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MARTORANO-STEFANUTTI: GAME OVER

Mafia, 37 arresti: il clan brigava con ‘ndrangheta e Cosa nostra. Renè uomo d’onore dei Santapaola


Imprenditori conniventi, il potentino Rossiello: «Stefanutti… pugno d’oro ci protegge compà. Lui comanda la Basilicata!»


Forti collegamenti tra la malavita lucana e quella delle regioni contermini che non si fermano solo alla Calabria ma questa volta scendono fino alla Sicilia, al catanese in particolare, dove i patti sono stati stretti anche con gli affiliati alla cosca Santapaola.

Per quei contatti, per quei patti e per quelle alleanze, la Procura distrettuale antimafia di Potenza ha tagliato ancora una volta la testa al clan facente capo a Renato Martorano e Dorino Stefanutti che, nonostante ripetute operazioni giudiziarie, gli arresti e le condanne, continuavano ad essere attivi sul territorio potentino e lucano più in generale. L’operazione, che ha visto uomini della Mobile spingersi fin nell’isola siciliana per cercare di vederci chiaro e carpire qualche testimonianza diretta intessendo una fitta rete investigativa a trama stretta, è scattata alle prime luci dell’alba di ieri ed ha portato in carcere ventotto persone e nove ai domiciliari.

Nei confronti di un solo indagato è stato emesso l’obbligo di dimora. In totale oltre sessanta le persone finite nell’inchiesta. I reati che vengono contestati sono quelli di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti ed altri novantotto capi di imputazione per reati avvenuti tutti o quasi tutti con l’aggravante del metodo mafioso.

Tra i nomi di spicco degli arrestati dell’operazione denominata “Lucania Felix”i reggenti della mala potentina: Renato Martorano, Dorino Rocco Stefanutti, Donato Lorusso, i due Giambattista Pace di 69 e 29 anni, Saverio Postiglione, Giovanni Quaratino, Salvatore Francesco Romano, Salvatore Santoro, Nicola Sarlidetto “Sciassì” e suo figlio Michele, Giovanni Tancredi e Carlo Troia. Tutti nomi che nel capoluogo e non solo rappresentano l’identikit della mala e nei cui confronti sono state già emesse sentenze per altri procedimenti.

Tra le persone finite ai domiciliari, invece, spiccano i nomi di Albina e Manuela Stefanutti sorella e figlia del boss, di Francesco Michele Riviezzi ma anche di Rocco Della Luna, l’uomo con gli occhi di ghiaccio, il sindacalista a cui da sempre si rivolgeva chi aveva bisogno di un posto di lavoro in ospedale.

AFFILIAZIONI E RUOLI DI SPICCO DEI MAFIOSI LUCANI NEL PANORAMA CRIMINALE ITALIANO
Stando alle investigazioni, ancora una volta emergono documenti contenenti veri e propri riti di affiliazione, regole, organigrammi e ruoli verticistici di chi riusciva a stringere alleanze con ‘ndrangheta e mafia siciliana. Da sempre sull’asse calabro lucano i gruppi storici autoctoni della Basilicata si sono ritagliati spazi importanti con le ‘ndrine dei Pesce- Benocco di Rosarno nel reggino, dei Grande Aracri di Cutro nel crotonese e dei Manfredi-Nicoscia sempre della stessa area geografica ma operanti ad Isola Capo Rizzuto a cui si erano aggiunti i Santapaola dell’area catanese.

Ricostruiti dagli investigatori gli ultimi quindici anni di mala lucana: le investigazioni hanno permesso di tracciare il solco di un nuovo corso criminale attivo nel capoluogo e che vedeva un’alternanza di nuove leve a personaggi di spicco che sono riusciti nel tempo a consolidare il proprio monopolio su specifici settori come quello delle macchinette video-poker, dei servizi di sicurezza e vigilanza all’interno delle discoteche ma anche dell’avviamento al lavoro e dell’impiego di personale nelle ditte che gestivano i servizi di pulizia, disinfezione e mensa all’interno dell’Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza i cui vertici – si precisa- sono del tutto estranei a queste vicende.

Nei fatti inerenti gli appalti del San Carlo, coinvolto, in qualità di sindacalista Uiltucs, anche Rocco Della Luna. La segreteria nazionale della Uiltucs, però, avendo appreso dell’inchiesta della DDA, ha nell’immediato inteso informare, ribadendo «piena fiducia nel lavoro della magistratura», di «aver sospeso dall’incarico e da ogni funzione sindacale il dirigente Rocco Della Luna ». Se Stefanutti e Martorano sono due personaggi ben noti alle cronache lucane e che, nonostante i 41 bis e le precedenti condanne, riuscivano comunque ad essere ai vertici dell’organizzazione, di rilievo è anche la figura di Donato Lorusso che aveva fortissime proiezioni esterne verso le altre associazioni e più volte è stato intercettato nella saletta riunioni della tavernetta di Nicolino Grande Aracri, uno dei maggiori esponenti di ‘ndrangheta a livello nazionale.

Nell’ambito estorsivohanno accertato gli inquirenti- avrebbe agito anche lo stesso Martorano che armato fino ai denti si sarebbe reso responsabile di un attacco intimidatorio a colpi di armi da fuoco sparando contro l’abitazione di un imprenditore che non voleva riconoscere determinati debiti che aveva verso un soggetto che si era rivolto al sodalizio per far quadrare i conti. Evidenziando il ruolo di supporto alla mala lucana da parte delle ‘ndrine calabresi, risulta anche il coinvolgimento diretto del cognato di Ernesto Grande Aracri, Salvatore Romano, che avrebbe tentato un’estorsione ad un’impresa di smaltimento rifiuti speciali operante sempre presso l’Ospedale San Carlo.

IL RUOLO DEI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA: CARMELO ALDO NAVARRIA E NATALE STEFANUTTI

La mafia lucana si reggeva economicamente, come consuetudine, con le fiorenti attività di spaccio di sostanze stupefacenti attraverso cui veniva finanziata la cosiddetta ‘bacinella’ ovvero, una sorta di fondo cassa comune a cui potevano attingere le famiglie dei detenuti. Un fondo che serviva anche per finanziare tutte le attività del sodalizio che utilizzava quel denaro anche per acquistare armi. Nell’ambito specifico delle armi e della droga, ruolo centrale era tenuto dai Sarli, padre e figlio, che custodivano stupefacente e pistole in un locale di loro pertinenza. Fondamentale nell’inchiesta il ruolo dei collaboratori di giustizia che, debitamente vagliati e riscontrati, hanno fornito un grande supporto agli investigatori. Tra questi, Carmelo Aldo Navarria, uno degli esponenti di spicco della cosca Santapaola che considera Martorano come un elemento di altissimo livello, tenuto in forte considerazione dalla mafia siciliana. Navarria, interrogato dal Procuratore Capo Curcio, con atteggiamento quasi riverente dichiara che “Renato Martorano è un uomo d’onore: basta la sua parola e le cose si aggiustano”. Il boss potentino era quindi quello a cui spettava l’ultima parola. Una sorta di boss dei boss, il capo dei capi che avrebbe potuto tener testa anche a Totò Riina.

Martorano e Navarria, spietato killer di Belpasso, hanno condiviso una parte del periodo di detenzione al 41 bis scambiandosi segreti e informazioni. Ruolo fondamentale per le vicende passate anche quello di Natale Stefanutti, figlio di Dorino e da questi da tempo considerato morto per aver tradito il ‘codice d’onore’ della ‘famiglia’.Lo stesso Stefanutti figlio, avrebbe fornito agli inquirenti il ‘codice mafioso’ nelle disponibilità degli affiliati lucani, costituito da annotazioni manoscritte che riguardavano soggetti e cariche criminali mutuate dalle cosche calabresi e costituenti un nuovo codice locale con indicazione anche delle date in cui tenere le cerimonie criminali di affiliazione. Il collaboratore di giustizia avrebbe anche fornito agli inquirenti alcune foto che ritraevano in rapporti conviviali e di stretta confidenza Donato Lorusso e Ernesto Grande Aracri. L’operazione Lucania Felix non è conclusa- annunciano gli inquirenti- che stanno ancora indagando su altre circostanze. Per ora il capoluogo lucano sembra esser stato ripulito dal veleno di una serpe che se pur decapitata e seppellita in profondità è riuscita ad esser pericolosa ancora per tanto tempo.


Le misure cautelari: i nomi
I 28 DETENUTI IN CARCERE
Renato Martorano, Dorino Rocco Stefanutti, Donato Lorusso, Giambattista Pace (classe ‘92), Giambattista Pace (classe ’52), Saverio Postiglione, Giovanni Quaratino, Salvatore Francesco Romano, Salvatore Santoro, Michele Sarli, Nicola Sarli detto “Sciassì”, Rocco Basta, Rocco Benedetto, Marco Bruno, Luigi Cancellara, Domenico Carlucci, Enzo Giordano, Enrico Michele Lamonea, Umberto Lo Piano, Mirco Masotti Nucito, Federico Orlando, Lodovico Pangrazio, Valentino Scalese, Giovanni Tancredi, Carlo Troia, Gerardo Vece.

I 9 DETENUTI AI DOMICILIARI
Albina Stefanutti, Manuela Stefanutti, Rocco Della Luna, Elvira D’ascoli, Potito Capezzera, Mario Di Giuseppe, Francesco Michele Riviezzi, LorysCalabrone, Federico Saccone.

DIVIETO DI DIMORA
Giacinto Daniel Tomasco

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