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PAPA FRANCESCO A CIPRO E GRECIA

Francesco a Cipro e in Grecia: “l’alfabeto” di un viaggio alle radici dell’Europa

Cipro, dove Laudato si’ e Fratelli tutti sono anelito e compimento

L’isola che il Papa visita in questi giorni è ricchissima di bellezze naturali e di grande pregio artistico, tanto da renderla una importante meta turistica. Una vocazione, questa, che l’ha sempre tenuta aperta agli scambi tra popoli e culture. Suor Piripitsi, Provinciale delle Missionarie del Sacro Cuore: curiamo, senza discriminazioni, varie forme di povertà in una terra che rimane una delle periferie del mondo. Che Francesco ci rafforzi nell’unità e nella fede

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Dal periodo pre-ellenico fino alle influenze britanniche, passando attraverso le culture islamiche e cristiane, Cipro ha sedimentate vestigia di straordinario valore artistico che si innestano in una geografia unica e tra le più suggestive del Mediterraneo. Un’isola scrigno in cui natura e cultura, mito e fede si fondono mirabilmente. Papa Francesco, che vi approda per il suo 35° viaggio apostolico, in due giorni potrà visitare solo il distretto di Nicosia; da qui il suo messaggio di conforto e sostegno si diffonderà a tutto il popolo.

Crogiuolo di arte e civiltà 

Diversi sono i siti ciprioti inseriti dall’Unesco nel Patrimonio dell’Umanità: dall’antica città di Pafos – capitale di Cipro al tempo dei Greci e dei Romani – con i resti delle testimonianze musive delle ville patrizie, alle chiese bizantine dei Monti Troodos, strabilianti per i notevoli affreschi. Questa è la Regione che costituisce l’altra faccia di Cipro, complementare alla litoranea fatta di baie e impressionanti scogliere. Studi scientifici internazionali indagano sulla singolare composizione geologica di queste terre che presentano una sterminata varietà di flora. Se si considera la penisola di Akamas, è parco naturale protetto incluso dal Consiglio europeo nel programma di protezione del Mediterraneo. L’incanto è sconfinato di fronte al superbo complesso archeologico di Kourionl’importante città‐stato dell’antichità nota per il suo teatro Greco‐Romano del II secolo a.C., dall’acustica perfetta, le cui scalinate degradano verso il mare con un effetto scenico spettacolare. E ancora, i mosaici della Casa di Teseo di enorme interesse tanto che è considerata il più vasto complesso residenziale antico di Cipro. Sono solo alcuni esempi per dire della ricchezza di questa isola che, in virtù di questa bellezza, sembra proprio incarnare l’anelito alla cura della casa comune espresso nella Laudato si’

Le suore impegnate nella preparazione dell’arrivo del Papa
Con le suore francescane, avamposti di fraternità 

“Viviamo di turismo e questo ha aiutato ad avere un’apertura di mente e di cuore verso tutti. L’enciclica Fratelli tutti noi la viviamo in prima linea. La stiamo praticando”, spiega Suor Antonia Piripitsi, Provinciale delle Francescane Missionarie del Sacro Cuore. “Le nuove generazioni apprezzano l’amore verso il creato e verso tutti – precisa – e noi viviamo tutto questo come famiglia”. 

Ascolta l’intervista a Suor Antonia Piripitsi

La religiosa – che parlerà davanti al Papa nell’incontro con il clero, i consacrati e i movimenti ecclesiali nella cattedrale maronita di Nicosia – racconta della presenza sull’isola dal 1923 con un impegno dedicato alla pastorale giovanile parrocchiale, all’animazione liturgica, alla cura degli ammalati e degli anziani in un ricovero a Larnaca e all’educazione con due scuole, una a Limassol, un’altra a Famagusta, chiusa però nel 1974. Suor Antonia ricorda di aver accolto, come membro della Commissione liturgica di cui tutt’ora fa parte, Benedetto XVI, nella visita che fece nell’isola undici anni fa. “Abbiamo dato una impronta internazionale nell’organizzazione liturgica anche per la venuta di Francesco. La messa è in lingua latina, ma i canti rispecchiano tutte le lingue del Paese – precisa – abbiamo aggiunto stavolta anche lo spagnolo. È un modo che ci aiuta a vivere un arricchimento spirituale, come a Pentecoste, quando si parlavano tutte le lingue”. Ecco chiara la cifra distintiva di Cipro: una frontiera di culture, popoli, storie antichissime stratificate e carica anche di ferite, inquietudini, ritrosie. 

Scuola materna a Limassol
L’educazione al rispetto reciproco

Suor Antonia ci parla da Limassol, dove vive con 19 consorelle di tutte le nazionalità: cipriote come lei, italiane, filippine, bulgare, indiane, una è di Nazareth. “Qui a Limassol abbiamo degli alunni ortodossi, cattolici, musulmani e viviamo come una famiglia, da fratelli. Ci rispettiamo a vicenda senza distinzioni di religione, cultura, lingua. Questo dipende anche dal fatto che abbiamo aperto la prima casa a Costantinopoli, tra i musulmani”, spiega. “Le nostre sorelle hanno aiutato in ambito scolastico proprio il rispetto delle culture e delle religioni, quindi è una caratteristica vissuta fin dall’origine del nostro ordine e tramandata fino ad ora anche a noi. Fa parte proprio del nostro carisma”. Continuano ad insegnare quattro lingue: il greco, l’inglese, l’italiano e il francese. Gli alunni sono aperti a questa internazionalità. “Del resto – osserva – Cipro fa da ponte tra Europa e Asia” ed è naturale che sia così. 

Al nord, presidi di carità

“L’invasione turca del 1974 ci ha mandato via da alcuni nostri villaggi, ma dalla parte greca abbiamo trovato un sostegno”, racconta ancora Suor Piripitsi. A nord è rimasta una piccola comunità di tre suore, nel villaggio di Kormakiti dove sono dal 1936. È rimasta qui la possibilità di aiutare i pochi ‘reclusi’ rimasti. “Le suore prima andavano in tre villaggi dove curavano le attività delle chiese, visitavano i malati, ascoltavano e sostenevano spiritualmente e moralemente i reclusi. Adesso sono rimasti solo due villaggi: Asomatos, è zona militare ma i turchi permettono di andare a celebrare la Santa Messa ogni domenica, e Karpasha. A Kormakiti, invece, la chiesa è sempre stata aperta e le campane hanno sempre suonato, anche durante l’invasione”, ci tiene a precisare. Qui la chiesa profuma di incensi e a Messa si prega in tre lingue, greco, arabo e aramaico.

Ci sono persone anziane che non hanno voluto lasciare le loro case conservando la terra e assicurando una presenza cristiana nella parte nord di Cipro. Ci sono andate ultimamente anche persone anziane in pensione che hanno chiesto di poter passare là il resto dei loro giorni. Tanti altri, invece, sono andati a Nicosia, altri a Limassol, quancuno è partito anche per l’Inghilterra. Ora ci sono rimaste circa 200 persone dei duemila maroniti che c’erano in origine. “Per un periodo non potevano essere raggiunti dai figli, così le suore li aiutano con una assistenza umana e caritativa”. Antonia cita anche un quarto villaggio maronita: Ayia Marina disabitato dal 1974, dove ultimamente hanno ottenuto il permesso di celebrare la Messa il 17 luglio, giorno della festa di Santa Marina.

Assistenza delle suore francescane agli anziani nel villaggio di Kormakiti
La speranza che il Papa rafforzi unità e fede

Nella Cipro del nord il tempo scorre più lento che fuori. Dilaga il gioco d’azzardo nella ‘Valle dei casinò’, i cimiteri maroniti sono abbandonati. Molti ciprioti nati dopo quel luglio 1974 non hanno mai potuto visitare né avvicinarsi a luoghi frequentati prima da nonni e genitori. Esistono interi villaggi e quartieri cristallizzati nel tempo, fermi a mezzo secolo fa. Qualche giovane prova a tornare nei fine settimana, figli che vanno a trovare i genitori rimasti, portando medicine e qualche soldo. Talvolta arrivano persino i turisti. Qualcuno vorrebbe anche restare, ma mancano ancora tante infrastrutture. “Con Papa Francesco vogliamo rafforzare la fede tra noi e l’unità”, dice suor Antonia. “In questi anni il dialogo è aumentato, ma ci aspettiamo che aumenti ancora di più. È un’isola aperta Cipro e potrebbe aprirsi ancora di più”. Spiega che le missioni delle suore francescane sono tutte in periferia. Con pazienza e mitezza “ci si occupa dei poveri, degli anziani che hanno tanto bisogno. dei malati. Noi siamo là nel nostro servizio. A scuola ci sono anche tanti alunni orfani o di famiglie divorziate. Ci attendiamo che questa visita ci incoraggi a portare avanti queste missioni”. 

Francesco a Cipro e in Grecia: “l’alfabeto” di un viaggio alle radici dell’Europa
Con il decollo del volo papale alle 11.00, prende il via oggi il 35° viaggio apostolico internazionale di Francesco che, fino al 6 dicembre, sarà a Nicosia, Atene e Mytilene-Lesvos. Un itinerario contrassegnato da grandi tematiche, in particolare quelle dell’unità dei cristiani e dell’accoglienza dei migranti

Isabella Piro – Città del Vaticano

La A degli Apostoli Barnaba e Paolo, la E di ecumenismo, la M di migranti, la U di umanità, la stessa invocata dal Papa nei confronti delle tante persone che annegano nel Mar Mediterraneo. In quel “mare nostrum” sul quale affacciano Cipro e Grecia, pronti ad accogliere, da oggi a lunedì prossimo, il Pontefice. L’alfabeto del 35.mo viaggio apostolico internazionale di Francesco – il terzo del 2021, dopo la storica visita in Iraq di marzo ed il pellegrinaggio a Budapest e in Slovacchia svoltosi a settembre – è racchiuso da queste lettere, iniziali di parole che concretizzano il significato di un itinerarioche, nell’arco di 4 giorni, 1 ora e 35 minuti, si snoderà complessivamente lungo 4.643 km. A segnare le varie tappe della trasferta papale saranno gli 11 discorsi che si prevede Francesco pronuncerà nelle diverse occasioni, suddivisi tra discorsi veri e propri (9), omelie (2) e Angelus (1). Dieci, per ora, le tematiche che sembrano emergere con maggiore evidenza.

Apostoli

San Barnaba e San Paolo sono stati gli evangelizzatori di Cipro, dove arrivarono insieme nel 46, e della Grecia, terra dalla fede radicata. Due figure imponenti salde nella fede e forti nell’amicizia, in nome di Cristo. È sulle loro orme missionarie, dunque, che si incammina Papa Francesco, seguendo il loro esempio di predicatori del Vangelo in due Paesi che, idealmente, uniscono Oriente e Occidente. Come sottolineato dal Pontefice all’Udienza generale di ieri, quello che inizia oggi “sarà un viaggio alle sorgenti della fede apostolica e della fraternità tra cristiani di varie confessioni”.

Consolazione

Il motto della tappa pontificia a Cipro è “Consolaci nella fede”, ispirato al nome di San Barnaba che può significare “figlio della consolazione”. In questo modo, spiega una nota ufficiale, si vuole suggerire l’importanza del conforto e dell’incoraggiamento reciproco, “dimensioni essenziali per il dialogo, l’incontro e l’accoglienza, nonché caratteri salienti della vita e della storia dell’isola”. Cipro ha alle spalle secoli travagliati, segnati prima dal dominio ottomano, poi da quello britannico ed infine dall’invasione della Turchia. A simboleggiare il tutto, ancora oggi, è la “linea verde”, la recinzione militare che taglia Nicosia da nord-ovest a sud-ovest, rendendola l’unica capitale al mondo ancora divisa in due frazioni separate: quella meridionale, capitale della Repubblica di Cipro, e quella settentrionale, capitale della Repubblica di Cipro del Nord, riconosciuta solo da Ankara. Nonostante questa realtà così complessa, l’isola è un esempio positivo: basti citare le parole pronunciate da Benedetto XVI che nel giugno 2010 ha visitato il Paese. “Cipro può giocare un ruolo particolare nel promuovere il dialogo e la cooperazione – ha detto l’allora Pontefice – (…) La strada che sta percorrendo è una di quelle alle quali la comunità internazionale guarda con grande interesse e speranza”.

 

 

Ecumenismo

In entrambi i Paesi, Francesco incontrerà i capi delle Chiese Ortodosse locali. Domattina, 3 dicembre, presso l’arcivescovado di Nicosia, compirà una visita di cortesia a Sua Beatitudine Chrysostomos II, arcivescovo ortodosso di Cipro. Seguirà poi l’incontro con il Santo Sinodo, presso la Cattedrale ortodossa della città. Nel pomeriggio del 4 dicembre, invece, presso l’arcivescovado ortodosso di Grecia, il Papa incontrerà Sua Beatitudine Ieronymos II, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia. Lo stesso Ieronymos II ricambierà l’incontro nella serata di domenica 5 dicembre, salutando il Pontefice presso la Nunziatura. I colloqui con entrambi gli arcivescovi ortodossi avverranno “nel nome del Signore della pace”, ha spiegato il Pontefice, nel videomessaggio di saluto agli abitanti dei due Paesi, diffuso nei giorni scorsi, ed entrambe le visite porteranno con sé “una grazia sinodale, una fraternità apostolica”, unita a “grande rispetto”.

Europa

Nello stesso videomessaggio, il Papa ha definito questo viaggio come “un’opportunità di abbeverarsi alle sorgenti antiche dell’Europa: Cipro, propaggine della Terra Santa nel continente; la Grecia, patria della cultura classica”. Non solo: entrambi i Paesi sono abbracciati dal Mediterraneo, quel “mare nostrum” dal quale “l’Europa non può prescindere”, ha sottolineato Francesco. Quelle acque, infatti, collegano tante terre, invitando a “navigare insieme, non a dividerci andando ciascuno per conto proprio, specialmente in questo periodo nel quale la lotta alla pandemia chiede ancora molto impegno e la crisi climatica incombe pesantemente”.

Fraternità

Oggi, la Chiesa cattolica cipriota è composta principalmente da fedeli latini, che sono 38mila (4,47%) e da maroniti (1,5%), ai quali si aggiunge una piccola comunità armeno-cattolica (0,3%). In Grecia, invece, i cattolici sono 133mila su una popolazione di quasi 11 milioni di abitanti (1,2%). Di questi, meno della metà è greca. Negli ultimi decenni è infatti cresciuta in modo significativo la presenza di cattolici di origine straniera che si sono stabiliti definitivamente nel Paese ellenico. A questi vanno aggiunte diverse migliaia di lavoratori immigrati con permessi di soggiorno temporaneo e richiedenti asilo. Si tratta, dunque, “piccole greggi”, come ha spiegato Papa Francesco, “sorelle e fratelli cattolici che il Padre ama tanto teneramente e alle quali Gesù buon Pastore ripete: «Non temere, piccolo gregge» (Lc 12,32)”. A loro, in spirito di fraternità, il Papa porterà “l’incoraggiamento di tutta la Chiesa cattolica”.

 

Giovani

Come per altri viaggi di Francesco, a chiudere questo 35.mo sarà l’incontro con i giovani: la mattina del 6 dicembre, poco prima di ripartire per l’Italia, il Papa saluterà i ragazzi greci presso la scuola San Dionigi delle Suore Orsoline a Maroussi (Atene). Francesco ascolterà le voci di tanti giovani, incrocerà i loro sguardi, accoglierà le testimonianze di chi arriva da Paesi piegati da conflitti decennali, come la Siria. Il fatto che l’ultimo grande evento della visita papale sia proprio un abbraccio ideale con le giovani generazioni vuole essere un forte messaggio di ripresa, non solo per la Grecia, ma anche per il mondo intero.

Migranti e Mediterraneo

È il grande tema di questo viaggio, esplicitato in due momenti forti del programma: domani, alle ore 16.00, nella chiesa parrocchiale di Santa Croce a Nicosia, Francesco prenderà parte ad una preghiera ecumenica con i migranti. Domenica mattina, invece, si recherà a Mytilene-Lesvos per incoraggiare i rifugiati accolti nel “Reception and Identification Centre”.  Sull’isola, il Papa avrà “l’opportunità di avvicinare un’umanità ferita nella carne di tanti migranti in cerca di speranza”, come ha ricordato ieri, all’Udienza generale. In questo caso, si tratterà della seconda volta del Pontefice sull’isola, già visitata il 16 aprile del 2016 per portare vicinanza e solidarietà ai profughi presenti nel campo di Moria. Da ricordare che, al ritorno da quella visita, sul volo papale, Francesco ha accolto 12 rifugiati siriani e li ha accompagnati a Roma, per offrire loro assistenza. Lo stesso Pontefice, nel già citato videomessaggio, ha detto: “Penso a coloro che, in questi anni e oggi ancora, fuggono da guerre e povertà, approdano sulle coste del continente e altrove, e non trovano ospitalità, ma ostilità e vengono pure strumentalizzati. Sono sorelle e fratelli nostri. Quanti hanno perso la vita in mare! Oggi il ‘mare nostro’, il Mediterraneo, è un grande cimitero”. Di qui, il suo forte appello: “Il mare, che molti popoli abbraccia, con i suoi porti aperti ricorda che le sorgenti del vivere insieme stanno nell’accoglienza reciproca”. 

 

Pace

Il logo del viaggio del Papa a Cipro raffigura, oltre a Francesco e San Barnaba, anche un ramoscello di ulivo legato a una spiga di grano, segni di pace e comunione. Per la Grecia, invece, è stato realizzato un disegno che rappresenta la Chiesa come una barca nelle acque turbolente del mondo, con la croce di Cristo come albero maestro e lo Spirito Santo a gonfiarne le vele. La loro forma e il loro colore giallo evocano la mitra pontificia, a sottolineare che Francesco arriva come “amico della Grecia”.

Speranza

Il motto del viaggio apostolico in Grecia è “Apriamoci sempre più alle sorprese di Dio”. La frase è tratta dal messaggio del Papa per la 36.ma Giornata mondiale della gioventù, celebrata lo scorso 21 novembre, e che nella sua versione completa, recita: “Apriamoci alle sorprese di Dio, che vuole far risplendere la sua luce sul nostro cammino”. Evidente il richiamo alla speranza: come spiega una nota ufficiale, “in un periodo che risente delle conseguenze della pandemia e della recente crisi finanziaria, si esprime la speranza che la visita del Papa porti un raggio di luce per l’avvenire della Grecia”. Dopo la grave crisi del debito sovrano, iniziata nel 2009, la nazione ellenica ha visto infatti precipitare la sua situazione economica, tanto da dover ricorrere per ben tre volte al piano di salvataggio internazionale. Nel 2018, il Paese ha registrato qualche segnale di ripresa, ma poco dopo la pandemia da Covid-19 ha ribaltato nuovamente la situazione. Ad oggi, la nazione ellenica fa registrare oltre 924mila contagi da coronavirus e quasi 18mila decessi. Senza contare i danni che l’emergenza sanitaria ha arrecato a settori essenziali quali il turismo e l’industria navale, tanto che nel 2020 il Pil nazionale si è contratto dell’8,2 per cento, mentre il debito pubblico è balzato ad oltre il 200% del Pil nazionale, ovvero ai massimi all’interno dell’Unione europea.

Umanità

In particolare per la tappa a Lesvos, Francesco si è definito “un pellegrino alle sorgenti dell’umanità”, fermo nella convinzione che “le fonti del vivere comune torneranno a essere floride soltanto nella fraternità e nell’integrazione: insieme”. “Non c’è un’altra strada”, ha ribadito. Ed è dunque a partire dai “trascorsi luminosi” della Grecia, ma anche di Cipro, due  “Paesi ricchi di storia, di spiritualità e di civiltà”, che il Pontefice sembra chiedere a tutti, cattolici e non, un sussulto di umanità, per un futuro di nuove speranze. 

 

 

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