TUONA PIPPONZI: «NON RISPETTATE LE QUOTE»
Sei le liste presentate per la Provincia di Potenza: FdI e FI con il simbolo, mentre la Lega no. Iv si accorda con Coraggio e Azione. M5s e Articolo Uno insieme
Il Pd sempre più spaccato, si ufficializza il polo di centro e il cdx corre diviso
Entra ufficialmente nel vivo la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Provinciale di Potenza che durerà in carica due anni e sarà composto da 12 rappresentanti. Sei le liste presentate per la Provincia di Potenza: Forza Italia (10 candidati), Provincia al centro (7 candidati), La Provincia dei 100 comuni (7 candidati), Fratelli d’Italia(6 candidati), Amministratori Lucani (10 candidati) e La provincia dei comuni (6 candidati).
Sarà ora l’Ufficio elettorale della Provincia, presieduto dal Segretario Generale dell’Ente, Alfonso Marrazzo,a verificare la documentazione presentata in allegato alla lista dei candidati ed ufficializzare quindi la competizione elettorale che si terrà nella giornata di sabato 18 e che come è noto interessa tutti i Consiglieri comunali del territorio, per la precisione 1214, ciascuno con un voto ponderato in relazione alla popolazione residente. Dalla presentazione delle liste emerge chiaramente il dato politico presente sul territorio potentino. Il centrodestra scende in campo con ben tre differenti liste. Due i simboli di partito ben definiti: quello di FI e FdI. Secondo molti è il sintomo che come successo per le regionali anche per le provinciali i due partiti vogliono cosi dimostrare la loro forza in campo.
Fratelli d’Italia prova a puntare tutto sul giovane sindaco di Muro Lucano Giovanni Setaro a cui però si contrappone la chiacchierata candidatura della consigliera comunale di Potenza Mary William. Una candidatura che avrebbe fatto storcere il naso a diversi meloniani, considerato che la William già negli scorsi mesi era finita al centro delle polemiche per aver vinto il concorso Arpab dove il Dg e l’assessore regionale di riferimento sono proprio di FdI. Scelta opportuna del partito?
Per molti pare proprio di no, motivo che ha indotto il partito ad avere una certa difficoltà nella composizione della lista. Non è esente da polemiche anche la scelta di Forza Italia di candidare nella lista il consigliere comunale di Potenza Giovanni Salvia. Dopo i contributi che percepisce tra il Comune di Potenza e la Regione, ora tocca anche alla Provincia? A quanto pare per i forzisti la risposta è sì. Certamente da segnalare l’atteggiamento della Lega che decide di non presentarsi ufficialmente con il simbolo del partito salviniano ma con una lista dal nome “La Provincia dei 100 Comuni” che però chiaramente riporta al suo interno esponenti del Carroccio. L’assenza del simbolo più che una scelta pare essere la conseguenza della mancanza di unità tra le varie anime del partito. Resta fuori l’aria di riferimento del consigliere regionale e vicesegretario della Lega Lucana Massimo Zullino.
Tra i sette candidati infatti nessuno rientra nell’aria pro Zullino. Il senatore Pepe punta tutto su uno dei suoi uomini di fiducia candidando il consigliere comunale di Palazzo San Gervasio, Giovanni Barbuzzi. Presente anche un esponente di punta dall’aria che fa riferimento ai fratelli Cicala. Nella lista c’è infatti anche Rosita Gerardi, assessore del Comune di Viggiano il cui sindaco è proprio Amedeo Cicala. Dopo aver provato a piazzarla in diversi enti sub regionali. Da ultimo la volata alla postazione ancora da riempire del garante dei diritti. Nota anche per la vicenda del Covid bonus a Viggiano. Ci riprovano con un posto in consiglio provinciale. Sarà la volta buona? Arriva invece ufficialmente la prima lista di centro.
A presentarla sono Italia Viva, Azione, Coraggio e i Moderati Civici che fanno riferimento all’ex sindaco di Potenza Tanino Fierro, tutti raggruppati sotto il nome “Provincia al Centro”. Per loro nessun apparentamento con destra o sinistra. Si ufficializza cosi la nascita del terzo polo lucano. Manca la sintesi, come avevamo annunciato già nell’edizione di sabato, all’interno del Partito democratico lucano. Le due aree di rappresentanza congressuali dei due candidati in corsa alla segreteria regionale, Viviana Cervellino e Raffaele La Regina, si palesano anche nella composizione delle liste. L’assenza di un tavolo istituzionale tra le varie forze di centrosinistra convocato dal commissario regionale del Pd ha portato gli amministratori lucani ad organizzarsi in autonomia. Nessun simbolo di partito infatti. Non solo.
L’assenza di dialogo non solo all’interno del Pd ma in tutta l’aria del centrosinistra ha portato ad una spaccatura evidente delle candidature anche su fronte provinciale. “Amministratori lucani” è la lista certamente che è riuscita a fare meglio sintesi tra le varie forze politiche. Non a caso oltre ad essere numericamente quella con più candidati, ben 10, è riuscita a raggruppare esponenti del Pd di riferimento all’aria pro Cervellino, del senatore Margiotta e ei fratelli Pittella, contiene rappresentanti di Articolo Uno (come il consigliere di Potenza Rocco Pergola e dell’assessore comunale di Bella Carmine Ferrone), del PsI e anche del Movimento 5Stelle. Numericamente inferiore la lista del resto del centrosinistra “La Provincia dei Comuni” che vede tra tutti i componenti Rocco Pappalardo, consigliere comunale di Oppido lucano escluso dalla corsa per la segreteria regionale del Pd (dell’aria lacoraziana). Oltre alla componente lacorazziana del Pd presente anche quella di riferimento del deputato lucano dem De Filippo.
Nessun accordo sarebbe stato trovato invece con gli esponenti santarsieriani del Partito democratico. L’assenza di un tavolo convocato tanto dal commissario regionale dem quanto dalla segretaria provinciale Locantore, avrebbe arenato tutte le trattative. Resta questo per ora il quadro generale delle liste per la Provincia di Potenza a cui però potrebbero giungere dei colpi di scena dopo la riunione della Commissione prevista per la giornata di oggi.
Sulle liste volano stracci in casa dem
Lacorazza polemizza ma la Cervellino punta il dito sui dirigenti. Rutigliano di Articolo Uno si difende
Con la presentazione ufficiale delle liste alla Provincia di Potenza il caos che regna in casa Pd è usxito allo scoperto. Come annunciato da queste colonne nell’edizione di sabato, l’assenza di unità, condivisione e dialogo in casa dem ha portato gli amministratori lucani del centrosinistra ad organizzarsi in autonomia. Le ripercussioni delle faide interne che stanno caratterizzando il Congresso per la scelta del segretario regionale che vedo contrapposti la sindaco di Genzano Viviana Cervellino e il giovane “lettiano” Raffaele La Regina ha lasciato strascichi anche nella composizione delle liste.
Non è affatto un caso che il centrosinistra si sia presentato per questo rinnovo in Provincia con due liste differenti. La colpa, secondo gli addetti ai lavori, sarebbe da imputare tanto al commissario regionale dem quanto alla segretaria provinciale del Pd, rei di non essersi occupati di un tavolo con gli alleati di centrosinistra. Ad alimentare il dibattito, già incandescente per via del ricorso che ritiene il congresso in ostaggio, è stato Piero Lacorazza responsabile del Pd per il Sud che via socia ha scritto: «C’è chi è in grado di spiegare come mai il Pd è distribuito in due liste che sembrano ricalcare la spaccatura congressuale?
Quale è stato il criterio per la formazione delle liste? E infine come mai articolo uno, movimento cinque stelle e socialisti hanno scelto di stare nella lista di candidati che al congresso del Pd lucano sostengono Viviana Cervellino? La posizione della Cervellino è più convincente? La piattaforma della Cervellino, a differenza di Raffaele La Regina, guarda a questo campo largo come alternativa al governo Bardi Mi si consenta di prevenire la risposta banale: è colpa delle divisioni del Pd. Ci si assuma almeno la responsabilità della decisione, se da qualche parte (tavolo politico o organismi dirigenti) è stata assunta.
Ho rispetto per tutti ma pur mantenendo il mio silenzio penso che ciò che oggi è accaduto meriti una qualche spiegazione. Prima ancora che di politica – parola e pratica complessa in questo momento – mi pare necessaria la trasparenza ». Non si è fatta attendere la risposta della sindaco di Genzao Cervellino che punta il dito sulla mancata convocazione di un tavolo: «Nel Pd provinciale nessuno ha inteso convocare almeno la Direzione provincilae per un confronto su temi e liste. Si poteva fare e non si è fatto. Scelte.
Gli altri partiti non devono spiegare nulla. Chi Ha ruoli spieghi. Ora tutti ripiegati per vincere». «Alle elezioni provinciali, come sempre, Articolo Uno è a sostegno del campo largo del centrosinistra. Sempre terzo rispetto a vicende e a divisioni interne al Partito Democratico». Lo scrive su Twitter il segretario regionale di Articolo Uno Basilicata, Carlo Rutigliano difendendosi dall’attacco di Lacorazza.
Rappresentanza di genere: 2 le liste a rischio a Potenza
Fratelli d’Italia e il centrosinistra “La Provincia dei cento comuni” non avrebbero rispettato la legge Delrio. Il monito della Cosigliera regionale di Parità Pipponzi
Si riunirà oggi la Commissione dell’Ufficio elettorale di Potenza per verificare la documentazione presentata in allegato alla lista dei candidati ed ufficializzare quindi la competizione elettorale. Tra i temi da tenere certamente presente la rappresentanza di genere. Al momento due le liste che non rispetterebbero quanto sancito dalla legge Delrio. La lista presentata da Fratelli d’Italia e quella del centrosinistra “La Provincia dei Comuni”. Entrambe con sei candidati di cui solo 2 donne.
Numero non sufficiente quello delle donne che porterebbe cosi a rendere nulla la lista. A renderlo noto la Consigliera regionale di Parità Ivana Pipponzi che avverte: «Così come sono composte le liste rischiano di essere oggetto di ricorso da parte di qualsiasi consigliere. La Legge Delrio risulta applicata invalidamente, considerato che l’articolo 71 sulla materia è molto chiaro: “nelle liste nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento del numero dei candidati, con arrotondamento dell’unità superiore qualora il numero dei candidati del sesso meno rappresentato contenga una cifra decimale inferiore a 50 centesimi. In caso contrario l’ufficio elettorale riduce la lista, cancellando nomi dei candidati appartenenti al sesso più rappresentato”». In questo caso però cancellando uno dei candidati maschili la lista con soli 5 candidati non sarebbe valida considerato che il minimo richiesto è di 6 candidati.
«Applicare correttamente la Legge Delrio rimane sempre l’unico strumento giuridico» conclide la Pipponzi. Insomma per la lista di Fratelli d’Italia e per quella del centrosinistra di riferimento dem di Lacorazza e De Filippo potrebbe palesarsi una non ammissione.