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MESSINA (SCO), CRIMINE LUCANO BEN CONSOLIDATO

I gruppi autoctoni si alleano a livello nazionale. In Basilicata serve ora la Dia, ma arriverà il Sisco

La presenza della criminalità organizzata spalmata sul territorio impone oggi la lotta al crimine ma soprattutto la necessità di istituire, alla luce della conferma di intrecci tra la mafia lucana e quella calabro sicula la sezione della Dia in Basilicata. Perché questa non può più essere abbandonata al crimine e non può essere invasa dai tentacoli della mafia. Presente alla conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli dell’operazione Lucania Felix, anche il Prefetto Francesco Messina, Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato. Ciò che emerge è che il crimine organizzato lucano, ben consolidato sul territorio, ha agito come una serpe a cui, nonostante più volte sia stata tagliata la testa, ha ripreso vita anche grazie ai tanti affiliati che si alternavano anche come reggenti di un clan mai sopito. L’indagine non è conclusa ma si avranno nuovi risvolti atti a reprimere la criminalità per restituire giustizia ad una regione martoriata. Fondamentali per stabilire accordi e patti sono stati i periodi di detenzione che hanno fatto emergere come nelle carceri italiane, nonostante le restrizioni, si riesca comunque a sfuggire al controllo e a comunicare non solo con l’esterno, ma anche con gli altri detenuti. A fine anno intanto arriverà in Basilicata il Sisco, rendendo l’apparato statale più forte rispetto alla lotta al crimine organizzato.

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