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BASILICATA E CONCORSI: CASO CLINICO

Lavoratori ex Agrobios, la Giunta vuole farli ma le Commissioni s’oppongono e il problema resta

Per un verso o per un altro, a livello amministrativo, la Regione Basilicata di questo passo sarà un caso clinico unico a livello nazionale. Lavoratori ex Agrobios: dopo 10 anni, nonostante si fosse prossimi alla risoluzione della eufemisticamente annosa questione, si ritorna punto e a capo. La colpa, però, non è del governo regionale che, anzi, in ossequio alle disposizioni normative, nonchè ai dettami costituzionali, aveva deciso di dissolvere il “bubbone” liquidazione della società “Metapontum Agrobios Srl” , nominando la formula magica vero tabù negli anni passati: i concorsi pubblici.

Il Disegno di legge “Collegato alla Legge di Stabilità Regionale 2021”, così come varato nel giugno scorso, li prevedeva, ma l’assurdo è accaduto: la prima, seconda e terza Commissione consiliare, presiedute rispettivamente da Cariello (Lega), Braia (Iv) e Quarto (Fdi), riunite congiuntamente, recependo le posizioni delle organizzazioni sindacali, hanno deciso di stralciare l’articolo 12 del Ddl citato che prevedeva apposita «procedura concorsuale ».

Le conclusioni delle Commissioni, poi, sono, a maggior ragione a distanza di anni che la questione prosegue insoluta, ancora più illogiche poichè consistenti nell’impegnare la Giunta regionale, che invece i concorsi in questo caso vorrebbe farli, a interloquire con la Corte dei Conti e con il governo nazionale non per superare le norme giuridiche e contabili, una qualche deroga al principio del pubblico concorso comunque sarebbe più impossibile che improbabile, ma le «interpretazioni giuridiche e contabili». È come la prova provata: la Basilicata è un caso clinico.

Dato che Governo nazionale e Corte dei Conti non potranno che ripetere il già detto, di certo il “consiglio” non sarà quello di violare legge e Costituzione, le Commissioni consiliari ora dovrebbero assumersi la responsabilità di spiegare il senso di questo ritorno al punto di partenza. La vicenda, per quanto complessa è, tuttavia, agevolmente comprensibile. La Corte dei Conti, se è vero che ripetere giova, esporrà nuovamente i rilievi ormai costanti ad ogni giudizio di Parifica e cioè che con specifico riferimento al personale ex Agrobios transitato nei ruoli dell’ente strumentale Alsia, «la Corte Costituzionale ha espressamente dichiarato l’illegittimità di una norma regionale che consentiva il passaggio di personale “da una società di diritto di privato, ancorché in mano pubblica, all’amministrazione della regione”».

Per rimanere in punta di diritto, perchè la vicenda degli ex Agrobios non torna neanche dal punto di vista contabile. È evidente che il passaggio all’Alsia di questo personale oltre a non avere determinato «alcuna modificazione nella natura del rapporto » non ne ha determinato neanche l’ingresso nei ruoli del pubblico impiego, «non essendo stato espletato alcun concorso a tal fine ». Infatti, la legge relativa legge regionale del 2011 precisava che «il personale (ex Agrobios, ndr) è assunto dall’Arpab e dall’Alsia con contratto di diritto privato nell’ambito del contratto collettivo di lavoro attualmente in godimento senza la costituzione di un rapporto di pubblico impiego».

Non a caso, la Corte Costituzionale ha escluso che possa attuarsi il passaggio automatico dall’impiego privato in una società partecipata a quello alle dipendenze di una Pubblica amministrazione. Eppure tra Consiglio e sindacati, c’è chi a distanza di anni continua a sostenere il contrario. Il motivo è stato ribadito anche ieri nella seduta congiunta delle Commissioni consiliari. Prima i «rappresentanti sindacali hanno ribadito “lo stato di incertezza e preoccupazione vissuto dai cinquanta lavoratori ex Agrobios, da alcuni anni in forza presso Alsia e Arpab, con un’età avanzata, e molti dei quali prossimi alla pensione”», e poi nel documento finale ribadito che a seguito della procedura concorsuale prevista dall’articolo 12 del Ddl di giugno scorso, «il personale ex “Metapontum Agrobios” in servizio presso l’Alsia e l’Arpab potrebbe ritrovarsi al di fuori della dotazione organica dei suddetti Ente».

Come stanno ora le cose, possono continuare con contratto di diritto privato a lavorare nel pubblico, ma se facessero il concorso, molti ex Agrobios non lo supererebbero. Quindi, visto che c’è chi è prossimo alla pensione, per alcuni tra Consiglio e sindacati, meglio lasciare tutto così e attendere che una quiescenza generale risolva da sola il problema. Sembra un assurdo confronto tra l’interesse di 50 lavoratori che è meglio che continuino a lavorare per gli Enti pubblici ma senza fare i concorsi per diventare dipendenti pubblici, perchè chissà quanti non li supererebbero, e l’interesse, questo anche pubblico, della collettività che è tutelato dalle leggi.

La questione, inoltre, pone anche un problema di danno erariale e in subordine di mancata parziale parifica del Rendiconto regionale, in assenza della soluzione alla “grana Agrobios”, con tutto ciò che ne consegue in termini di assunzioni e limitazioni varie di spesa. La Giunta regionale stava perseguendo la strada giusta, la procedura concorsuale, ma le Commissioni l’hanno fermata. Nella seduta congiunta delle Commissioni consiliari, in rappresentanza della Giunta, l’assessore all’Ambiente, Gianni Rosa che ha difeso la scelta dei concorsi.

Alternative alla procedura concorsuale non se ne vedono e, per evitare nuovamente i rilievi della Corte dei Conti, forse alla Regione, come avrebbe anche annunciato Rosa, non resta, per tirarsi fuori pure dal danno erariale, che chiudere il rubinetto dei soldi pubblici con buona pace dei lavoratori ex Agrobios, ma in ripristino delle regole.

Ferdinando Moliterni

3807454583

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