, per la cronaca, hanno meno iscritti dell’Unibas: Reggio Calabria, Sannio e Teramo.
Per cui, il patrimonio immobiliare medio al 31 dicembre scorso dei piccoli atenei è di 58,7 milioni di euro, mentre il patrimonio dell’Unibas è pari al doppio della media. Le diverse voci che compongono lo stato patrimoniale Unibas sono: terreni e fabbricati (90milioni di euro), immobilizzazioni immateriali in corso (€ 4.118.818), altre immobilizzazioni immateriali (€ 21.496.367). È già possi-bile trarre una prima conclusione: l’Unibas ha un numero di studenti al di sotto della media degli atenei di pari dimensione, ma contestualmente ha un patrimonio immobiliare pari al doppio del patrimonio medio degli stessi atenei. Per rendere ancora meglio il concetto, il patrimonio immobiliare di Unibas è superiore a quello di università classificate tra i grandi atenei come Parma (111 milioni e174mila euro di patrimonio per 28mila e 316 studenti), Verona (€ 65.647.717 di patrimonio per 23.341 studenti), Ca-gliari (€ 87.883.095 di patrimonio per 24.839 studenti), Modena-Reggio Emilia (€ 94.437.286 di patrimonio per 27.482 studenti).Chissà come, è uno dei tanti interrogativi, un patrimonio immobiliare così consistente sia giustificato rispetto alle dimensioni reali dell’Unibas. Naturale il passaggio al secondo indicatore: l’incidenza del patrimonio immobiliare. Il patrimonio immobiliare dell’Unibas è pari al 63% dell’attivo patrimoniale complessivo. A parte Cassino, che però è un ateneo in stato di dissesto finanziario e quindi non dovrebbe far testo nella comparazione, con un’incidenza del patrimonio immobiliare dell’84%, l’Unibas è l’ateneo con l’incidenza maggiore degli immobili, e quindi quello con la struttura patrimoniale più tecnica-mente rigida, quindi più rischiosa.
RICAVI OPERATIVIE PATRIMONIO IMMOBILIARE:UN DISASTRO
C’è poi, tra i più significativi, il rapporto tra i ricavi operativi e il patrimonio immobiliare.
A livello teorico, questo indicatore per essere virtuoso dovrebbe avere valori vicini o superiori a 1. Unibas, dopo Cassino, ha il valore più basso dell’indicatore (0,52), ben lontano dall’unità. Significa che i ricavi di esercizio non sono congrui rispetto all’entità del patrimonio gestito. Difficile, se non impossibile, non porsi un altro interrogativo: il patrimonio immobiliare dell’Unibas è economicamente sostenibile nel medio-lungo periodo?
SPESE E RICAVI:IL PRIMATONEGATIVODELL’UNIBAS
Altro rapporto importante, quello tra le spese per servizi e i ricavi operativo. A livello teorico, in questo caso, maggiore è questo indice, maggiore è il peso dei costi per servizi sul totale dei ricavi. Poiché nella categoria di costo in questione si annidano tutti i costi di gestione del patrimonio immobiliare, escludendo le tasse, non consideriamo per mancanza di dati, altrimenti il conto lieviterebbe ancora, l’indicatore è sintomatico del costo di gestione degli immobili. Qui l’Unibas detiene il primato assoluto, con un valore dell’11%, ben superiore a quello di tutte le altre università. L’Unibas ha valori particolarmente alti, per esempio ,ma non casualmente, in riferimento alla pulizia e al riscaldamento. Non casualmente poichè quest’ultimo indicatore sembra proprio coerente con i precedenti e lascia ragionevolmente sostenere il seguente argomento: l’Unibas ha un patrimonio immobiliare sovradimensionato rispetto al proprio bacino di utenza, che produce costi rilevanti, costituenti un freno per lo sviluppo delle attività istituzionali e suscettibili di mettere a rischio la sostenibilità economica dell’ateneo nel medio-lungotermine. Basterebbe, per dirne una, una minima riduzione dei trasferimenti ministeriali o regionali per mandare in tilt il sistema. Del resto, ad oggi, un patrimonio di tale entità non pare abbia portato ad un consistente incremento del numero di studenti iscritti. Un’ultima domanda sorge quindi spontanea: nel contesto descritto quanto si può spingere ancora l’espansione patrimoniale dell’Ateneo senza mettere a serio rischio gli equilibri di bilancio? Le domande, in realtà, sono tante ed è solo per economia di analisi che è necessaria una limitazione. Per esempio, a fronte dei nuovi progetti di investimento immobiliare sono state individuate maggiori fonti di ricavo in grado di coprire stabilmente i maggiori costi fissi connessi ai nuovi investimenti? E ancora: prima di avanzare progetti di investimento incrementativi dei metri quadri, si veda Medicina, sono state valutate soluzioni di razionalizzazione degli spazi esistenti? Si potrebbe continuare col gioco, che gioco non è, degli interrogativi. Un’ultima riflessione, anticipando in parte chi chi obietterà sul fatto che questi numeri o nulla dicono o sono male interpretati: gli indicatori citati non hanno alcuna pretesa di essere esaustivi o di esprimere verità assolute sulla condizione gestionale di Unibas, ma servono almeno a porre le domande giuste rispetto a criticità evidenti, alle quali dovrebbe rispondere la governance con trasparenza e senso di responsabilità.