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PAPA FRANCESCO : È TEMPO DI APRIRE GLI OCCHI

“È tempo che ai poveri sia restituita la parola, perché per troppo tempo le loro richieste sono rimaste inascoltate”

Assisi, l’abbraccio del Papa ai poveri del mondo: ridiamo loro voce e dignità

Francesco ha trascorso la mattinata nella città del Poverello, dove ha incontrato 500 uomini e donne, giovani e anziani, in stato di disagio, dell’Umbria e dell’Europa in vista della Giornata mondiale dei poveri. Tre ore scandite da canti, preghiere, gesti simbolici, testimonianze. L’appello del Pontefice: torniamo a scandalizzarci per i bambini schiavi o sballottati nei naufragi, cessino le violenze sulle donne

Salvatore Cernuzio – Assisi

Le donne trattate come merce di scambio, i bambini schiavi, affamati, sballottati nei naufragi, le famiglie che soffrono disuguaglianze sociali, i disoccupati, le vittime dell’ipocrisia di chi pensa solo ad arricchirsi. Dalla Porziuncola di Assisi dove san Francesco seguì il mandato di Cristo di “riparare la sua casa”, Francesco, il Papa, chiede al mondo di agire per “riparare” la vita di migliaia di persone che, in un’epoca di divisione e disperazione, si trovano a lottare contro diverse forme di povertà.

Distanti fisicamente, ma uniti spiritualmente

“È tempo che ai poveri sia restituita la parola, perché per troppo tempo le loro richieste sono rimaste inascoltate”. Il Pontefice, in piedi da un palchetto, sotto gli affreschi quattrocenteschi della “chiesetta” restaurata dal Poverello, pronuncia queste parole guardando dritto negli occhi i 500 poveri radunati in Santa Maria degli Angeli. Ci sono bambini e anziani, uomini e donne, polacchi e spagnoli, francesi e italiani. Sono distanziati fisicamente, ma spiritualmente vicini. Hanno storie differenti che però hanno una matrice comune: la sofferenza e la speranza di riscatto. Seguono l’evento dal maxischermo, sollevano gli smartphone e scattano foto, ma poi si fermano per ascoltare.

La festa sul sagrato di Santa Maria degli Angeli

La vera festa si è tenuta fuori sul sagrato. Dalle 6 del mattino, quando il sole non era ancora sorto sulla città umbra, diversi gruppi si erano già radunati dietro le transenne: chi portando un quadro della Madonna, chi srotolando il cartello con il logo della propria associazione, chi cantando nella propria lingua. Canti, assieme ai balli, si sono succeduti per tutte le ore precedenti all’arrivo del Papa, giunto con mezz’ora di ritardo per aver portato prima un saluto alle clarisse nella Basilica di Santa Chiara. “Alleluja” intonava il gruppo francese Fratello, il più numeroso e il più “rumoroso”. Un giovane accompagnava il canto con la fisarmonica, mentre gli spagnoli rispondevano con un corale “Risuscitò”. I polacchi intanto recitavano il Rosario, invece gli italiani, accompagnati da Caritas diocesana e Sant’Egidio insieme con un gruppo di Roma dell’Elemosineria apostolica, raccontavano ai presenti la gratitudine per il Papa “che ci ha insegnato che è molto più appagante servire gli altri che sé stessi”, come dice Sergio, ex clochard.

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