L’ULTIMA OPERA DEL TODISCO
Un tempo la chiesa era interamente affrescata, poi le opere ricoperte da calce
Una piccola chiesa, ormai nel pieno centro di Avigliano, a ridosso della villa comunale in viale verrastro, ma quando fu edificata nel 1566 era un luogo di culto, ubicato fuori le mura dell’antico centro aviglianese, le cosi dette chiese “extra moenia”. All’inizio consacrata al culto di S. Antonio Abate, conosciuto anche come S. Antonio di Vienne, poi a dedicata a S. Lucia, con il quale nome tuttora è chiamata. Una piccola chiesa ad unico vano e con un’ampia abside ed all’interno un capolavoro della pittura tardo rinascimentale lucana: un ciclo di Affreschi di Giovanni Todisco, pittore originario di Abriola, prolifico specialista della pittura a fresco che operò tra il 1545 ed il 1566. Forse il ciclo della Chiesa di Santa Lucia è l’ultima opera del rinascimentale Todisco e della sua scuola , un ciclo che in origine ricopriva l’intera chiesa, ora restano dei frammenti sulle mura e nella volta dell’abside, raffiguranti i miracoli di Sant’Antonio, San Gregorio l’incoronazione della Vergine ed il martirio di Santa Lucia.Da notare anche le figure con strumenti musicali, una caratteristica dell’artista lucano, specialista nel raffigurare strumenti dell’epoca. Un patrimonio artistico di uno dei maggiori artisti lucani che stava per esser perso per sempre, infatti, era interamente stato ricoperto nella meta del 1800 da calce, riscoperti per puro caso dallo storico locale Donato Imbrenda, che con il sacerdote don Peppino Stolfi per primi lanciò l’allarme, cui seguirono appelli, mostre che portarono ai restauri finanziati con la legge 241/81 condotti dalla storica dell’arte Maria Concetta Muscolino e dal restauratore Maurizio Lorenzoni, tra gli studi da ricordare quello condotto da Francesco Manfredi e Giuseppe Settembrino. La chiesa ospita anche un quadro di autore ignoto del XIX secolo raffigurante la Madonna del Carmine e una “Annunciazione” datata 1773 a firma di B. Boccardi, che potrebbe essere interessante non dal mero valore artistico, ma dalla possibilità che sia opera di una pittrice, in un secolo che vedeva tra gli artisti la prevalenza del genere maschile.