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FILM COMMISSION, LE PURGHE DI BARDI

Il caso, Stabile fatto fuori: si era permesso di criticare il Gen. A Cronache: «non ne so nulla»


Chissà se dal fondo dei suoi retaggi militari, il presidente Vito Bardi riemergerà in superficie restaurando la figura del «mormoratore ». Regione Basilicata e Lucana Film Commission: lo scontro tra presidenti, Bardi e Roberto Stabile, dopo la battaglia estiva sui fondi, vinta dal secondo, si rinnova. Bardi avrà pensato che non potendo battere l’avversario, allora meglio cambiare il “nemico”. E meglio ancora che avere un “nemico”, è disporre di un cosiddetto yes man. Col pretesto del «mormoratore » e inviando in avanscoperta il “braccio armato” Michele Busciolano, il suo capo di Gabinetto, dalla Regione puntavano ormai a un solo obiettivo: tagliare nell’immediato le gambe al mandato del presidente della Lucana Film Commission.

Così è stato. Stabile non è più il presidente della Lucana film commission. L’improbabile accusa, messa dalla Regione nero su bianco, imperniata sulle «dichiarazioni rese pubblicamente dal dottor Roberto Stabile». Verrebbe naturale liquidare le nuove declinazioni della particolare etica ed estetica del governatore, con il contro motto usato durante il fascismo, “Eia eia baccalà”. Per la defenestrazione, bastevole una frase, peraltro non offensiva, ma semplicemente non osannante le gesta, che non ci sono, del militare in pensione.

Accadeva un tempo, in Italia, che a una frase “sbagliata”, seguissero mesi o addirittura anni di confino. Corsi e ricorsi storici, ma con mutate e rinnovate modalità. Anche un alunno di terza liceo del convitto La Vita di Potenza pagò le conseguenze della “regola” perché denunciato di aver disegnato su un calendario il simbolo della w capovolta, seguito dalla scritta Mussolini. Nei tempi contemporanei, a Stabile per il foglio di via dalla Basilicata potrebbe bastare l’aver ribadito in più occasioni, a partire dal “Piano attività 2021” della Lucana film commission, un concetto tanto semplice quanto condivisibile: «Vorremmo rendere la fondazione una struttura di servizio, agile ed efficace, per le produzioni che attireremo, ed erogare servizi di prim’ordine spendendo noi sul territorio i fondi destinati al supporto delle produzioni, e non distribuire denaro come un bancomat ».

Pensiero ribadito nel luglio scorso e poi ripetuto di recente in una intervista all’inviato di un quotidiano nazionale “incuriosito” da “No time to die”, con l’aggiunta di una invettiva contro le «rivalità propriamente politiche» e l’evidenziazione di un dato peraltro abbastanza noto a tutti in Basilicata: «Il lavoro della Regione è gestito da una maggioranza poco coesa e per questo particolarmente rallentato ». Tra i fatti nuovi, la nomina di Gianpiero Perri, al costo di 80mila euro annui, oltre Iva e oneri previdenziali, quale consigliere di Bardi sul Pnrr.

Il ritorno in campo di Perri sembra aver proprio dato nuove energie ai piani, del tutto personali, del Presidente Bardi che ha subito sguinzagliato il fido Busciolano alla giugulare di Stabile. Non sembra un mistero che il militare non gradisse anche perchè abituato alla sua cerchia di spettatori non paganti, ma pagati, coi soldi pubblici, la posizione autonoma e bilanciata di Stabile. In più, a via Verrastro riportano di come la tensione sia salita alle stelle, dopo il rifiuto del presidente Stabile ad assunzioni e finanziamenti di film in modalità opache e sospettosamente da filiera clientelari. Il mantenere la linea dritta sul risanamento della Lfc e sull’obiettivo di attrarre produzioni importanti, non soltanto per Matera, così come già aveva detto di voler fare a gennaio scorso, «non “giocare facile” e vivere di rendita con il “gioiello di famiglia” rappresentato da Matera», non è stato da Bardi&Co., perdonato. In più, Stabile sarebbe stato come costretto a respingere, a un passo dalla chiusura dell’affare, due importanti produzioni che era riuscito ad attirare con tutto ciò che ne consegue in termini di danni alla reputazione sia per la Basilicata in generale che per lo stesso presidente.

Lo “sfogo”, con le frasi citate al più opinabili, ma non offensive, nascerebbe proprio da questi ultimi episodi. Ad ogni modo, l’aggiornamento di questa concatenazione di eventi, della quale fa parte anche l’avvenuta nomina di Perri, è stata la convocazione d’urgenza, venerdì scorso e con il placet del sindaco di Matera, Bennardi, del Consiglio generale della Lfc. Ma quello di venerdì, è stato solo il primo round. Busciolano ha chiuso i conti soltanto ieri. L’originaria strategia, quella già usata col Dg dell’Asp, Bochicchio: le dimissioni “spintanee”.

Fallita, il piano B. Il capo di Gabinetto ha chiesto di votare la mozione d’ordine per rimuovere il presidente della Lfc sbandierando un presunto ed improbabile danno di immagine arrecato alla Regione. All’improbabile accusa, l’ancor più improbabile soluzione: sostituire Stabile col direttore dell’Apt, l’ex feudo di Perri in quota Folino, Antonio Nicoletti. Nicoletti che, secondo i piani, potrebbe, o dovrebbe, mantere entrambe le cariche in contemporanea. Quella di venerdì scorso, era la prima convocazione del Consiglio Generale. Ieri, invece, l’epilogo che formalmente, Busciolano, aveva nascosto nelle «varie ed eventuali». Lo aveva fatto a mò di steganografia e verosimilmente per non attirare l’attenzione dei partiti della coalizione governativa che, del piano defenestrazione Stabile, non erano stati informati.

La prosecuzione del Consiglio generale per la ratifica della decadenza di Stabile con contestuale nomina di Nicoletti, non doveva essere ieri, ma c’è stata. A revoca dell’incarico resa nota, la redazione di Cronache ha contattato Stabile che ha risposto: «Non ne so nulla». Come da comunicazione ufficiale da Stabile inviata ai membri del CdA, la Regione, le Province di Potenza e Matera e i due Comuni capoluogo, «in attesa di effettuare le verifiche giuridiche , il Presidente della Fondazione si riserva di far pervenire entro i termini previsti dallo Statuto la convocazione del nuovo ordine del giorno del Consiglio Generale ».

Il capo di Gabinetto Busciolano, il “sub monarca” che ha “licenza di uccidere” e di disporre della Regione a proprio piacimento, ha proseguito ugualmente e in rappresentenza del socio di maggioranza della Lfc. Bardi l’accentratore: dalla Regione, in autonomia e a poche ore dal Consiglio generale, sarebbero arrivati i soldi per un film girato a Potenza che il sindaco Guarente voleva che la Lfc finanziasse, senza neanche fare un bando. Con la centralizzazione del meccanismo punitivo per assicurare la preminenza a valutazione d’indole politica, ovvero agli umori del governatore, il progetto di “moralizzazione” di Bardi che punta a un conformismo di regime che per i lucani significa una cosa sola: la sconfitta.


 

Ferdinando Moliterni

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