SE IL PD LUCANO È SEMPRE MENO RIFORMISTA
Lettere lucane
Ho letto l’intervista che il giovane candidato alla segreteria regionale Pd, Raffaele La Regina, ha rilasciato a “Cronache lucane”. Mi ha colpito molto un passaggio, quello in cui accusa il governo regionale – sintetizzo brutalmente – di aver concesso alle compagnie petrolifere di estrarre l’ultima goccia di petrolio fino al 2029. Il giovane La Regina, che si candida a guidare un partito riformista, dimostra di essere pienamente assorbito dalle semplificazioni populiste di una classe dirigente, quella del suo partito, ormai stabilmente virata su posizioni iper-stataliste e anti-mercato. Capisco che sia giovane e che debba blandire il voto neo-bucolico, ma la politica è anzitutto analisi e governo della complessità. In Basilicata non si estrae petrolio per sadismo padronale, ma perché è una precisa scelta nazionale (dei governi nazionali) per ridurre il fabbisogno energetico dall’estero. La Basilicata non è una Repubblica indipendente, bensì un pezzo di Italia, e si il governo nazionale decide una politica energetica non è che essa possa essere disfatta in ogni capoluogo di Regione. Il giovane La Regina ignora altre due cose importanti. La prima è che la cosiddetta transizione ecologica non è un pranzo di gala, ma lacrime e sangue, perché il passaggio a un’economia “green” in così poco tempo rischia di mettere fuori mercato pezzi importanti del sistema produttivo, e dunque va attuata senza accelerazioni irresponsabili. La seconda è che senza le royalties del petrolio, lo stesso bilancio regionale è in pericolo. Ora, se a dire queste cose è un esponente di un partito come il M5S, lo capisco; ma se a trattare la questione petrolifera lucana in un modo così semplicistico è uno che si candida alla guida del Pd – un partito che pure fu riformista – allora è inevitabile che il riformismo pragmatico e realista dovrà trovare altri spazi in cui raccogliersi ed esprimersi.