LA CALABRIA È BELLA BISOGNA CONOSCERLA PER AMARLA
Con prodotti naturali, il COLORE penetra nella fibra, con utilizzo polvere dì grafite, CICLO ARTIGIANALE
A Monterosso Calabro è possibile visitare l’antica miniera di grafite, dove si operò, seppur per un breve periodo, un fiorente centro di estrazione di questo prezioso minerale.
Le montagne monterossine erano note per l’abbondanza di questo minerale sin dall’antichità: ne ritroviamo traccia, infatti, anche negli scritti degli storici latini.
La popolazione locale utilizzava la grafite per tingere le vesti: gran parte della Calabria, come è noto, si dedicò per lunghi periodi della sua storia alla produzione della seta e alla tessitura.
La tintura era dunque la naturale conclusione delle altre attività.
Per tingere un vestito, operazione fatta prevalentemente dalle donne, si raccoglieva il minerale in ampie vasche dette “gurne”, precedentemente riempite con acqua piovana: si otteneva così un composto denso di colore nero che tingeva i tessuti grazie all’aggiunta di bucce di melograno, dall’ottimo potere adesivo.
Molti tintori dei paesi vicini si recavano in questa zona per attingere alla preziosa grafite e la notizia, nel secolo scorso, giunse ad una importante impresa di Pinerolo, in Piemonte, che istallò un centro di estrazione presso la miniera di grafite di Monterosso.
Quello che potrete visitare oggi è un bell’esempio di archeologia industriale, che si fonde bene con una più ampia riflessione sociale: Monterosso, grazie alla miniera, azzerò il tasso di disoccupazione e visse anni felici e floridi fino a quando non mutarono le condizioni generali che portarono l’azienda a chiudere i battenti.
Monterosso Calabro ha avuto un ruolo fondamentale nel custodire gelosamente nei millenni una tradizione che sta adesso via via guadagnandosi la ribalta della rivoluzione green mondiale.
Già ai tempi dei romani nel borgo dell’Angitolano, unico paese in Italia ad avere una miniera di grafite, era in uso la tecnica della tintura dei capi con l’utilizzo di questo minerale a base di carbonio e completamente atossico.
Da qui un lavoro frutto di ricerca e sviluppo che ha portato Ward alla creazione di Graphi-Tee Endorsed by Perpetua, la prima t-shirt trattata con la grafite di scarto dei processi industriali di produzione di Perpetua la matita. Un’idea che nel 2017 si è meritata l’importante successo nel prestigioso Red Dot Design Awards e che è adesso alla base di un’importante collaborazione.
La rivoluzione green continua infatti a scrivere nuovi capitoli tinti di grigio grafite, tanto che l’antica tecnica di Monterosso, proprio grazie a Wrad, è stata sviluppata per celebrare il lancio della Fiat Nuova 500, eterna icona del Made in Italy.
Si tratta di una capsule innovativa frutto quindi della collaborazione dinamica con Wrad e ispirata alla sostenibilità con l’intenzione di re-immaginare la felpa, capo iconico di Fiat, e veicolare i valori della Nuova 500: sostenibilità, innovazione e tecnologia.
Il tono di grigio di ogni capo è dunque ottenuto con g_pwdr technology, un processo di tintura che ricicla grafite altrimenti scartata, con un recupero fino a 40 grammi di grafite per ogni capo.
Ma oltre all’aspetto industriale e tecnologico, com’è facile intuire, dietro la nuova campagna di lancio c’è una valenza sociale proprio perché questa scelta permette di perpetuare una tradizione di tintoria che rischiava di perdersi per sempre.
Per più di 2mila anni, come già detto, dai tempi dell’antica Roma, in Calabria la comunità di Monterosso Calabro ha utilizzato la grafite naturalmente presente nel territorio per tingere i vestiti.
Tradizione in disuso dal 1940 che Wrad ha però riscoperto grazie proprie alle anziane signore di Monterosso Calabro e re-immaginato in chiave contemporanea ed innovativa.
Ogni capo della capsule per la Nuova 500 è inoltre dotato di una smart label con tag NFC per consentire ai clienti di accedere, in ogni momento, attraverso il proprio smartphone, ad informazioni verificate sulla sua origine e sul suo processo produttivo.
Una tecnologia, questa, resa possibile grazie alla sinergia con l’azienda bresciana.
Geo & Geo racconta la storia di Perpetua e GRAPHI-TEE endorsed by Perpetua.
Le telecamere di Geo & Geo tornano in Calabria, stavolta nell’antica miniera di grafite di Monterosso Calabro, chiusa negli anni ‘40, alla scoperta di una tradizione che vede protagonista la grafite, minerale prezioso e affascinante.
Fin dai tempi degli antichi romani, la popolazione locale raccoglieva questo materiale in ampie vasche dette “gurne”, precedentemente riempite con acqua piovana, al fine di ottenere un composto denso di colore nero che, grazie all’aggiunta di leganti naturali quali bucce di melograno e mallo di noce, consentiva di tingere stoffe e tessuti.
Nel corso della storia la grafite, grazie alle sue incredibili proprietà (ad esempio conduzione elettrica, termica, acustica e schermatura elettromagnetica) ha trovato molteplici impieghi. Tra questi, l’utilizzo nell’industria di produzione degli elettrodi in grafite per elettroerosione.
Scarto di questa lavorazione industriale è polvere, destinata allo smaltimento in discarica.
Ci siamo a lungo interrogati sulla possibilità di dare nuova vita a questo materiale di scarto. Dopo aver inventato Perpetua la matita, l’unica che ricicla scrivendo 15 g di polvere che altrimenti sarebbe finita in discarica, ci siamo chiesti se l’antica tradizione tintoria calabrese potesse essere reinventata in chiave moderna.
g_pwdr® Technology è la risposta a questa domanda, un trattamento di tintura a base di polvere di grafite che offre un’alternativa ai pigmenti chimici nell’industria della moda.
Rispetto alle tecniche attualmente in uso, g_pwdr Technology permette di:
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ridurre il consumo d’acqua del 90%;
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ridurre lo spreco di energia elettrica del 47%;
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non utilizzare additivi e pigmenti chimici.
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il punto di grigio unico e non ottenibile con alcun sistema di tintura chimica;
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la morbidezza, ottenuta senza l’utilizzo di ammorbidenti ma mediante le sole proprietà lubrificanti della grafite;
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una mano unica, non replicabile, dovuta alle caratteristiche abrasive proprie della polvere di grafite.
“E’ necessario riscoprire il passato per proiettarsi nel futuro”: questo il motto dei tre giovani creativi che dando vita a un progetto ispirato ai principi di una “economia sostenibile e circolare”, ossia compatibile con l’ambiente e basata su materiali in grado di essere riassorbiti dalla biosfera o semplicemente rivalorizzati, hanno portato sotto i riflettori internazionali il borgo di Monterosso Calabro, 1658 abitanti in provincia di Vibo Valentia, nel 2016 inserito da Skyscanner fra i 20 borghi più belli d’Italia.
Loro sono Matteo Ward, ex Sr. manager di Abercrombie and Fitch, Silvia Giovanardi, ex responsabile ufficio grafico di ETRO Uomo, e Victor Santiago, fotografo di moda, founders di Wrad Living, un progetto di ricerca e sviluppo finalizzato a tracciare nuovi percorsi sostenibili per l’industria della moda, considerata il secondo settore produttivo più inquinante al mondo. Nel 2016 i tre giovani sono approdati in Calabria sulle tracce di una antichissima tradizione di cui Monterosso è custode.
Siamo su una collina delle Serre Calabre, in un’area di alto pregio naturalistico, a pochi passi dall’oasi WWF del Lago dell’Angitola. Probabilmente nato intorno a una torre di epoca normanna, la Rocca Capana, Monterosso Calabro ha il tipico impianto urbanistico dei centri medievali con stradine strette e tortuose, saliscendi e passaggi, fra case semplici e palazzi nobiliari dotati di splendidi portali in pietra, stemmi e preziose decorazioni.
Nel suo territorio è nota l’abbondante presenza di grafite, minerale che fin dall’epoca romana la popolazione della zona utilizzava per tingere i tessuti.
A compiere l’operazione erano soprattutto le donne che concentravano il minerale in ampie vasche di pietra dette “gurne” (termine greco-bizantino per indicare bacini per l’acqua), precedentemente riempite con acqua piovana.
Da questa miscela si ricavava un denso composto di colore nero usato appunto per la tintura dei tessuti tramite l’aggiunta di buccia di melagrana, che svolgeva la funzione di fissativo per il colore.
Di questo materiale, e della sua particolare qualità, giunse notizia in Piemonte, per cui nel 1939 arrivarono a Monterosso alcuni tecnici della società Talco e Grafite Valchisone di Pinerolo (Torino) che nel 1943 ottenne dal Comune “per anni 29 rinnovabili” l’affitto dei terreni utili all’estrazione del minerale.
Portate a termine le strutture negli anni travagliati della seconda guerra mondiale e intraprese le estrazioni nel 1945, inaspettatamente nel 1948 le attività dell’azienda cessarono e quella che si era prospettata come un’attività provvidenziale per l’economia di Monterosso lasciò il posto a nuovi drammatici flussi migratori verso l’estero.
A parte le menzioni nelle fonti più antiche, numerosi riferimenti alla grafite di Monterosso e di altri paesi limitrofi si trovano in testi tecnici o eruditi dell’800, come ad es. negli Atti della Reale Accademia dei Lincei, in cui si parla di “straterelli di grafite lucente, polverosa…a volte copiosi ad Olivadi, Monterosso, Capistrano, Vallefiorita, Centrache, S. Vito, S. Elia, Filadelfia, Polìa”, e si spiega come questa grafite, “talora granoso-lamellosa, di tessitura scistosa sottile”, abbia un colore “che va al grigio violetto più o meno carico, e con piccole tracce per lo più impercettibili di solfuro di ferro”.
Citazioni che mostrano la consolidata notorietà e l’interesse tecnico-scientifico verso i giacimenti calabresi di un minerale di cui oggi tutti facciamo largo uso attraverso le matite.
Nel riportare alla luce questa antica produzione, i giovani founders di Wrad Living hanno compiuto una vera e propria opera di archeologia industriale oltre che di rivitalizzazione di antiche tecniche tintorie apprese dagli anziani di Monterosso, grazie alle quali è nata la “Graphi-Tee” (la prima T-shirt al mondo realizzata con polvere di grafite riciclata), che nel 2017 si è aggiudicata il premio “Best of the Best 2017” nell’ambito del RedDot Design Award, rimanendo esposta per un anno al RedDot Design Museum di Norman Foster, a Essen, in Germania.
Un riconoscimento tributato “per aver introdotto una risposta innovativa e green nel processo di tintura e per la capacità di riportare il rispetto per la persona, le tradizioni e il pianeta al centro del sistema moda”.
Lo scorso luglio, l’indumento è stato simbolicamente consegnato al paese di Monterosso Calabro, nel corso di una cerimonia, “gesto con il quale – ha detto Matteo Ward – “abbiamo voluto restituire a Monterosso ciò che questo paese ci ha dato due anni fa, ossia preziosi insegnamenti su un’antica arte tessile ecosostenibile”
(nel video seguente, in inglese, la sintesi della loro esperienza in Calabria).
Ma come si è arrivati all’utilizzo della grafite?
“Sapevamo – hanno spiegato i tre creativi – che il processo di colorazione a basso costo dei tessuti può essere dispendioso e pericolosamente tossico sia per l’uomo che per l’ambiente, pertanto due anni fa abbiamo iniziato a cercare soluzioni alternative. Abbiamo così scoperto la storia di Monterosso con l’unica miniera italiana di grafite, un minerale atossico a base di carbonio, per cui sono partiti alla volta del paese”.
Qui hanno trascorso alcuni giorni di full immersion con la gente del posto, visitando con ex minatori la vecchia miniera di grafite e ascoltando le loro spiegazioni sulle modalità di estrazione e di impiego del minerale, mentre le donne hanno mostrato loro le antiche tecniche di tintura dei capi di abbigliamento tramandate per generazioni. “Tecniche che – hanno aggiunto i ragazzi – abbiamo poi provveduto a innovare per inserirle in un processo di economia circolare che recuperasse la polvere di grafite di scarto industriale, altrimenti destinata alla discarica. In due anni di ricerca siamo così arrivati a ottenere il G_Pwdr, un materiale innovativo composto al 60% da polvere di grafite recuperata e portata in sospensione liquida, lavorata con il recupero del procedimento tradizionale di Monterosso, vecchio di duemila anni”.
Inutile dire che l’iniziativa non è passata inosservata, a cominciare dall’interesse suscitato nella Camera Nazionale della Moda Italiana, che questa estate ha inviato una troupe a Monterosso per girare un breve filmato sulla miniera di grafite, riprendendo gli antichi metodi di tintura dei capi, con dimostrazioni effettuate da alcune donne del posto.
La miniera e i metodi di estrazione della grafite sono invece stati illustrati dall’ex minatore Nino La Grotteria e dal signor Giacomo Puzzello.
Il video è stato presentato lo scorso 23 settembre, durante la Milano Fashion Week, al Teatro Alla Scala, dove si è svolta la finale del Green Carpet Fashion Awards 2018, premio ispirato ai valori della sostenibilità nel campo della moda, promosso dalla stessa Camera Nazionale della Moda Italiana e patrocinato dall’agenzia EcoAge.
Fra i premiati anche il comune di Monterosso Calabro a cui è andato lo Handprint Award, l’Oscar della moda ecosostenibile.
Sul green carpet allestito in grande stile su Piazza della Scala, accanto a nomi del jet-set internazionale fra i quali la stilista Donatella Versace, la direttrice di Vogue Anna Wintour, gli attori Cate Blanchett, Julianne Moore e Armie Hammer, le super-models Cindy Crawford e Elle Macpherson, ha sfilato anche una delegazione del Comune di Monterosso Calabro guidata dal sindaco Antonio Lampasi e composta da Maria Grazia Crispino, Lionella Maria Morano e Giacomo Puzzello.
Il premio, assegnato per “aver mantenuto la memoria di un’antica pratica di tintura dei tessuti con la polvere di grafite proveniente dalla locale miniera ed utilizzata per secoli prima che venisse soppiantata dalle tinture sintetiche”, è stato consegnato dal celebre attore inglese Colin Firth, premio Oscar per il film “Il discorso del Re”
La prossima “puntata” della bella storia di Monterosso Calabro e della sua grafite sarà la messa in onda in autunno del documentario girato a luglio scorso per la trasmissione Rai Geo&Geo, le cui riprese si sono concentrate sul patrimonio storico, architettonico e naturale dell’antico borgo.