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«IL PD DEVE TORNARE TRA LA GENTE, BASTA A GIOCHI DI POTERE E LOTTE PER LE POLTORNE»

L’INTERVISTA In corsa per la segreteria regionale dem La Regina rompe il silenzio sulla sua candidatura «nata di notte» e traccia i punti del programma

POTENZA. Giovane, anzi giovanissimo. Eppure a soli 28 anni Raffaele La Regina ha ben chiaro come immagina il futuro. A primo acchito lo definiresti un giovane serio, forse fin troppo, impostato e distaccato. E invece basta parlargli dei temi che gli stanno a cuore per avere una impressione diversa che gli fa uscire quella verve che solo un amante della sua terra riesce ad avere. Ha tanti sogni, non lo nasconde, ma si dice pronto a rimboccarsi le maniche e a macinare chilometri, come lui stesso dice, pur di vedere una Basilicata diversa. Ambizioso, sognatore ma con i piedi per terra, perchè sà che per cambiare il futuro della sua regione non servono solo volti nuovi ma anche metodi nuovi. Una frase che sta applicando anche nella nuova sfida che lo vede coinvolto, quella per la segreteria regionale del Pd lucano. Una “campagna elettorale” che lo vede contrapporsi a Viviana Cervellino e Rocco Pappalardo che lui definisci ottimi compagni di viaggio in questa avventura a cui però non lascerà campo facile come racconta a Cronache Lucane. Raffaele La Regina in corsa per la segreteria del Pd. Una candidatura che giunge all’improvviso, anzi per usare sua parole «di notte». Ma come ma come mai hai scelto questa avventura?
«È stata una candidatura anche per me inaspettata nata in una notte a poche ore dalla consegna delle candidature. È nata soprattutto grazie a un atto di grande generosità e grande dignità politica di Maura Locantore, segretaria provinciale del partito, in quanto intorno a lei non si riusciva a trovare una unità e l’unità credo che sia uno dei valori fondamentali forse il più importante che bisogna mettere in campo per la fase che verrà. Per la fase nuova. Io sono riuscito a raccogliere intorno al mio nome un gruppo ben delineato di classe dirigente che ha scelto di sostenermi per i valori che in qualche modo abbiamo deciso di incarnare per questa campagna congressuale. È una candidatura sicuramente che punta al rinnovamento. La mia mozione si chiama “L’alba è nuova” e la mia linea programmatica “Una generazione coraggiosa per il Pd e per la Basilicata”. Credo che ci sia bisogno davvero di questo rinnovamento che non sta solo nella rottura generazionale o quant’altro, non cedo ai facili giovanilismi o alla retorica della rottamazione ma al contrario credo che debba esserci una sinergia tra nuovo e vecchio. L’ho definita con la metafora di Enea che si porta il vecchio Anchise sulle spalle. Portare questo partito sulle spalle il più in là possibile per poi iniziare davvero una fase nuova».
Mi aggancio a due parole importanti che ha utilizzato: rinnovamento e unità. Il Pd deve puntare a questo?
«Credo che il rinnovamento del Pd sia un rinnovamento dei valori. Dobbiamo tornare ad essere ciò per il quale siamo nati: il partito della lavoro, il partito dei lavoratori, il partito delle imprese perché dobbiamo rivolgerci con lo stesso sguardo e la stessa intensità ai lavoratori e chi il lavoro lo genera. Serve un partito che si rinnova nei valori e di come questi valori li trasmette alla società. Oltre al lavoro penso anche ai grandi temi ambientali come la transizione ecologica. C’è un governo regionale che su questo sta sbagliando di grosso l’ultimo accordo Val d’agri è un accordo che fa estrarre alle compagnie petrolifere l’ultima goccia di petrolio fino al 2029 stiamo parlando dell’an-no prima del 2030 cioè quando l’agenda Onu prova a chiudere il cerchio estrattivo invece in Basilicata non c’è una strategia di transizione. Torno al tema del lavoro che per me è centrale in questo contesto: i lavoratori lucani impegnati nel settore energetico sono davvero pochi ce ne sono molti di più fuori dove però non si estrae. Qui si estrae e ci sono pochi lavoratori impegnati in quel settore e allora anche l’utilizzo di queste royalties dovrebbe essere riviste. Mi piacerebbe dirlo all’assessore Rosa che peraltro ha fatto per anni le barricate rispetto a quello che faceva il centrosinistra trovandosi poi a fare anche peggio. E lo dico anche sapendo che qualcuno dei nostri si arrabbierà ma oggettivamente è così: abbiamo bisogno di modelli di sviluppo. Mi scuso se mi sono allungato ma su questi per me sono temi fondamentali che dovrebbero stare anche la centro del nostro dibattito. Infatti mi appassionano poco i temi di bagarre procedurali o politiche, perché altrimenti non riusciremo a spalancare le porte di questo partito. Infatti tornando al partito. Il rinnovamento è anche come ci si pone all’interno di una società, una società sciolta da questo centrodestra che si è dimostrato davvero debole nel governo lo dicono i dati sulla povertà relativa dell’istat del 23,4%delle famiglie lucane vive in povertà relativa. Abbiamo bisogno di spalancare le porte del partito riaffacciarci nel mondo delle associazioni, delle parti sociali. Il mio è un partito che in passato ha dimenticato completamente il confronto con le organizzazioni sindacali e questo è inaccettabile, anzi. Sono quelli i principi e i valori fondamentali ai quali noi dobbiamo in qualche modo rifarci. La collettivizzazione è importante, la sindacalizzazione è importante, essere comunità significa essere uniti e questo è un appello che io faccio sempre: una nuova stagione riparte se c’è unità, se c’è umiltà, se c’è coesione e lealtà ed è anche in questo che il Pd deve dimostrarsi all’altezza della sfida». Ha appena detto che il Pd deve spalancare le porte. Si riferisce anche alle alleanze politiche o resta ben saldo nel perimetro del centrosinistra?
«Il modello di Napoli, Bologna e Milano di queste amministrative nelle quali il Partito Democratico si è rivelato essere l’asse centrale di un’alleanza più larga debba essere riproposto necessariamente in Basilicata. Il Pd deve essere aperto a tutto quel mondo che c’è fuori che è un mondo progressista, riformista, ecologista, femminista, con comunità LGBT, cristiane e sociali. Deve essere un mondo che davvero prova a tenere dentro tutte le energie più belle del Paese, però questo devo dirlo serve fare una scelta di campo. Bisogna decidere chi si vuole essere, cosa si vuole rappresentare. La vicenda di Melfi in Basilicata è una vicenda che su tutte lascia l’amaro in bocca. Bisogna decidere se stare con la destra peggiore della storia repubblicana di questa fase o se davvero poter provare a cominciare a guardare al futuro dentro il centrosinistra. Serve una scelta netta e di campo e di questo dobbiamo assolutamente farne virtù e bisogna decidere bene quali valori incarnare».
Ha più volte tirato in ballo l’unità a cui deve arrivare il Pd. Con il passo di lato di Locantore mi chiedo se la sua candidatura sia stata davvero unitaria…
«Non penso di incarnare qualche trama oscura, ma posso certamente dire di essere un candidato assolutamente autonomo. Su di me non c’è il cappello di nessuno. Sulla mia candidatura non ci si specula dicendo che ci sono accordi di specie o di maniera. Io credo davvero di poter incarnare lo spirito più sano di una comunità del Partito Democratico come lo fanno benissimo gli altri due candidati che sono eccellenti, due grandi amministratori pur nella loro giovinezza. Sono delle risorse incredibili per questa comunità. Ma è chiaro che il Pd riparte se c’è unità e lasciamelo dire anche umiltà, abbiamo bisogno di rimetterci a camminare, di tornarci a sporcare le scarpe io uso spesso questo modo di dire perché serve stare con le persone, con i cittadini, tra la gente e capire quali sono i reali bisogni delle persone. Invece troppo spesso questo è un partito che si è occupato più dei giochi di potere, delle postazioni e che delle esigenze dei cittadini. Per questo credo che dobbiamo tornare ad essere meno il partito delle poltrone e più quello delle persone» L’ultima domanda. Forse la più banale ma anche la più veritiera: perchè bisogna votare Raffaele La Regina.
«Qualcuno ha scritto una volta che in Basilicata “c’è un sole tremendamente antico” e io credo che c’è una gene-razione tremendamente forte che ha voglia di camminarci sotto questo sole. Noi dobbiamo restituire una dignità e una speranza a una generazione. Dobbiamo permettere ai giovani di restare nel proprio territorio. Oggi più che mai l’emigrazione giovanile grava pesantemente sulla nostra regione. Le migliori energie vanno via e io ho scelto di metterci la faccia soprattutto per una generazione ma ho scelto di metterci la faccia soprattutto per una comunità perché credo che non ci si salvi da soli bisogna agire insieme. Bisogna farlo perseguendo tutti un unico obiettivo non individualmente. Il Partito Democratico non è uno strumento di qualcuno o di qualcosa ma è un mezzo per raggiungere esattamente quel modello di sviluppo che noi democratici abbiamo in testa e serve far-lo tutti insieme perciò la mia è una candidatura che va verso questa direzione quella di essere comunità. Una comunità vincente».

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