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SE SPERANZA È SENZA SPERANZA

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Come era prevedibile e grazie al fuoco incrociato di Cronache, non arriva nemmeno in CdM la designazione a sub commissario della sanità calabrese di Ernesto Esposito che guarda caso si dichiara impossibilitato a svolgere l’incarico, togliendo dall’impiccio anche il serafico Roberto Speranza che pure sotto sotto quella nomina l’aveva considerata. Ora lasciamo stare la moral suasion sulle virtù teologali di Esposito, magari partita dal suo cerchio lucano, peraltro avvistato in caffè peripatetici col dg napoletano, ma questa risacca dell’inciucio comincia davvero a far sprofondare il salutismo della sinistra verso le dolci molle delle poltrone da cui viene troppo facile solidarizzare col mondo degli oppressi e delle ingiustizie. Eppure mai come ora Speranza dovrebbe occuparsi di altro che non traghettare i dinosauri D’Alema e Bersani nella comunità democratica, peraltro già agitata di suo. Dovrebbe ad esempio trovare coraggio per rispondere alle domande intemperanti e civili che Report ed una moltitudine di libri gli appioppano per la sua disastrosa gestione della pandemia e per l’ordine di verità delle sue parole. Ha scritto Riccardo Bacchelli: “Averle perse tutte, le speranze, gli dette la stessa pace che averle tutte intatte”.

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