«UN PD CHE PARLI MENO ED ASCOLTI DI PIÙ, E CHE NON SIA STRUMENTO PER RAGGIUNGERE UNA POLTRONA»
L’INTERVISTA Rocco Pappalardo escluso come candidato alla segreteria regionale dem annuncia ricorso e racconta il partito che vorrebbe
POTENZA. Rocco Pappalardo in corsa per la segreteria regionale del Partito democratico Lucano è stato escluso ieri dalla Commissione per un “vizio” sulle firme raccolte a supporto della sua candidatura. Una esclusione che lo stesso Pappalardo ci conferma di non aver mai preso in considerazione, considerato che solo poche ore prima di venirne a conoscenza, era negli studi di Cronache Tv a raccontare i progetti per il suo partito. Raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione appresa la notizia, Pappalardo ci ha subito comunicato di voler fare ricorso. Non potendo conoscere l’esito di quello che sarà abbiamo comunque deciso di pubblicare l’inte-a intervista. Rocco Pappalardo può certamente contare sulla sua quasi ventennale esperienza di militante politico ma soprattutto sul suo bagaglio di amministratore (prima come sindaco di Oppido Lucano e poi come Consigliere provinciale). Una passione politica che lo ha portato a mettersi in gioco per una esperienza importante ed entusiasmante, come la definisce lui, che però non è priva di ostacoli. Anzi. La voglia di rinnovamento, senza lasciare il suo lato critico, sta spingendo Pappalardo a vivere questa sfida con corpo ed anima verso un partito che vuole ricostruire come fosse casa sua: aperto, meno formale e lontano da quelle logiche che hanno spinto molti a allontanarsi dalla politica. Un vulcano di idee e progetti pronto a condividerli con gli altri militanti che per lui rappresentano la vera anima del Pd, come ha raccontato a Cronache Lucane. La sua è stata una candidatura non proprio inaspettata. Prima di depositare l’ufficialità si vocifera un suo possibile coinvolgimento. Ma come mai Rocco Pappalardo ha deciso di accettare questa nuova sfida?
«È la sfida di tante persone che mi hanno voluto coinvolgere perché si portasse all’interno del dibattito congressuale tutta una serie di tematiche che condividiamo. Ovviamente e la mia vuole essere anche una candidatura che unisce per tenere all’interno della comunità democratica un gruppo quanto più allargato possibile che si batte per delle istanze che possano essere utili alla rinascita di un partito con versa poi in condizioni così ottimali».
Ha parlato di rinnovamento del Partito Democratico, ma da dove bi-sogna partire realmente?
«Innanzitutto un Pd che dica chiaramente cosa vuole fare e da che parte stare. Noi veniamo fuori da una gestione precedente che lascia degli strascichi importanti, come è noto a tutti, dopodiché abbiamo avuto una fase commissariale che di fatto ha congelato l’attività politica in Basilicata. C’è stata poi la vicenda pandemica che si porta dietro tutti i problemi sociali ed economici e che ha fatto emergere ulteriormente quelle che erano le criticità della nostra regione nei vari settori. Quindi abbiamo da ricostruire tutto e soprattutto ci sono dei settori chiave che per noi hanno delle priorità. Innanzitutto la lotta alla povertà che in Basilicata ancora ha percentuali altissime, poi c’è il tema del lavoro, sia per chi non ce l’ha ma anche per chi ce l’ha ma lo vive con una certa apprensione con una certa precarietà. C’è anche il tema delle imprese, serve mettere nelle condizioni il sistema produttivo lucano di poter fare impresa anche in maniera tranquilla perché un’azienda che ovviamente lavora in maniera tranquilla fa lavorare tranquilli anche i lavoratori. C’è il tema sanitario, abbiamo ancora una grande emigrazione sanitaria che pesa molto sul bilancio regionale senza parlare poi delle liste d’attesa che pesano invece sui bilanci familiari, perché una persona che ha la necessità di fare una visita urgente deve ricorrere a una visita specialistica privata. C’è il tema infrastrutturale, sia fisico che tecnologico; c’è il tema dell’ambiente, della transizione energetica, e delle rinnovabili che in alcuni casi aggrediscono eccessivamente alcune parti del territorio. Ci sono tantissime questioni che ovviamente vanno affrontate e vanno affrontate con una posizione chiara del partito. E poi non bisogna dimenticare che c’è il tema dell’organizzazione del partito».
Mi aggancio proprio a queste sue ultimissime parole. In questi giorni ha più volte sollecitato il dibattito sull’organizzazione del partito e sul-la necessità che si rispettino le reg-le dello statuto del Pd.
«Sì, quando parlo di statuto non voglio certo fare il burocrate della situazione ma è chiaro che una organizzazione forte parte dal rispetto de-le proprie regole e che garantisca gli stessi diritti a tutti. Quando parlo di rispetto dello statuto mi riferisco ovviamente al discorso del limite dei mandati, perché ci sono tantissimi amministratori locali che lavorano sul territorio portando anche grandi risultati e chiaramente il limite dei mandati dà delle prospettive anche di crescita legittime. In un discorso anche di meritocrazia che va garantito. Dopodiché nello statuto ci sono tantissime forme di partecipazione che sono mancate in questi anni e questo è solo uno dei problemi. Ma penso anche alla rete dei circoli, ai tanti militanti sul territorio che sono rimasti per troppo tempo inascoltati. C’è la Consulta degli amministratori locali, c’è la conferenza dei segretari dei circolo, c’è la conferenza programmatica annuale, ci sono i forum tematici, ci sono le riunioni dei circoli. Cioè ci sono tutti questi strumenti di partecipazione che danno la possibilità di coinvolgere in maniera attiva davvero tante risorse che abbiamo sul territorio che altrimenti si sentono abbandonati al loro destino e vivono anche in maniera non utile la vita del partito. Quindi chi decide di tesserarsi e chi decide di tenere ancora un circolo aperto con delle bollette da pagare quantomeno deve poter dire la sua. È un discorso che torna utile anche a un segretario regionale perché se vuoi affrontare dei problemi devi conoscerli e per conoscerli devi ascoltare. Questa è una delle questioni che io mi auguro che il prossimo segretario prenda in carico: iniziare con la fase di ascolto sul territorio per capire realmente i problemi quali sono. L’impegno del segretario ovviamente è di lavorare nei prossimi anni perché ci vuole tempo per ricostruire, non abbiamo mica la bacchetta magica per farlo dall’oggi al domani. Ma è chiaro che mi auguro che quella postazione non venga utilizzata per prendere il primo treno per Roma».
Quindi mi viene da chiederle: un Partito Democratico che torna a parlare con la gente e soprattutto che ritorni a stare sul territorio? «Assolutamente sì. La fase di ascolto e di dialogo deve essere il requisito principale che non solo il segretario regionale ma chi decide di intraprendere e fare politica dovrebbe mettere subito in campo. Parlare la metà di quanto dovrebbe e ascoltare il doppio. Perché ripeto, da un singolo militante di un piccolo territorio ti possono arrivare le indicazioni fondamentali alle quali magari uno non avrebbe mai pensato. Perché chi vive quel territo-rio conosce i problemi di quel territorio, altrimenti un uomo solo al comando non funziona nelle istituzioni e non funziona alla guida di un partito».
Lei ha definito la sua candidatura di unità. Eppure l’aria che rappresenta non ha mai fatto mancare il suo spirito critico, anche in modo duro, al partito.
«Le critiche io le ritengo sempre utili, se sono ovviamente costruttive. Personalmente mi ritengo una persona pacata e inclusiva, l’ho dimostrato nei miei tanti anni di militanza e di esperienza amministrativa. Sono una persona che non ha difficoltà a dialogare con tutti, ovviamente ascolto tutti ma poi ho anche l’autonomia e la de-terminazione della decisione. È chiaro però che in questa fase non possiamo escludere nessuno, abbiamo bisogno di tutte le energie e di tutte le esperienze, sia di chi lavora nelle istituzioni sia di chi lavora da semplice militante. Abbiamo bisogno di tutti per ricostruire una comunità che ovviamente è in forte difficoltà in questo momento».
Una comunità da ricostruire che abbiamo visto già nella scelta dei candidati alla segreteria è partita dall’età anagrafica. Siete tutti e tre giovani e con una importante esperienza alle spalle. Quanto è importante cambiare anche l’età anagrafica del Pd?
«Non sempre giovane è bello, come si dice. Credo che va rinnovato lo spirito di questo partito, un partito che parli meno di organigrammi e parli più di programmi. Un partito che anche all’interno stesso premi il merito e quindi che valorizzi tutte le risorse migliori che ritiene di avere all’interno, indipendentemente dal discorso delle appartenenze. Il Pd deve tornare ad avere la sua centralità, deve lavorare realmente sui valori del centrosinistra, a partire ripeto da una organizzazione interna che guardi al merito, guardi ai problemi reali della gente. Di chi faccia il senatore, il deputato o il sindaco interessa poco. Interessa realmente sapere come risolvere i problemi quotidiani perché è con la quotidianità che il cittadino si confronta».